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La vita di quattro amici spezzata in un colpo: le storie e i ritratti dei ragazzi morti nell’incidente di Godega

Quattro amici, due diciottenni e due diciannovenni, sono morti nella notte tra sabato e domenica 14 agosto dopoe che l’auto su cui viaggiavano si è schiantata contro un albero, finendo ruote all’aria dentro un fossato. Le vittime sono Daniele De Re, 18 anni di Cordignano e studente all’Itis di Pordenone, Xhuliano Kellici, 19 anni di Cordignano, Daniele Ortolan, 19 anni di Orsago, e Marco Da Re, 18 anni di Caneva.

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Tre sono morti sul colpo mentre ad uno i soccorritori hanno tentato inutilmente di praticare il massaggio cardiaco. La notizia della morte dei quattro giovani ha gettato nella disperazione le comunità dei tre paesi dove vivevano. Erano tutti bravi ragazzi, studiavano o lavoravano. Amavano stare assieme e non avevano particolari grilli per la testa. 

Ecco le loro storie di ragazzi che si stavano affacciando alla vita, tra studio, lavoro, sport e amicizia. 

Marco Da Re, l’operaio con la passione per l’orto

Marco Da Re era gioia di vivere. Lo ricordano così i familiari che alle 5 di stamattina sono stati svegliati dalle forze dell'ordine con la notizia che mai avrebbero voluto sentire. Viveva con la mamma e i due fratelli maggiori - il papà era mancato da qualche anno - in una casa in mezzo a un boschetto, a Stevenà di Caneva. Un ragazzo senza grilli per la testa, lo racconta mamma Lorenza Gava, che alla scuola aveva preferito il lavoro.

Dopo due anni di scuola professionale a Vittorio Veneto aveva mollato. Attualmente lavorava, con una stage, alla Ecomaster srl di Orsago.  "Lavorava con passione - racconta la mamma - si fermava anche oltre l'orario perché gli piaceva".

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Le altre passioni erano i motori, "le moto soprattutto, le seguiva in tv" e l'orticoltura. A casa si occupava lui dell'orto, "non lo facevamo da qualche anno e lui ha deciso di occuparsene. Era bravissimo. Tagliava anche la legna, si destreggiava coi motori, era pieno di voglia di fare e di vivere. E così anche i ragazzi che erano con lui. Si erano conosciuti a scuola, ma ultimamente non avevano tanto tempo di uscire perché c'era il lavoro. Venerdì aveva finito di lavorare nel tardo pomeriggio, fino all'ultimo, era contento". Lunedì di Ferragosto "Marco sarebbe andato in ferie". Il destino ha deciso diversamente.

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Daniele Ortolan, il nuotatore che aveva scelto di insegnare ai disabili

Il nuoto era la sua passione. Chi frequentava la società sportiva Nottoli di Vittorio Veneto non poteva non conoscere Daniele Ortolan. «Un altruista» - lo dipingono le zie, davanti all’abitazione di via Mazzini ad Orsago, dove abita la famiglia del ragazzo.

«Daniele - raccontano - era stato in passato un agonista ma, dopo aver conseguito il brevetto da bagnino, s’era dato alla “carriera” di istruttore. Lui seguiva in particolare i disabili che frequentano la piscina di Vittorio Veneto. Li seguiva con amore per questo motivo era ben voluto da tutti. L’ultimo atto di generosità l’hanno fatto i genitori in sua vece decidendo di donare gli organi».

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Proprio ieri dovevano iniziare le vacanze per Daniele, studente dell’ultimo anno del liceo Scientifico “Marcantonio Flaminio” di Vittorio Veneto. «Doveva andarci con la sua fidanzata Sofia - raccontano - ma purtroppo il destino gli ha voltato le spalle all’età di 19 anni. Un destino crudele. Avevano trascorso una parte della serata assieme, poi Sofia l’ha atteso per tutta la notte, qui, davanti alla porta di casa». Chiusi nel loro dolore Emilio e Tiziana, i genitori di Daniele hanno fatto rientro da Bibione, dove stavano trascorrendo un periodo di ferie.

«Aspettavano l’arrivo di Daniele e Sofia - spiegano - invece stamattina sono stati raggiunti dalla notizia di questa immane tragedia. Anche il fratello più grande Diego è dovuto rientrare dalla Croazia dove si trovava in vacanza». I genitori non se la sentono di parlare e attorno a loro si sono stretti parenti e amici, per fare da filtro con l’esterno.

