Di tutte le speculazioni che potevamo fare fino a stamattina non rimane che un mucchietto di cenere, lì in un angolino, che attende la paletta dei giusti. È proprio il caso di dire che Annemiek Van Vleuten l’ha incenerito, il Tour de France. Chi ha scelto un dignitoso no contest, come la maglia gialla uscente Marianne Vos, sfilatasi appena imboccata la prima salita, chi ha subìto una giornata negativa (Ashleigh Moolman per esempio), chi ha fatto di necessità virtù e si è orientata da subito alla lotta per un gradino minore del podio (Kasia Niewiadoma, Cecilie Uttrup Ludwig, Silvia Persico), chi ha voluto non arrendersi a tale idea e ha pagato dazio (Elisa Longo Borghini), chi ha osato pensare di potersela giocare forse alla pari ed è stata malamente respinta (Demi Vollering). Il comune denominatore è che tutte, tutte sono state spazzate via dall’uragano Annemiek.
Al centro di tutto, lei, la 39enne che insegue un’impresa storica, vincere in una stagione Giro, Tour e Vuelta, al primo colpo possibile (solo quest’anno i “GT” francese e spagnolo sono entrati in calendario). La corsa rosa l’ha fatta sua (per la terza volta) venti giorni fa, alla Grande Boucle è partita con problemi fisici e si è difesa nelle prime tappe, salvo venire fuori al naturale oggi, quando contava, quando la strada saliva e solleticava i suoi sensi, quando le sue caratteristiche potevano finalmente trovare gli scenari giusti.
Non ha perso tempo e non ha fatto sconti, non ha guardato in faccia a nessuno ed è partita non appena ha messo le ruote sul Petit Ballon; Demi Vollering, che in prospettiva diventerà una Van Vleuten ma che per ora prende ancora lezioni da quella originale, ha risposto bene ma non ha dato un cambio alla connazionale. E lei se n’è curata minimamente? Macché. Ha tirato, ha distanziato subito tutte le altre e ha atteso il chilometro finale della seconda scalata di giornata, il Platzerwasel, per sbarazzarsi pure della 25enne connazionale. Poi ha continuato a regalare pennellate di grande ciclismo fino all’arrivo mentre il resto del mondo cercava di salvare il salvabile.
Le proporzioni del successo di Van Vleuten, non certo nuova a imprese solitarie da lontano o lontanissimo (ricordate il Mondiale di Harrogate?), mettono decisamente in secondo piano anche i discorsi su quanto le avversarie di Annemiek abbiano potuto graziarla nei giorni scorsi, quando non stava tanto bene e si era pure staccata (per esempio nella frazione di Épernay o in quella degli sterrati), ma Vollering e le altre si erano ben guardate dall’affondare il colpo. C’è qualcuno disposto a pensare che tra oggi e domani questa Van Vleuten non avrebbe recuperato anche 5-6′ sulla più vicina?
In tutto questo racconto, un capitolo lo merita Elisa Longo Borghini, che per due salite su tre è rimasta sola all’inseguimento di Annemiek e Demi. Ma in realtà non le inseguiva perché perdeva costantemente terreno da loro, nonostante guadagnasse su quelle che stavano dietro. La domanda che un po’ tutti ci siamo fatti è: “Perché non si ferma ad aspettarle invece di dilaniarsi da sola lì in mezzo al nulla?”. E infatti nel vallone pre Grand Ballon, per sua stessa ammissione, l’ossolana s’è stroncata. E conseguentemente sull’ultima salita è stata raggiunta e superata dal terzetto Niewiadoma-Labous-Ludwig, e non a caso tutte e tre hanno scavalcato Elisa in classifica. Elisa, e Silvia, perché con la Longo Borghini c’era a quel punto pure la Persico, che era rimasta invece tutto il giorno con Kasia e le altre e pure lei sul Grand Ballon ha dovuto cedere, terreno e posizioni nella generale (le stesse tre che ha perso ELB).
Pur notando che – se il discorso vittoria è abbondantemente chiuso – il podio è ancora scalabile (1’40” circa da Niewiadoma non è per forza di cose inscalfibile), non possiamo fare a meno di sottilineare l’errore tattico di Longo Borghini, tanto è evidente; lo potremmo giustificare solo col timore che – pur rimanendo col gruppetto Niewiadoma – potesse essere ugualmente staccata su un cambio di ritmo; se la prospettiva che Elisa si prefigurava era questa, ci sta che abbia provato a prendere e poi difendere un margine di sicurezza (che avrebbe significato podio in cassaforte) sulle principali concorrenti. Restava comunque un progetto particolarmente ardito, quello della trentenne di Ornavasso, non ci stupiamo che non sia andato in porto e al contempo chiederemo alla CIA i tabulati delle conversazioni radio tra Elisa e la sua ammiraglia. Nell’attesa, passiamo alla cronaca.
