TRIESTE. Sta suscitando notevole cordoglio nel mondo dell’arte triestina la scomparsa improvvisa di Luisa Crusvar, mancata in questi giorni a poco più di settant’anni. Studiosa attenta e scrupolosa, animo sensibile e delicato, ci lascia in eredità il suo bagaglio di profonda cultura in molteplici ambiti.
Fu innanzitutto la pioniera degli studi di Arte orientale a Trieste, la prima a catalogare le stampe giapponesi della collezione Morpurgo, facendosi apprezzare quale curatrice del catalogo della mostra della collezione estremo orientale dei Civici Musei, intitolata “Il sentiero dei mille draghi”, allestita nel 1981 a Villa Manin e diretta da Laura Ruaro Loseri, che stimava molto l’allora giovane studiosa. È stata poi autrice della guida del Civico Museo d’Arte Orientale di Trieste, inaugurato nel 2001, per cui aveva curato il progetto scientifico dell’allestimento e del quale viene considerata da molti la vera creatrice. E aveva scritto il monumentale volume “Giappone stampe e surimono dalla collezione dei Civici Musei di Storia ed Arte di Trieste”.
Dalla fine anni Settanta aveva collaborato per tre lustri con la pagina culturale de Il Piccolo con articoli documentati e originali che vertevano su arte, antropologia e costume.
Altro suo settore d’interesse è stato quello delle Arti applicate con particolare riferimento agli argenti e all’arredamento. In tale ambito vanno ricordati i suoi corposi contributi quale membro del comitato scientifico alla mostra internazionale ”Abitare la periferia dell’Impero nell’800”, allestita a Trieste nel 1990: in catalogo due suoi importanti approfondimenti dedicati a “L’interno in scena: mobili e arredi, stili e mobilieri a Trieste” e “L’oriente da camera, vezzi, arredi, mode esotiche a Trieste nel XIX secolo”.
Poliedrica e pionieristica, rigorosa, sempre molto documentata e precisa, andava spesso alla ricerca di temi non frequentati, facendo molta attenzione al collezionismo e alla sua storia. E in tale contesto emerge l’interesse verso il fantastico, espresso attraverso lo studio delle tradizioni popolari, il magico e l’esoterico, come ricorda l’amico filologo Roberto Benedetti, che aveva condiviso con lei diverse prestigiose esperienze di lavoro.
A tale proposito il direttore dell’Irci Piero Delbello la ricorda come una persona formidabile, attenta a tutti quegli aspetti dannunziani e all’esoterismo che hanno attraversato le nostre terre: «Oltre ad approfondire il Giapponismo di Argio Orell, aveva per esempio compiuto degli studi sulla pietra cosiddetta ‘Berlin’, che si trova in Istria, nella zona di Stridone. Un residuo medievale, dal significato rituale, che allude al luogo dove si veniva in antico messi alla berlina».
Con un grande gusto per la ricerca, approfondita anche attraverso i viaggi, si era pure occupata molto di arredamenti navali, collaborando alla realizzazione di un libro enorme, intitolato “In cantiere”, in cui aveva analizzato l’opera di numerosi artisti e architetti giuliani nel settore della cantieristica, divenendo amica dell’architetto Natasha Pulitzer, discendente del grande architetto triestino Gustavo Pulitzer Finali, con la quale aveva collaborato alla realizzazione di una prestigioisa rassegna sul grande scenografo Emanuele Luzzati.
Insegnante di lettere all’Istituto Carli, era adorata dai suoi alunni. «Ma - conclude Delbello - aveva avuto più riconoscimento a livello nazionale che locale, fatto che era un po’ anche il suo cruccio».