MONFALONE Centodiciasette anni e 44 giorni dopo la sua inaugurazione non pensava di dover rischiare di schiattare a causa della siccità, piaga per combattere la quale era stato costruito. Invece, il vecchio e glorioso canale Dottori sta vivendo settimane di agonia, una situazione pesantissima come non si ricorda da almeno trent’anni. Ma in questo quadro desolante e preoccupante c’è un elemento che riporta l’asticella dell’ottimismo un po’ più su: il canale è pulito: per coloro che risiedono vicino all’alveo è stato almeno risparmiato l’ulteriore fastidio dei cattivi odori. Merito del Consorzio di bonifica della Venezia Giulia, presieduto da Enzo Lorenzon, il cui mandato scade nel novembre 2026.
Nei primi giorni di siccità, quando il canale ha cominciato a perdere repentinamente acqua, il Consorzio si era impegnato a utilizzare prodotti per neutralizzare il propagarsi di miasmi dovuti alla putrefazione della vegetazione crescita sul fondale e non solo. La promessa evidentemente è stata mantenuta. Il canale non puzza e già questo è un risultato decisivo, altrimenti per le migliaia di residenti nei vari comuni attraversati dal Dottori sarebbero stati guai peggiori. Non puzza sicuramente nell’ultimo tratto cittadino di Monfalcone, da Largo Anconetta al giardino di via Rossini, dove l’acqua dell’Isonzo transitata (di norma) lungo i 12 chilometri del canale si tuffa sul canale Valentinis, di due anni più giovane.
C’è un’altra realtà confortante che riguarda lo stesso tratto del canale: l’alveo è sostanzialmente pulito. Rimossi alcuni rifiuti (tra cui una bicicletta) e altro materiale da chissà quanto tempo. Ieri mattina, nel corso di una passeggiata sull’argine destro del canale, erano visibili dalla pista ciclabile solo alcune bottiglie, una decina di borse di plastica e cartacce. L’acqua, ormai fanghiglia, permane nei finali 150 metri, prima dell’ultima centralina, dove il canale si allarga di un paio di metri rispetto al tratto precedente. Piuttosto, sull’argine sinistro, lato circonvallazione per intenderci, giacciono a terra, strasecche, alcune ramaglie che sarebbe opportuno rimuovere visto la vicinanza con la strada e la pessima abitudine di molti automobilisti di proiettare all’esterno dell’auto la cicca.
Nell’ultimo tratto la parete degli argini è pressoché impeccabile, prima invece è costellata da alcuni cedimenti e piccoli smottamenti. La passerella pedonale tra viale Verdi e via Rossini avrebbe bisogno di una sistemazione muraria sui lati; il distacco delle malte suggerisce una debolezza strutturale che certamente non sussiste.
Analogamente, sul ponte che collega via Roma con via Sanzio (quella delle baracche Wagna) i tondini di acciaio sono spuntati in alcuni tratti dal calcestruzzo. Sempre in questo punto bisogna mettere mano al cordolo della rampa di attraversamento pedonale verso Trieste.
La situazione igienica del canale Dottori si mantiene accettabile anche nel tratto cittadino precedente, dalle pendici carsiche dietro l’ospedale alla centralina dell’Anconetta. Qui ad essere bisognosa di cure sono la staccionata e la pavimentazione della pista ciclabile.
Infine, una curiosità apprezzabile solo agli over anta: vicino alla confluenza di via Rossini su via Callisto Cosulich persiste la bella pavimentazione di cemento colorato dello storico botteghino demolito un paio di anni fa dal Consorzio. Perché non posizionare lì un pannello sulla storia del canale Dottori?
