foto da Quotidiani locali
TRIESTE. «Che bello che è stato, grazie. Oggi mi ritiro».
Ci sono giorni che i tifosi vorrebbero non arrivassero mai. Quel giorno che un campione vorrebbe fosse il più lontano possibile, ma non così lontano da far stemperare intanto ricordi e affetto. Probabilmente, in realtà, il giorno perfetto per ritirarsi non esiste. Daniele Cavaliero ha scelto un pomeriggio di un lunedì di inizio agosto, affidando l’ufficializzazione della sua scelta a un laconico post su Instagram accompagnato da una foto che squarcia il cuore: “Cava” bambino, minicestista. Quando tutto è cominciato.
Nove parole e una tenera immagine. Senza riflettori. Senza clamore. Mercoledì 10 agosto la Pallacanestro Trieste comincerà una nuova stagione, senza il suo capitano. Un ruolo che Daniele aveva ereditato da Andrea Coronica, l’amico con cui condivideva il quartetto dell’Ave Maria - come a loro piaceva chiamarsi - insieme a Juan Fernandez e Teo Da Ros. Un gruppo che da lunedì 8 agosto è consegnato definitivamente all’album dei ricordi della storia della Pallacanestro Trieste. E fa sorridere pensare che se ci si basasse esclusivamente sull’anzianità di servizio alla causa biancorossa i gradi di capitano dovrebbero spettare ora a Lodovico Deangeli. Triestino, il più giovane della squadra. Sarebbe un suggestivo segnale di continuità. Ma per questi discorsi ci sarà tempo.
L’ultima immagine di Daniele Cavaliero giocatore è lui, di spalle, seduto sul parquet dell’Allianz Dome a raccogliere emozionato, confuso, felice come un bambino - anzi, come quel bambino visto ieri su Instagram - il travolgente affetto dei suoi tifosi. E quel “suoi” non è buttato là. Cava è stato il campione che ha mantenuto l’anima da tifoso. Nazionale e campetto. Club di vertice e campetto. Una carriera in ascesa e campetto. La fine di una splendida avventura e campetto. Ieri ha preferito limitare qualsiasi commento a quella manciata di parole postate su Instagram. Ma lo scorso maggio, entrando negli spogliatoi con ancora negli occhi l’enorme striscione dedicatogli dalla Curva Nord, aveva confidato i suoi sentimenti: «Mi sento come un marinaio che è arrivato alle colonne d’Ercole e non sa cosa c’è davanti. Mi prenderò tempo. Questa comunque è casa mia, lo rimarrà sempre, tornerò nella mia curva con i miei ragazzi e tiferò».
Campione e tifoso. Come quando nel 2004, splendida promessa della Pallacanestro Trieste, c’era anche lui in piazza dell’Unità sotto il Municipio per difendere la speranza di conservare la società nel basket che conta evitando il fallimento. Giorni che erano un bivio. Se Trieste fosse stata salvata avrebbe fatto di quel ventenne la bandiera, altrimenti una realtà come la B2 sarebbe stata troppo stretta e una punizione eccessiva per contenere quel talento. La carriera ha dovuto costruirsela altrove. E lo ha fatto, eccome. A modo suo. Senza proclami, con un rigore professionale mascherato sotto la faccia da eterno ragazzo.
Quando è tornato lo ha fatto da campione-tifoso. «Sono qui perchè voglio riportare la mia Trieste in serie A». La chiusura del cerchio. La rivincita. Restituire alla città quella ribalta cui aveva dovuto rinunciare in quel dannato 2004. Ha mantenuto la promessa. E non si è fermato. Play-off, final eight di Coppa Italia, vittorie da ricordare come quella al Forum di Assago contro l’Armani. Triple. Energia. Entusiasmo.
Daniele Cavaliero si ritira e con lui andrebbe ritirato il suo numero 18. Oltre le colonne d’Ercole, adesso, c’è solo l’infinito grazie di una città. Standing ovation per Cava.