La settima e penultima tappa del Tour de France Femmes 2022 portava il gruppo da Sélestat a Le Markstein-Fellering per un totale di 127.1 km. Non hanno preso il via Marlen Reusser (SD Worx) e Rachele Barbieri (Liv Racing Xstra), e dopo pochi chilometri si sono ritirate pure Lorena Wiebes (DSM), staccatasi prestissimo a causa dei postumi della caduta di ieri, e Letizia Borghesi (EF Education-TIBCO). Tanti attacchi nella prima parte della frazione, addirittura si sono avvantaggiate in 33 dal km 28 al 40, con la EF a tirare dietro e un margine che ha toccato pure i 50″ (al km 35).
Tra le 39 anche tanti bei nomi, da Elisa Balsamo (Trek-Segafredo) a Vittoria Guazzini (FDJ-Suez), da Soraya Paladin (Canyon//SRAM Racing) ad Alice Arzuffi e Ilaria Sanguineti (Valcar-Travel & Service), dalla maglia a pois Femke Gerritse (Parkhotel Valkenburg) a gente non lontanissima in classifica come la 15esima della generale Ruby Rosemann-Gannon (BikeExchange-Jayco).
Ma oggi non era giorno da fughe o da seconde linee, oggi toccava alle big scontrarsi a viso aperto, e così è stata interpretata la tappa, sicché appena arrivate sul Petit Ballon il gruppo ha chiuso sulle prime e la Movistar è passata a fare il ritmo, e non c’è stato bisogno di picchiare più di tanto perché subito il plotone si è dissolto, la maglia gialla Marianne Vos (Jumbo-Visma) ha immediatamente pagato dazio e al comando si sono ritrovate, sin dal km 42 (a 85 dalla fine), Annemiek Van Vleuten (Movistar) e Demi Vollering (SD Worx).
L’ultima a resistere con le due olandesi è stata Elisa Longo Borghini (Trek), rimasta solitaria a inseguire la coppia al comando: l’ossolana è transitata in cima al Petit Ballon (ai -78.5) con 1’25” di ritardo, e alle sue spalle è passato a 2’30” un gruppo con Cecilie Uttrup Ludwig, Grace Brown ed Évita Muzic (FDJ), Silvia Persico (Valcar), Juliette Labous (DSM) e Katarzyna Niewiadoma (Canyon). Altre ragazze di classifica erano più indietro, il gruppo di Vos è passato al Gpm a 7’45”. Date tali condizioni sin dalla prima salita, era chiaro che le distanze non avrebbero fatto altro che dilatarsi nel corso della giornata.
E infatti Annemiek e Demi hanno continuato ad allontanarsi pure in discesa da una Longo Borghini che invece guadagnava sulle altre inseguitrici. Non parliamo poi del Platzerwasel, secondo colle della tappa, su cui il ritmo di Van Vleuten, martellante e non necessitante cambi (infatti Vollering non ne ha dato mezzo), ha scavato non solchi ma intere voragini. E a un certo punto le mazzate di Annemiek sono state troppo anche per la pur notevolissima Demi, che a 900 metri dalla vetta (e poco più di 62 km dal traguardo) ha dovuto mollare la presa.
AVV s’è involata, al Gpm aveva già 25″ sulla connazionale e nel tratto misto successivo (non si scendeva subito) ha continuato a mettere fieno in cascina e al primo passaggio dal traguardo, ai -54, il suo vantaggio era salito a 1′. Longo Borghini è transitata al Gpm a 4′ dalla prima, il gruppetto Persico a 5’20”; da questo drappello si era staccata Grace Brown ma era rientrata Urska Zigart (BikeExchange-Jayco). Al passaggio dei -54 il ritardo di Elisa era salito a 5′, quello delle altre a 6′. I ritardi di Ashleigh Moolman (SD Worx), Elise Chabbey (Canyon) e Mavi García (UAE ADQ) erano superiori ai 10′, Vos – nel cui gruppo c’era pure Liane Lippert (DSM) tra le altre – veleggiava a oltre 16′.
