Un Mondiale strano, che si doveva disputare un anno fa e che invece va in scena a un anno dai Giochi olimpici più belli di sempre per l’Italia dell’atletica leggera. Un Mondiale che, per dove è situato, a Eugene (nel tempio del “track and field” statunitense) non corre il rischio di essere snobbato da nessuno dei grandi interpreti planetari. Un Mondiale che, al maschile, offre sfide e tentativi di conferme a un anno da Tokyo molto interessanti che infiammeranno le notti italiane con pochissime gare che presentano un favorito incontrastato. Andiamo a vedere quali possono essere i favoriti gara per gara in campo maschile.
100 METRI. L’Italia si gioca la sua carta più importante in questa gara ma il campione olimpico dei 100 e della 4×100 e campione del mondo ed europeo in carica dei 60 Marcell Jacobs arriva a questo appuntamento al buio, con una preparazione costellata di problemi fisici. Difficile, così, sfidare il contingente statunitense che stavolta si preannuncia agguerrito sulla pista di casa: Trayvon Bromell, Christian Coleman, Fred Kerley e a ruota Marvin Bracy sono i grandi favoriti per la conquista dell’oro. Consistente anche il contingente africano, guidato dal keniano Ferdinand Omanyala che quest’anno ha corso in 9”85, affiancato dal ghanese Benjamin Azamati (9”90).
200 METRI. Anche qui si fa fatica ad uscire dal raggio statunitense: Kenny Bednarek, Fred Kerley, Erriyon Knighton, Noah Lyles, i quattro padroni di casa al via possono tutti aspirare ad un posto sul podio. Il campione olimpico Andre DeGrasse è lontano dai suoi standard in questa stagione ma da lui ci si può sempre attendere la zampata. Anche qui il contingente africano può dire la sua con il sudafricano Adams, il liberiano Fahnbulleh, entrambi sotto i 20”. Buone anche le chances dei caraibici di inserirsi nella lotta per il podio con il dominicano Ogando e Richards di Trinidad e Tobago.
400 METRI. Anche qui Stati Uniti da battere con Champion Allison, Michael Cherry, Michael Norman, Randolph Ross al via. Norman ed Allison vantano i migliori due tempi dell’anno ma la concorrenza è agguerrita a partire dal solidissimo Kirani James di Grenada, che si mantiene su livelli di eccellenza con 44”02. Occhio al campione olimpico bahamense Steven Gardiner e all’infinito rappresentante del Botswana Isaac Makwala che, a 37 anni, potrebbe piazzare la zampata.
800 METRI. Il Kenya, spesso protagonista su questa distanza, punta forte su Wycliffe Kinyamal e sul campione olimpico Emmanuel Korir ma anche sulla freschezza del 18enne Noah Kibet e del 17enne Emmanuel Wanyonyi, due nomi relativamente nuovi di cui sentiremo molto parlare. Se il ritmo dei primi 600 metri non sarà indiavolato attenzione all’australiano di origini sudanesi Peter Bol e agli ottimi finisseur europei Robert, Dobek e Van Diepen. Il 20enne britannico Max Burgin, all’esordio mondiale, è il numero uno al mondo ma le carte in questa gara spesso si rimescolano quando ci sono da affrontare più turni. Occhio anche allo statunitense Hoppel e, perché no, all’azzurro Tecuceanu, ottimo in volata.
1500 METRI. Il norvegese Jakob Ingebrigtsen è iscritto, è il campione olimpico in carica ed è il favorito ma su questa distanza, come sempre, la concorrenza è spietata a partire dai keniani, uno su tutti Timothy Cheruiyot (campione del mondo in carica), affiancato dal solido Abel Kipsang. Interessante come sempre il contingente britannico: composto dagli scozzesi Kerr (bronzo olimpico) e Wightman (bronzo europeo), L’australiano Hoare ha fatto molto bene in stagione.
5000 METRI. Se ci sarà il norvegese Jakob Ingebrigtsen, che è iscritto, sarà lui a tentare di mettere in difficoltà il campione olimpico ugandese Joshua Cheptegei, che si è visto poco. Nutrito e qualificato il contingente africano al via con Kipkorir Kimeli e Krop (Kenya), il poker delle meraviglie dell’Etiopia Aregawi-Barega-Kejelcha-Edris, due volte vincitore uscente. Attenzione anche al canadese Ahmed, argento olimpico, e al tedesco Mohumed, secondo migliore degli europei quest’anno.
