Un vaccino per “rianimare” le cellule del sistema immunitario, ormai esaurite, a combattere il cancro. È la strada indicata in uno studio internazionale, in cui hanno avuto un ruolo determinante i ricercatori dell’Istituto Italiano per la Medicina Genomica dell’IRCCS Candiolo di Torino. Nel lavoro, pubblicato sulla rivista Science Translational Medicine, gli scienziati hanno dimostrato che una serie di vaccini anti-cancro, che sfruttano come vettore un adenovirus dei gorilla, può potenziare la capacità delle cellule T di contrastare il tumore. Almeno è stato così sui topi e su un piccolo gruppo di 12 pazienti oncologici coinvolti nello studio. I ricercatori sono convinti che vaccini simili possano migliorare la risposta anti-cancro, dopo l’immunoterapia, “ricaricando” le cellule immunitarie antitumorali.
Le cellule T sono i “soldati” del sistema immunitario che stanno in prima fila contro le infezioni e i tumori e si trovano spesso nel bel mezzo della lotta contro i tumori in crescita. Tuttavia, queste cellule coraggiose di solito si esauriscono dopo essere state esposte a lungo alle cellule tumorali. Per questo diminuisce la loro capacità di riconoscere molecole e antigeni immunostimolanti. I nuovi trattamenti contro il cancro come l’immunoterapia mirano a rinvigorire questi linfociti T esausti, ma molti tumori possono ancora resistere agli effetti dell’immunoterapia o recidivare dopo il trattamento.
Ispirandosi ai progressi nei vaccini contro il cancro, Anna Morena D’Alise, responsabile della divisione di Immunologia della company Nouscom che ha partecipato allo studio, e si suoi colleghi, descrivono il nuovo vaccino contro il cancro come in grado di prendere di mira diversi antigeni tumorali. Quando combinato con l’immunoterapia anti-PD-1, che si basa sulla rimozione di uno dei “freni” all’attività del sistema immunitario, il vaccino è in grado di potenziare rapidamente le cellule T deputate alla lotta contro il tumore nei topi. Questo ha portato a risposte antitumorali più forti rispetto alla sola immunoterapia. I ricercatori hanno anche somministrato il vaccino a 12 pazienti con tumori metastatici con elevata instabilità genetica. Ebbene, i campioni prelevati dai pazienti dopo il trattamento hanno mostrato evidenze di una maggiore attività dei linfociti T e un picco nei linfociti T in grado di infiltrarsi nei tumori. “Nel complesso, i nostri risultati indicano che i vaccini a vettore adenovirale, in combinazione con il trattamento con gli inibitori del checkpoint possono sostenere la proliferazione, l’espansione dei cloni di cellule T neoepitopo-specifici e il traffico nel tumore sia nei topi che nei pazienti con cancro”, spiegano i ricercatori. In altre parole, con questo approccio i “soldati” del nostro sistema immunitario ricevono nuova energia per continuare a contrastare il tumore invasore.
30science per il FattoQuotidiano
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