VENEZIA
Partita a scacchi sul futuro dell’hotel Des Bains del Lido, un gioiello liberty chiuso ormai da dodici anni e sempre più degradato.
La giocano da una parte Coima, la società di gestione che fa capo all’imprenditore milanese Manfredi Catella che amministra ormai da diversi anni il fondo immobiliare che possiede sia il Des Bains sia l’Excelsior. E dall’altra le banche che sono tra i principali quotisti del Fondo, a cominciare da Unicredit e Intesa San Paolo.
Ma siamo ormai all’ultima mossa, prima che salti tutto e che il Des Bains venga svenduto così com’è al primo offerente, disposto ad accollarsi anche i circa 40 milioni di euro di debiti che gravano sull’hotel, magari trattando un po’ con le banche per ridurli.
Sul tavolo c’è dal 10 maggio l’offerta vincolante di ricapitalizzazione finalizzata alla riqualificazione del Des Bains unitamente al parco, alle ville e alle attrezzature a mare presentata da Catella ai quotisti. Un piano finanziario faraonico da 150 milioni, ben superiore tanto per capirci a quello progettato da Cassa Depositi e Prestiti con Th Resorts e Club Mediterranée per la riqualificazione dell’ex Ospedale al Mare, che sembra ormai saltato, dove c’è dentro tutto: i debiti, ma anche il restauro e la ristrutturazione completa dell’albergo con il suo riallestimento interno, la sistemazione del parco ormai abbandonato a se stesso e anche quello della spiaggia del Des Bains con il suo stabilimento, anch’essi da tempo bisognosi di un serio intervento di riqualificazione.
Catella è pronto a investire con Coima circa 70 milioni di euro. Gli altri dovrebbero arrivare appunto dalle banche socie del fondo immobiliare alberghiero. Il Des Bains rimesso a nuovo con le sue strutture, verrebbe poi affidato “chiavi in mano” a un gestore che Coima ha già individuato, ma che vuole appunto fare il solo il gestore alberghiero, non l’investitore.
Ma il piano di valorizzazione è fermo al palo in realtà da almeno un anno ed il motivo è che le banche, che sul Des Bains hanno già perso parecchio, vorrebbero guadagnare qualcosa e non investire ancora. Ma con il carico debitorio accumulato dal prestigioso albergo che ospitò le riprese di «Morte a Venezia» di Luchino Visconti e i fondi necessari per rimetterlo a nuovo, è impresa ardua in questo momento trovare un investitore esterno disposto a scommettere sulla rinascita dell’hotel.
Magari, sì, pronto a raccattarne i resti se, fallito il piano di rilancio, il Des Bains venisse rimesso sul mercato a prezzo di saldo, con il suo storico «pedigree». L’albergo nel frattempo è stato messo parzialmente in sicurezza dopo il crollo di parte del tetto avvenuto l’altra estate e secondo quanto annunciato in precedenza, entro l’anno in coso avrebbero dovuto partire i lavori di riqualificazione, di almeno tre anni. Che però non si avvieranno se non ci sarà l’accordo tra Coima e le banche sul nuovo piano.
Il peccato originale del Des Bains è stato il disastroso piano di riqualificazione proposto dal precedente gestore, la EstCapital di Gianfranco Mossetto, che prevedeva di trasformare l’hotel in un complesso di costosissime residenze alberghiere. Un piano che ha portato solo alla chiusura dell’albergo, in attesa di lavori mai cominciata, e alla silenziosa spoliazione dei suoi arredi storici. Intanto anche lo storico dell’arte e critico Vittorio Sgarbi ha annunciato il lancio di un appello perché si costituisca un Comitato per la rinascita del Des Bains, per lo stato di abbandono che potrebbe appunto preludere alla vendite dello storico hotel del Lido.
Non ci sono invece particolari problemi per il “gemello” Excelsior, che non è mai stato chiuso, sul quale sono già stati condotti stagionalmente lavori di ristrutturazione e riallestimento interno e che ha già trovato anche un nuovo gestore londinese disposto anche a farsi carico di parte degli investimenti. Ma la strategia iniziale di Coima, che prevedeva appunto il pieno recupero dei due alberghi cinque stelle in due fasi, prima l’Excelsior e poi Des Bains, è almeno per il momento saltata. Resta da capire cosa ne sarà del magnifico albergo liberty la cui chiusura silenziosa e prolungata rappresenta una delle pagine più indecorose della recente e tormentata storia dei recuperi immobiliari a fini alberghieri del Lido, dopo il sostanziale fallimento anche del discusso progetto per l’ex Ospedale al Mare