10000 METRI. Si riproporrà la lotta tra l’ugandese Cheptegei, oro mondiale a Doha, e il campione olimpico etiope Selemon Barega? Difficile pensare il contrario anche se qualcuno degli africani potrebbe inserirsi, nemmeno troppo a sorpresa, nella lotta per l’oro. Gli etiopi Aregawi e Worku e l’ugandese Kiplimo possono dire la loro, forse più dei keniani, capitanati da Kwemoi. La novità è che non sarà un africano a presentarsi al via con il miglior tempo stagionale, bensì lo statunitense Grant Fisher che proverà a stupire davanti al proprio pubblico. Per restare in nordamerica non si può sottovalutare il medagliato olimpico canadese Ahmed. Europa ai minimi termini con soli 4 iscritti, tra cui l’uomo di punta della Francia Jimmy Gressier.
3000 SIEPI. Una delle sfide più attese di tutto il Mondiale è quella tra il marocchino campione olimpico Soufiane El Bakkali, capace di ripetersi quest’anno a Rabat nel delirio del pubblico locale, e l’etiope Lamecha Girma, che è stanco di perdere ed ha classe da vendere. Nella lotta per l’oro potrebbe inserirsi anche il keniano campione uscente Conseslus Kipruto, ex-dominatore della specialità, tornato finalmente su buoni livelli. L’azzurro Ahmed Abdelwahed è l’uomo di punta del contingente europeo ma è l’Africa a farla da padrone anche in tema di outsider con l’etiope Wale, Attenzione anche allo statunitense ex-keniano Bor.
110 OSTACOLI. Il guanto di sfida è lanciato: da una parte lo statunitense Grant Holloway campione del mondo a Doha ma battuto a Tokyo e dall’altra il giamaicano campione olimpico Hansle Parchment, tutt’ora in grande condizione. Dalla Giamaica arrivano altri pretendenti al trono, i giovani Broadbell e Bennett. Venderanno cara la pelle anche gli altri trei statunitensi, Devon Allen e Trey Cunningham, oltre al vincitore dei Trials Daniel Roberts. Occhio al brasiliano Pereira, al giovane francese Sasha Zhoya, che ha già Parigi 2024 nel mirino.
400 OSTACOLI. Ci sarà Karsten Warholm, infortunato alla prima uscita stagionale? E’ una delle domande senza risposta della vigilia di Eugene. Se non sarà al meglio salterà l’appuntamento statunitense ma la gara, senza il norvegese, perderebbe solo una parte del suo appeal, visto che in pista ci saranno comunque due dei migliori interpreti di sempre della specialità, lo statunitense Rai Benjamin (47”04 in stagione) e il brasiliano Alison dos Santos, che ha corso in 46”80 quest’anno: un mix tra tecnica, velocità e gestione delle energie che rasenta la perfezione. Non dovesse esserci Warholm, al corsa per il bronzo sarebbe aperta agli statunitensi Bassitt e Rosser, all’estone Magi e al turco Copello, più esperto di tutti e reduce dal trionfo ai Giochi del Mediterraneo.
20 KM MARCIA. Tanto, tanto Giappone per la gara più breve: Toshikazu Yamanishi, iridato a Doha e bronzo a Tokyo, è il favorito assieme ai connazionali Eiki Takahashi e Koki Ikeda, argento olimpico. Ma può dire la sua il coraggioso svedese Perseus Karlstrom. Compatta la squadra spagnola, con Garcia, Amezcua e Martin, enigmatici come sempre i cinesi, solido il brasiliano Bonfim, già al bronzo nel 2017.
35 KM MARCIA. Tanto Giappone anche nella nuova distanza, la 35 km che vede super favoriti Masatora Kawano, Daisuke Matsunaga e Tomohiro Noda, che vantano i primi tre tempi al mondo in stagione ma tra i protagonisti annunciati c’è l’azzurro Massimo Stano, oro della 20 km a Tokyo. Attenzione al canadese Dunfee (bronzo mondiale e olimpico della 50 km), al trionfatore della 50 km Tokyo, il polacco Dawid Tomala e allo spagnolo Miguel Angel Lopez, iridato sulla 20 km a Pechino.
MARATONA. Si guarda prima di tutto ai keniani che si presentano al via con Lawrence Cherono, Geoffrey Kamworor e il meno quotato Barnabas Kiptum ma senza il fenomeno Kipchoge. L’Etiopia può contare sull’iridato uscente Lelisa Desisa, e su Tamirat Tola e Mosinet Geremew. Attezione all’olandese Nageeye (argento a Tokyo) e al belga Abdi (bronzo), al brasiliano Daniel do Nascimento, all’eritreo Tewelde e al tanzaniano Geay.