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«Non appena hanno sentito che Daniele avrebbe potuto donare gli organi - proseguono - l’hanno fatto perché Daniele l’avrebbe voluto. Era un ragazzo generoso e così magari qualcuno potrà vivere grazie a lui. Lui era un ragazzo semplice e concreto, senza particolari fantasie per la testa come molti ragazzi della sua età». La notizia della sua morte è piombata come un macigno a Orsago, dov'era conosciuto e stimato, come altrettanto nota è la sua famiglia, che risiede nella centralissima via Mazzini a poche decine di metri di fronte alla sede municipale. Lungo la stessa arteria ci sono anche la piazza centrale e la chiesa parrocchiale. La madre è stata titolare di un negozio in centro a Orsago e da qualche tempo, è contitolare con le sorelle del negozio d’abbigliamento “L’arcobaleno” a Cordignano. In famiglia, ieri nel primissimo pomeriggio la mamma Tiziana ha avuto una crisi d'ansia e per questo la famiglia ha richiesto l’intervento del Suem.

«È una crisi d’ansia che deve saper gestire», spiega la cognata Anna Ortolan, zia di Daniele, giunta a metà giornata presso la casa del fratello Emilio e della cognata Tiziana, per dare conforto e aiuto alla famiglia. «Daniele - prosegue - era una ragazzo speciale, molto bravo e altrettanto indipendente.

La sua famiglia è originaria di Orsago. Daniele da piccolo però aveva frequentato le elementari a Cordignano, poi le medie a Vittorio Veneto, la stessa città dove poi si era anche iscritto e frequentava il liceo scientifico. Daniele lascia oltre ai genitori, anche il fratello Diego, di cinque anni più vecchio, e moltissimi amici, che a lui erano legatissimi e gli volevano particolarmente bene. Nel tempo libero, Daniele aveva inoltre la passione del nuoto, era tesserato con il Coni e da quand’era piccolo faceva attività agonistica con la società “Nottoli Nuoto 74” di Vittorio Veneto, con cui si era qualificato spesso anche ai campionati nazionali. Da circa un anno, come detto, era diventato istruttore e lavorava a part-time pure nell’assistenza ai bagnanti.

Daniele De Re, l’esperto di computer ed ex ciclista

«Ieri è stata l’unica notte in cui non mi sono preoccupata che Daniele rientrasse. Mi aveva detto che si sarebbe fermato a dormire da un amico della sua compagnia. Era successo altre volte. Stamattina, quando gli agenti della polizia stradale hanno suonato alla porta di casa per darci la notizia ci è crollato il mondo addosso».

È seduta sul divano di casa, rannicchiata in se stessa e con il volto provato dal dolore, Federica Benedet, la mamma di Daniele De Re, il più giovane dei quattro ragazzi morti nell’incidente di ieri notte. Accanto a lei ci sono il marito Ivan e Giulio, il figlio più piccolo. Daniele frequentava l’Istituto tecnico settore tecnologico (Itst) “J.F. Kennedy” di Pordenone. Si apprestava a frequentare l’ultimo anno. Un ragazzo che studiava, appassionato di computer ma anche di sport, in particolare ciclismo.

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«Da giovane - racconta la madre - era stato un agonista a buoni livelli. Prima aveva corso per il Team Bosco di Orsago, poi per il Team C.S. di Spercenigo. Ma con l’arrivo della pandemia e la momentanea sospensione delle gare, Daniele aveva lasciato il ciclismo». Ma non gli amici di sempre. «L’ultima volta che l’ho visto - racconta la mamma, impiegata in una cantina vitivinicola di Godega - è stato sabato pomeriggio: era uscito dicendomi che si sarebbe fermato a dormire da un amico. Qualche volta capitava e così non mi sono preoccupata del suo rientro. Non so quindi dire cos’abbia fatto ieri sera, quali erano i programmi del loro gruppo: me lo avrebbe raccontato all’indomani. Ma così non è stato».

Il risveglio, purtroppo, è stato brusco. Gli agenti della Polstrada di Vittorio Veneto si sono presentati all’alba di ieri davanti alla palazzina di via Anna Frank a Cordignano dove abita la famiglia De Re per comunicare la triste notizia. «In questo momento - prosegue mamma Federica - non riesco a pensare a nulla. al massimo mi vengono in mente i tre giorni di vacanza che abbiamo trascorso tra Tirano e la Svizzera e il viaggio con il trenino rosso del Bernina. Daniele era felice di quel viaggio che avevamo fatto tutti assieme. Lo voglio ricordare così».

