TRIESTE Si può proprio dire che il viale XX Settembre, dopo una serie di anni non privi di ostacoli, sia rinato. Si notano il via vai di triestini e turisti, nuovi investimenti, negozi e pubblici esercizi che lavorano e un presidio da parte delle forze dell’ordine che i residenti riconoscono e che negli anni ha dato buoni risultati.
Per lungo tempo quel lungo viale alberato di platani che collega il centro città al rione di San Giovanni, dal quale scorre l’acquedotto che diede l’originaria denominazione alla strada, era stato il regno delle serate universitarie e delle sale cinematografiche.
[[ge:gnn:ilpiccolo:5482732]]
Un paio di locali gestivano un afflusso di centinaia di persone. A metà del viale si formava un vero e proprio muro umano di giovani studenti. Poi, con il nascere del fenomeno di via Torino, quella vocazione era venuta meno. Goccia a goccia, però, gli investimenti in quella zona non si sono fermati. Basta citare qualche passaggio, a partire dall’apertura di Burger King datata alla fine del 2010. Nel 2013 alla radice del viale, in via Muratti, è sbarcata Webfit - nata sulle ceneri del cinema Excelsior - mentre imprenditori locali come Franco Bulli e il suo Aqvedotto Caffè, Fabio Samsa e Ottica Inn o Fabio Fontanot con Il Pane Quotidiano puntavano su quella zona e hanno continuato a tenere duro anche in un periodo in cui il declino si faceva sentire. Per un certo periodo i problemi sono stati all’ordine del giorno: calo degli affari, brutte frequentazioni, risse.
[[ge:gnn:ilpiccolo:5482733]]
A partire dal 2019 sono iniziati a emergere segnali di una ripresa che il Covid non ha rallentato, e che hanno portato a vedere rianimate anche strade trasversali come via del Toro o via Nordio. Tra quanti hanno puntato su viale XX Settembre ci sono anche marchi come Yamamay e Una Botte e via, di proprietà di società che fanno capo al gruppo Coin. E così, nel giro di meno di quattro anni i pubblici esercizi sono raddoppiati. Il prossimo settembre, nella galleria che collega il Viale a via Muratti, aprirà un locale la pizzeria Da Michele, una delle più antiche e famose al mondo. Dalla storica sede di Napoli l’attività si è espansa fino al Giappone, alla Spagna e al Regno Unito, e in Italia dopo Milano e Roma ha scelto Trieste e quella zona del centro cittadino. Lì accanto sarà avviata una panetteria.
La nuova vita del viale è testimoniata da chi per vari motivi lo frequenta. «Entro le 24 qui chiudiamo tutti», racconta Gianluca Comisso, titolare di Burger King, facendo notare fra i nei solo la necessità di un frequente lavaggio della strada. «Il viale ora è frequentato da bella gente - rileva Rosalba Rossoni, titolare da 18 anni del negozio Border Line -: famiglie, studenti, anziani, ragazzi e parecchi turisti. Dopo i problemi di alcuni anni fa da parte delle forze dell’ordine c’è stata una stretta: i controlli si sono intensificati, i passaggi delle volanti sono ancora oggi frequenti, i malintenzionati non si vedono più. È stato fatto un buon lavoro. Quello che manca sono cestini delle immondizie e rastrelliere per biciclette».
A mostrare ancora delle criticità è invece la parte alta del viale, complice la situazione irrisolta di via Bonomo e le frequentazioni di un locale. Luci e ombre dunque che anche i residenti evidenziano. Victoria Sanna abita all’altezza del Politeama Rossetti: «Scendendo verso il centro vedo un viale rianimato e piacevole, malgrado qualche tavolino di troppo che ostacola il passaggio - osserva -, mentre nella parte alta la situazione andrebbe affrontata in maniera più incisiva». Una considerazione condivisa da Franco Bulli, da 11 anni alla guida di Aqvedotto Caffè e in precedenza titolare del Naima in via Rossetti. «Soprattutto nel post-Covid qui si è avvertito un vero cambiamento - spiega - le cose vanno bene, e se l’offerta di pubblici esercizi è diversificata le nuove aperture non spaventano. Non abbiamo più problemi di ordine pubblico, che sono ora confinati alla parte alta della via. Per il resto non manca nulla, è stato raggiunto un buon equilibrio».
I residenti in pochi anni si ritrovano una via «che ha assunto un volto diverso - sostiene Rita Levacovich -: secondo qualche mio vicino c’è confusione, ma io non trovo che la sera ci sia una movida molesta come quelle che vedo altrove. Unico neo l’inciviltà delle persone che gettano a terra carte, cannucce, sigarette e tovaglioli, mentre almeno le deiezioni dei cani, visto che la via è pedonale, le raccolgono».
Morrissey Stancich gestisce da tre anni Pop Town, uno negozio amato dai giovanissimi. E mette in risalto un’altra caratteristica del “nuovo” viale:«È la zona alternativa a via Torino, con un altro tipo di frequentazioni - constata -. La ripresa è iniziata nel 2019 e si è consolidata dopo il Covid. Il mio giudizio è assolutamente positivo: credo che la direzione imboccata sia quella giusta».