PESO. I colossi statunitensi si daranno battaglia a colpi di spallate sulla pedana di casa: il grande favorito è sempre lui, Ryan Crouser, a caccia del primo oro iridato. L’unico che può impensierire Crouser, sulla carta, è un altro statunitense, Joe Kovacs (due ori mondiali), mentre uscendo dall’orbita Usa gli atleti papabili per il podio sono il campione mondiale indoor brasiliano Darlan Romani, il neozelandese Tom Walsh, grande protagonista della Diamond League. Obiettivo finale non impossibile per gli azzurri Nick Ponzio e Leonardo Fabbri che punta soprattutto a tornare sui livelli di due anni fa.
DISCO. Il favorito non è più lo svedese Daniel Stahl (campione olimpico e mondiale in carica), che resta uno dei grandi protagonisti della specialità, bensì il dominatore della stagione, l’occhialuto sloveno Kristjan Ceh. Le alternative arrivano soprattutto dalla Lituania con Mykolas Alekna, figlio di Virgilijus (due titoli olimpici e due mondiali) e Andrius Gudzius, che un titolo mondiale ce l’ha già in bacheca. Gli outsider più quotati sono il cileno Romero e l’austriaco Weisshaidinger.
MARTELLO. Polacchi sugli scudi in questa specialità. Pawel Fajdek, quattro ori mondiali in sequenza, punta al poverissimo ma il campione olimpico Wojciech Nowicki potrebbe non essere d’accordo. Il duo polacco si dovrà guardare dal francese Quentin Bigot (argento a Doha), dall’ungherese Halasz (bronzo a Doha), dal norvegese Henriksen (argento a Tokyo) e dagli statunitensi Winkler e Haugh, a caccia del primo podio della storia in questa specialità per la Nazionale a stelle e strisce.
GIAVELLOTTO. Il favorito numero uno, alla luce di quanto si è visto in stagione è il grenadino Anderson Peters, che deve però fare i conti con un problema fisico. Il campione olimpico Neeraj Chopra è sempre da tenere in considerazione mentre il rappresentante di Trinidad e Tobago Keshorn Walcott, a dieci anni dall’oro di Londra, va in cerca del primo podio Mondiale. In lotta per un posto sul podio anche il tedesco Weber ha accarezzato i 90 metri quest’anno e il ceco Vadlejch, argento mondiale di Londra e Tokyo.
DECATHLON. Il canadese Damian Warner, campione olimpico in carica, punta al primo titolo mondiale ma gli avversari non mancano. Ci sono il tedesco Niklas Kaul, campione del mondo a Doha, il primatista mondiale Kevin Mayer, il giovane statunitense Kyle Garland, gli australiani Moloney-Dubler, l’estone Uibo, Victor di Grenada e Owens di Portorico.
ALTO. La gara assomiglia come spesso accade ad un terno al lotto. I più forti sono la coppia di olimpionici Gianmarco Tamberi (che in carriera ha vinto tutto tranne il Mondiale), il rappresentante del Qatar Mutaz Barshim (tre volte iridato) e il coreano Woo Sang-Hyeok, campione mondiale indoor a Belgrado. Gli outsider più accreditati sono il canadese Lovett, l’australiano Starc, il neozelandese Kerr e il brasiliano Moura, lo statunitense JuVaughn Harrison.
ASTA. Uno dei pochi verdetti già scritti di Eugene 2022 è l’oro di Armand Duplantis nel salto con l’asta: da vedere solo quale misura riuscirà a superare. Per lo svedese sarebbe il primo titolo iridato. In lotta per le altre posizioni del podio lo statunitense Chris Nilsen e il brasiliano Thiago Braz, campione olimpico a Rio, i norvegesi Lillefosse e Sondre Guttormsen, il filippino Obiena, il tedesco Lita Baehre, il belga Broeders, l’olandese Vloon e, perchè no, il veterano francese Renaud Lavillenie, vicino al passo d’addio.
LUNGO. Il favorito è il greco campione olimpico Miltiadis Tentoglou, che non perde una gara all’aperto (qualificazioni escluse) dalla finale iridata di Doha, quasi tre anni. A chiudere il ciclo del re greco ci proveranno lo svizzero Ehammer, lo svedese Montler, l’indiano Sreeshankar, i padroni di casa Dendy e McCarter.
TRIPLO. Il portoghese Pedro Pablo Pichardo punta al massimo, viste alcune assenze pesanti, ma si dovrà guardare dal cubano Lazaro Martinez e dal primatista africano Fabrice Hugues Zango del Burundi. Per gli Stati Uniti c’è un Claye non al meglio, mentre gli indiani Abdulla Aboobacker Narangolintevida e Praveen Chithravel possono dire la loro come gli azzurri, Dallavalle, terzo al mondo in stagione, Bocchi e Ihemeje.