Papà Ivan, impiegato in una vetreria di Brugnera, in provincia di Pordenone, è rinchiuso nel dolore e parla a fatica. «Nostro figlio - si limita a dire - era uno sportivo con la passione per la tecnologia e i computer». «Che carattere aveva?», riprende il racconto mamma Federica. «Non era molto espansivo, diciamo che aveva un carattere riservato. Ciò nonostante era di compagnia. Rispetto agli altri giovani d’oggi non usava tanto i social media. Preferiva i rapporti diretti con la compagnia dei suoi amici. A differenza di molti altri coetanei non aveva ancora preso la patente. Non era una priorità che lo assillasse come succede per altri ragazzi della sua età». La tragedia che ha piegato quattro famiglie, per la mamma di Daniele è anche un modo per lanciare un appello: «Penso che alla base di quello che è successo stanotte - dice mamma Federica - ci sia stata la velocità. Per questo motivo, lancio un appello ai ragazzi e ai giovani: state attenti e quando vi mettete al volante siate sempre prudenti».

Xhuliano e la passione per il kickboxing

Era uscito come aveva fatto altre sere con l’auto della madre, la Volkswagen Polo in cui poche ore dopo ha perso la vita assieme ai suoi tre storici amici. Xhuliano Kellici aveva diciannove anni.

Nato a Capodanno del 2003, in Italia, da una famiglia albanese che viveva nel trevigiano da anni, ha sempre vissuto a Cordignano, nella villetta di via Filermo dove sono accorsi i parenti da ogni parte della provincia e del nord Italia una volta venuti a conoscenza della tragedia. Ex giocatore di calcio nelle giovanili di zona, negli ultimi anni Xhuliano si era appassionato di kickboxing, pratica sportiva che frequentava con altri amici e coetanei e di cui stava iniziando ad apprendere tecnica e sfida.

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Avrebbe iniziato l’ultimo anno dell’Ipsia di Conegliano a settembre, sul domani non aveva ancora idee chiare. Immaginava un lavoro, da trovare, con la voglia di emanciparsi e inserirsi ancor di più in una società di cui era parte come gli amici. Italiani e stranieri di seconda generazione, insieme. «Era un ragazzo in gamba, attento, corretto» raccontava ieri tra le lacrime il cugino Fation arrivato in prima mattinata nella casa di famiglia, «erano tutti ragazzi in gamba, non bevevano, si divertivano semplicemente stando qui attorno. Molte volte li avevo accompagnati fuori anche io, riportandoli a casa, poi da quando avevano iniziato a prendere la patente erano diventati autonomi, ma non erano di quelli da fare stupidaggini».

Alla guida della Polo c’era Xhuliano? Pare di no, ma sulla questione la Polstrada, intervenuta subito dopo l’incidente, sta ancora facendo accertamenti. «Quattro ragazzi così non possono morire» ripeteva scosso lo zio attendendo il ritorno del fratello, il papà di Xhuliano, dall’obitorio dove erano stai portati i corpi dei ragazzi. Sono partito stamattina da Bergamo appena saputo quello che era successo, è choccante, per la famiglia di mio fratello è un colpo durissimo, non se lo meritano, nessuno se lo merita».

Strage di ragazzi a Godega: il luogo dell'incidente in cui sono morti i quattro giovani

I Kellici mesi fa avevano già vissuto momenti di paura e dolore a seguito di un incidente occorso al loro figlio più piccolo, il fratellino di Xhuliano, vittima di un grave schianto in bicicletta che lo aveva costretto in ospedale, in coma, per due mesi. Era avvenuto tutto a inizio primavera, il piccolo aveva iniziato a riprendersi da poco, e la famiglia con lui. All’alba di ieri la telefonata che nessun genitore vorrebbe ricevere mai. «Lasciate in pace la famiglia» chiedevano con garbo i tanti parenti e amici strettisi attorno ai Kellici, «sono a pezzi».

Davanti al cancello un presidio di connazionali, una intera comunità che vive e lavora da anni nel Coneglianese, figli a scuola come Xhuliano. Attorno il silenzio di tante case lasciate libere per le ferie della metà di agosto, o mute per la compostezza del rispetto per la vicina tragedia. Nei prossimi giorni è possibile che il sindaco di Cordignano Roberto Campagna dichiari il lutto cittadino per Xhuliano e Daniele De Re, suoi concittadini, e per i loro due amici Marco Da Re e Daniele Ortolan. Una piccola compagnia che oggi non c’è più.

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