Ha abbinato il gin al santonego e alle varie erbe della laguna gradese fino ad ottenere il digestivo molto apprezzato
GRADO Da vermifugo a richiesto digestivo a base di grappa ed ora, novità assoluta nata durante il Covid lockdown e da subito molto richiesta, con il gin.
Il santonego ovvero la pianta officinale (artemisia, assenzio) che nasce spontaneamente in laguna veniva utilizzata un tempo, in particolar modo da chi abitava in laguna ma dai gradesi in generale, come vermifugo.
Il santonego riaffiora spesso nelle storie che richiamano alle tradizioni rurali e pure nelle vicende legate ai benandanti è spesso citato.
In anni abbastanza recenti, dopo che era già da anni sviluppata l’idea di aromatizzare la grappa con la ruta, i gradesi che non mancano certamente di fantasia hanno creato il loro digestivo, la grappa con il santonego.
Un’idea che poi è diventata un vero e proprio prodotto molto richiesto e quasi sempre proposta se non addirittura offerta dai ristoratori a fine pasto. Ma da quest’anno – ed è già stata adottata da diversi ristoranti e alberghi dell’isola – c’è una novità decisamente interessante. È stato registrato ed è già prodotto il gintonego.
L’idea è del giovane Riccardo Gaddi, figlio dei titolari dello storico ristorante trattoria de Toni dove lo stesso giovane ventiseienne collabora come barista e dove è nato il nuovo liquore.
«Otto anni fa – dice Riccardo Gaddi – a 18 anni compiuti ho assaggiato per la prima volta il gin tonic; me ne sono innamorato. Poi durante il lockdown ho iniziato a fare degli esperimenti nella cantina del locale abbinando, e ogni volta con dosi diverse, il gin al santonego e alle varie erbe della laguna di Grado».
«E finalmente ho ottenuto il risultato che desideravo ed è nato il gintonego», un liquore secco ed erbaceo tanto da essere tecnicamente definito «dry gin compound».
Marchio registrato, naturalmente. Per la distillatura è stato scelto il Liquorificio Italia di via Malaspina a Trieste.
Naturalmente la base è il santonego ma ci sono anche, in piccola percentuale, altre erbe sempre della laguna. E anche la bottiglia e l’etichetta hanno caratteristiche particolari.
La bottiglia è in vetro riciclato e, come spiega Riccardo Gaddi, la scritta riporta in realtà tre parole: gin e santonego ovviamente, ma la parte centrale colorata in argento riporta la scritta toni (la i finale è stata ricavata da una parte della lettera e) ovvero il luogo dove è stato ideato e creato.
Ma c’è un’altra importante annotazione. Il disegno che raffigura il profilo di Grado è di Nico Gaddi, l’artista scomparso purtroppo prematuramente poco tempo fa.
Riccardo Gaddi è visibilmente soddisfatto e racconta sprizzando gioia da tutti i pori quando parla della sua creazione.
Ora continua con gli studi universitari in biologia che sono verso la fine e poi proseguirà gli studi con il master ma questa volta in cinofilia che è un’altra sua passione.
Ma continuerà a studiare e a sperimentare ancora il “suo” liquore perché ogni anno, come ha precisato, ha intenzione di creare un numero limitato di gintonego ma con l’aggiunta ogni anno di un’erba o alimento nuovo sempre della laguna gradese.