L’Università di Udine ha aperto le iscrizioni al nuovo corso di laurea in Filosofia e trasformazione digitale. Tra le molte novità che questo innovativo percorso di studi propone, vale la pena sottolineare la presenza, tra i docenti, di Massimo Recalcati, il più noto psicoanalista operante in Italia.
È innanzitutto attraverso gli studi su Jacques Lacan che il pubblico ha potuto conoscere e apprezzare l’eleganza, la profondità e la limpidezza di pensiero di Recalcati. Ricordiamo in particolar modo le due ponderose monografie dedicate all’autore francese (intitolate proprio “Jacques Lacan” ed edite per Raffaello Cortina), nelle quali Recalcati ci accompagna nel terreno interstiziale tra filosofia e psicoanalisi, mostrandoci quanto questi due ambiti siano non soltanto contigui, ma essenzialmente intrecciati l’uno all’altro. Recalcati è però molto più di un semplice interprete dell’opera di Lacan. La sua teorizzazione del “complesso di Telemaco” segna una svolta significativa all’interno del panorama psicoanalitico e si costituisce come una chiave di accesso ad alcuni disturbi comportamentali. Inoltre, si propone come uno strumento di lettura dell’epoca attuale, nella quale si è perduta la centralità della figura del padre, figura che le nuove generazioni dei ‘figli’ non sono più in grado di sostituire.
Recalcati parteciperà al corso di laurea in “Filosofia e trasformazione digitale” attraverso un seminario intensivo di tre giorni (il 15, 16 e 17 marzo 2023), che sarà aperto a tutta la cittadinanza. Tra il pubblico, quindi, non ci saranno solo gli studenti del corso, ma anche gli alunni delle scuole superiori e tutti i cittadini interessati. Il contributo di Recalcati è prezioso anche nell’ambito di un corso incentrato sui problemi del digitale perché, per capire la trasformazione tecnologica e le sue implicazioni etiche e sociali, è essenziale comprendere a fondo, e da vicino, le dinamiche dell’agente che sta realizzando questa rivoluzione, ovvero l’essere umano.
Il percorso di pensiero promosso da Recalcati, inoltre, negli ultimi anni ha contribuito a riattivare un dialogo tra filosofia e psicoanalisi, stimolando anche presso i filosofi una riflessione di carattere metodologico sul senso di un approccio apertamente multidisciplinare, che aiuta ad orientarci in questioni filosofiche cogenti, prime tra tutte quelle che ruotano attorno alla rivoluzione digitale.
Il titolo del ciclo di conferenze è “Il paradigma securitario e le nuove melanconie” e l’autore parlerà del fatto che il tempo della globalizzazione e il culto del mercato economico sembrano ormai tramontati. La situazione pandemica prima e, subito dopo, l’emergenza della guerra hanno ridefinito la scala di priorità dei governi mondiali, ponendo al primo posto il problema della sicurezza, quello cioè che in gergo tecnico viene appunto definito come “il paradigma securitario”. In nessun tempo come il nostro la sicurezza, la protezione, la difesa della vita hanno assunto un tale rilievo. A questo cambiamento fa seguito anche un necessario aggiornamento delle patologie ad esso strettamente connesse: emergono così nuove fobie sociali, si impone di nuovo sulla scena clinica il fantasma della depressione e alle segregazioni (obbligate o volontarie) fanno da pendant inedite melanconie, molto diverse da quelle descritte da Freud nei termini di un “delirio morale”. Ma allora quali sono le caratteristiche antropologiche e psicopatologiche principali, grazie alle quali possiamo individuare e quindi comprendere queste manifestazioni di malessere? E perché è di nuovo la malinconia a imporsi nel XXI secolo come forma di disagio più significativa dell’epoca?
Le domande che si interrogano sullo statuto filosofico del digitale non possono prescindere dal considerare anche questo aspetto. Capire come funziona l’inconscio e comprendere i meccanismi che governano la nostra mente sono passaggi fondamentali: non avremo chiaro che cos’è l’intelligenza artificiale se prima e innanzitutto non avremo specificato cosa l’intelligenza sia, come funziona e quali possono essere le trappole che ne precludono un positivo sviluppo. D’altro canto, per uno studente di filosofia confrontarsi con la rivoluzione digitale significa gettare uno sguardo critico sulle molteplici ricadute di carattere psicologico ed etico che le nuove tecnologie inevitabilmente hanno.