ASIAGO. Ecco la stecca. Su un lato certifica il raduno triveneto a Belluno, il prossimo giugno, un mese dopo l’adunata nazionale a Udine. Sull’altro riproduce la colonna spezzata del Monte Ortigara, 25 mila morti. Come dire un impegno per la pace. In piazza ad Asiago l’hanno ricevuta il sindaco Oscar De Pellegrin e Lino De Pra, presidente sezionale, a conclusione della tre giorni di adunata sull’altopiano.
«Gli alpini? Sono casa mia», ammette commosso, De Pellegrin, che sottolinea «l’onore e l’orgoglio» di poter ospitare un appuntamento che porterà in città non meno di 15 mila penne nere. Onore e orgoglio per accogliere e poter rilanciare i valori alpini della fratellanza, della solidarietà, del coraggio, della determinazione», puntualizza, «e anche dell’amor di patria. Importanti, questi valori, nella formazione dei giovani».
L’ultimo Triveneto a Belluno si è svolto nel 2011. Doveva tenersi l’anno scorso, ma la pandemia l’ha posticipato di due anni. «Vi aspettiamo a braccia aperte», ha detto De Pra rivolgendosi ai veci e ai bocia presenti ad Asiago, anticipando che «Belluno vi accoglierà con entusiasmo, perché voi rappresentate il meglio della storia».
Il raduno dell’Altopiano ha visto convenire circa 20 mila fra alpini, familiari ed amici- Alla sfilata hanno partecipato nell’ordine le sezioni della Cadore (maglia rossa), di Belluno (bianco il colore) e Feltre (verde). La Cadore – definita da Nicola Stefani, il megafono dell’Ana, la «sezione delle crode più belle di tutta la montagna» – ha annunciato l’appuntamento del 6-7 settembre al passo della sentinella, nell’alto Comelico. La sezione di Belluno si è presentata con la fanfara della Cadore al suono del classico “trentatre”: grandi onori per il 7° reggimento Alpini; anche perché il suo comandante Carli è dell’altopiano. In sfilata anche il sindaco De Pellegrin, che calzava il cappello alpino, e la prima cittadina di Feltre, Fusaro, con la sezione di riferimento. A chiusura delle tre ore di sfilata, lo striscione “Arrivederci a Belluno”.
A dominare la mattinata, però, è stato simbolicamente un altro: “Gli alpini gridano: mai più guerre”. Come fosse un seguito a quanto, il giorno precedente, il presidente nazionale dell’Ana, Sebastiano Favero aveva detto sull’Ortigara, quella appunto dei 25 mila morti. «Non bastano una bandiera e definirsi pacifista per esserlo e perché la pace si diffonda quasi magicamente», ha puntualizzato Favero. «Servono invece impegno costante e quotidiano per conservarla. Un lavoro non gridato ma compiuto senza fare rumore, in silenzio, senza polemiche, bensì spinto dallo stesso spirito che anima gli alpini».
La sfilata di ieri è scattata con circa mezz’ora di ritardo, in attesa che arrivassero i pullman in coda. Una preoccupazione ha attraversato il mondo alpino riunito sull’altopiano. E cioè che neppure a settembre il Parlamento discuta della proposta di legge sull’istituzione dei Riservisti alpini (e non solo). La preoccupazione è aleggiata anche al Raduno del Triveneto, conclusosi ieri ad Asiago con più di 20 mila presenze in due giorni e mezzo; più di 6 mila penne nere solo dalla Marca.
Si tratta di una specie di mini naja civile, orientata soprattutto alla Protezione civile. C’è già l’approvazione delle Commissioni parlamentari, ma questa è avvenuta prima che scoppiassero le polemiche sulle presunte molestie all’adunata di Rimini. L’indagine della Procura di Rimini si è conclusa con l’archiviazione.
«Noi abbiamo chiesto subito scusa per i presunti comportamenti poco corretti. Ora», ha dichiarato in questi giorni ad Asiago il presidente nazionale Sebastiano Favero, di Possagno, «attendiamo le scuse di chi ci ha ingiustamente accusato». Ma fino ad oggi non sono arrivate. —
Francesco Dal Mas