La discesa è discesa e lì Longo Borghini si è difesa benissimo; il problema per lei erano i 15 km di fondovalle prima del Grand Ballon, evidentemente favorevoli al gruppetto inseguitore che infatti l’ha rimessa nel mirino. All’approccio dell’ultima salita di giornata (ai -21) il margine della capitana Trek era di mezzo minuto, poi all’inizio della terza scalata di giornata Elisa è riuscita a riguadagnare, intanto dal drappello si staccava la Muzic e quindi veniva a mancare un importante supporto per Ludwig.
Nonostante ciò, alla lunga il potersi dare i cambi ha fatto inevitabilmente la differenza. A 15 km dal traguardo (e 8 dalla vetta) il momento critico per le italiane di classifica: Longo è stata messa nel mirino grazie al lavoro di Niewiadoma, e contemporaneamente Silvia Persico è stata staccata. Mezzo chilometro più avanti, Elisa è stata raggiunta da Kasia, Labous, Ludwig e Zigart. La Persico è stata bravissima a non perdersi d’animo e a tenere a vista le avversarie e a rientrare su di esse un chilometro dopo, peccato che, accortasi della cosa, la Niewiadoma abbia subito rilanciato con un ritmo che ha ricacciato indietro Silvia e ha fatto perdere contatto pure a Longo Borghini. Elisa è rientrata, Kasia ha dato un’altra botta e ha chiuso la partita: out l’italiana e con lei pure Zigart.
Le due sono state poi raggiunte da Persico nell’ultima parte di scalata ma l’inerzia non sarebbe più cambiata. Restavano solo da certificare i distacchi inflitti dalla vincitrice e quelli tra le sfidanti. Annemiek Van Vleuten ha chiuso con 3’26” su Vollering, 5’16” su Ludwig, 5’18” su Labous e Niewiadoma, 6’56” su Persico e Longo Borghini, 7’23” su Zigart, 8’27” su Muzic, 10’10” su Pauliena Rooijakkers. Lo sparpaglìo è proseguito con Veronica Ewers (EF) e Riejanne Markus (Jumbo) a 10’39”, García e Yara Kastelijn (Plantur-Pura) a 10’41”, Chabbey a 11’05”, Erica Magnaldi (UAE) a 13’40”, Shirin Van Anrooij (Trek) e Moolman a 13’43”. Il gruppo Vos è arrivato a 24’44”. Sei atlete sono arrivate fuori tempo massimo: Franziska Koch (DSM), Emily Newsom (EF), Margaux Vigie (Valcar), India Grangier (Stade Rochelais Charente-Maritime), Yulia Biriukova e Anais Morichon (Arkéa); oltre a Wiebes e Borghesi si sono ritirate strada facendo pure Anne Van Rooijen e Nicole Frain (Parkhotel) e Gladys Verhulst (Le Col-Wahoo).
La generale esce rivoluzionata dai saliscendi alsaziani. Van Vleuten ne assume il comando con 3’14” su Vollering, 4’33” su Niewiadoma, 5’22” su Labous, 5’59” su Ludwig, 6’11” su Persico, 6’15” su Longo Borghini, 10’13” su Muzic, 12’06” su García, 12’24” su Chabbey, 12’42” su Ewers, 13’33” su Moolman (7 posizioni perse da Ashleigh), 13’36” su Markus, 15’17” su Kastelijn e 19’04” su Van Anrooij, che diventa pure la nuova maglia bianca con 5’12” su Mischa Bredewold (Parkhotel). Vollering è ora prima tra i Gpm (29-28 punti su AVV), Vos s’è spogliata dalla gialla per restare con la maglia verde di cui è inavvicinabile proprietaria.
Domani si chiude e brividi continueranno a non mancarne: l’ottava tappa del Tour de France 2022 è la Lure-La Super Planche des Belles Filles di 123.3 km. Si completa il giro dei “Ballon” con il passaggio sul Ballon d’Alsace (scollina ai -39), seconda scalata di giornata dopo la Côte d’Esmouilières, e si chiude sulla salita che ancora qualche settimana fa abbiamo rivisto al Tour maschile (con vittoria di Tadej Pogacar su Jonas Vingegaard). Annemiek vorrà la foto al traguardo con le braccia alzate e la maglia gialla indosso, o si limiterà a controllare prima del cerimoniale conclusivo di cui sarà l’indiscussa protagonista?
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