Nuove immagini satellitari ci mettono in condizioni di cominciare a capire cos’è successo, nella storia fin qui misteriosa delle esplosioni in Crimea, in pienissima area di occupazione russa in Ucraina. Il 9 agosto, martedì scorso, delle forti esplosioni hanno scosso la base aerea di Saki, in Crimea. Si tratta della base usata dalla Russia per tenere molti dei suoi più pericolosi aerei d’attacco, caccia Su-30M, bombardieri Su-24 e il trasportatore Il-76, che stanno lanciando quotidianamente bombe sull’Ucraina e sono usati anche per pattugliare il mar Nero e il sud del paese. Ci sono state molte speculazioni sulla natura delle esplosioni. Inizialmente una fonte qualificata ucraina aveva detto al New York Times si fosse trattato di un attacco preciso di Kiev, cosa successivamente smentita dal ministero della Difesa di Kiev. Il consigliere di Zelensky Oleksiy Arestovych ha dichiarato, piuttosto elusivamente, che le esplosioni sono state dovute o ad armi a lungo raggio di fabbricazione ucraina o a guerriglieri ucraini che operano in Crimea, un sorta di guerriglia partigiana e sabotaggio. L’Institute for Study of War tende a escludere l’ipotesi di incendi accidentali, perché ci sono almeno due esplosioni simultanee in due punti alla base, il che lascia aperte solo due possibilità: un sabotaggio o un attacco missilistico. La Russia ha negato che qualunque tipo di attacco sia avvenuto, e ha anche negato che sia stato distrutto qualche aereo.
Tuttavia le due immagini satellitari di “Planet Labs” che pubblichiamo, il confronto tra le immagini del 9 agosto e del 10 agosto, ci fanno vedere almeno otto aerei da combattimento russi distrutti (l’Ucraina diceva nove) e diversi edifici devastati. Dalle immagini sembrerebbe sia stato colpito, con estrema precisione, l’edificio sulla sinistra del parcheggio, il che lascia pensare che, qualunque cosa sia successa e con qualunque tipo di eventuale attacco, si sia trattato di un colpo estremamente preciso e accurato. Nell’area c’è stato chiaramente un incendio – forse dovuto alla successiva esplosione d munizioni nei depositi, oltre che all’esplosione dei serbatoio degli aerei – ma l’incendio ha distrutto prevalentemente solo erba, mentre si notano tre grossi crateri, estremamente localizzati, tutti della stessa forma e con diametro molto ampio e simile, circa venti o forse 25 metri. Il che lascerebbe pensare a un’arma molto potente e molto precisa e, tendenzialmente, a lunghissima gittata, un’arma sofisticatissima. Se così fosse, si spiegherebbe per quale motivo, nelle ore successive alle esplosioni, il ponte di Kerch è stato intasato da una lunga coda di auto russe che cercavano di andare via dall’area rientrando in direzione Russia – una coda perfettamente visibile anche solo attraverso gli strumenti di Google. Ci sono, nelle immagini del giorno prima, anche cinque o forse sei aerei che cercano di dirigersi sulla pista di decollo (forse in previsione di un possibile attacco?).
La comunità osint è in grande fermento su questo episodio e si sta interrogando su cosa esattamente sia avvenuto. Eliot Higgins di Bellingcat sostiene che «una cosa che spicca è che non ci sono impatti visibili che sembrano esser stati mancati, quindi o hanno usato armi molto precise o sono stati molto fortunati. Traduzione: tutto quello che gli attaccanti volevano colpire l’hanno perfettamente centrato. Un analista piuttosto noto, Dima, che serve nell’esercito ucraino (account @OSINTua), osserva che, oltre alla possibile lunga gittata e estrema precisione, ciò che colpisce è la totale assenza di difesa anti-aerea dei russi: «Fatemi essere il primo [a postare le immagini]. E sì, cosa fa la difesa aerea russa?». Il generale australiano Mick Ryan riflette: «Si riteneva che la base fosse protetta da sistemi anti-attacco S400. Anche se non fosse stato questo il sistema, ci sarebbero stati strati di AD e altre difese, che però hanno chiaramente fallito. E questo avrà un impatto sulla fiducia russa nei propri sistemi (un grosso problema) e su quella dei loro potenziali clienti».
Secondo un analista osint assai considerato, Oliver Alexander, i bilancio finale è che almeno 3 Su-30 e 6 Su-24 sono stati distrutti, ma forse sono stati distrutti anche, in aggiunta, altri due Su-24 e tre Su-30. Il che gli fa dire che tra 9 e 14 aerei russi sono stati distrutti. Aric Toler ritiene che la base è stata totalmente distrutta.
Si tratta, con ogni probabilità, della più grande catastrofe per le forze aeree russe nella storia recente. Resta apertissima l’opzione del sabotaggio – anche usando droni d’attacco, ma la dimensione dei crateri non quadra tanto con questa opzione. Non può dunque essere affatto esclusa un’arma di estrema precisione da molto lontano. In entrambi i casi la preoccupazione, tattica e strategica, per la Russia di Vladimir Putin, adesso, riguarda le sorti e la sicurezza della Kerch Bridge Street, la strada e il ponte più battuti tra Crimea e Russia, l’infrastruttura cruciale che connette l’area di Krasnodar con con la pensila di Kerch. Anche se l’opinione pubblica russa ha dimostrato di sopportare anche la catastrofe dell’affondamento della nave Moskva, alla quale questa vicenda può essere senz’altro paragonata per dimensioni e portata catastrofica dell’evento.
