TRIESTE Da Monfalcone al Lazzaretto lungo il confine con le acque slovene: settanta miglia nautiche quadrate da tenere d’occhio ogni giorno. Che splenda il sole, tiri il vento o piova, il pattugliamento del golfo di Trieste è nelle mani dei militari della Capitaneria di porto. D’estate, soprattutto, con l’operazione “Mare sicuro” che vede impegnate dal 18 giugno al 18 settembre le motovedette della Guardia Costiera per prevenire incidenti, danni ambientali e per soccorrere chi è in difficoltà.
I rischi ci sono, eccome. Motoscafi che escono a gran velocità dai porticcioli, gli stessi porticcioli dove i bagnanti si tuffano in allegria nonostante i divieti. I 2 mila euro di multa al Cedas di Barcola, un paio di settimane fa, è solo l’ultimo episodio.
E poi, ancora, diportisti privi di attrezzature adeguate o che si spingono pericolosamente troppo vicino alle spiagge o nell’area protetta di Miramare, per non parlare di chi si imbarca privo di patente o di assicurazione. Ma la vigilanza si estende anche alla pesca subacquea nelle zone vietate.
Dal 18 giugno, da quando è iniziata l’attività di monitoraggio sistematico, la Capitaneria con le sue pattuglie in mare e quelle che operano in supporto via terra ha già staccato 10 sanzioni, praticamente una ogni due giorni: 1 per ragioni ambientali, 2 per violazioni al codice di navigazione, 6 per violazione delle norme sul diporto e 1 per violazione dell’ordinanza balneare. La sanzione al Cedas, appunto.
«Il nostro è innanzitutto un lavoro di prevenzione», ci tiene a sottolineare il comandante Paolo Masella, capitano di fregata e capo reparto operativo. È lui che coordina i pattugliamenti. Ieri mattina, sabato, nonostante il fine settimana e la giornata di sole, il golfo non era particolarmente trafficato. Ma tra canoe, surf, kitesurf, gommoni e barche a vela, c’era da stare attenti.
La motovedetta CP2084, con a bordo quattro militari, dopo aver superato gli stabilimenti del Dopolavoro ferroviario, del Cral e del Saturnia, ha fermato tre imbarcazioni per controlli a campione, di cui una perché viaggiava troppo “allegramente”: un triestino alla guida di un motoscafo sloveno uscito a tutta birra dal porticciolo di Grignano, peraltro tagliando la strada alla Guardia costiera. Il maresciallo Emanuele Vespa, al timone, ha azionato sirene e lampeggianti. La motovedetta ci ha messo un paio di minuti a raggiungere il motoscafo. Il triestino è stato poi convocato in Capitaneria per la dovuta sanzione, ma anche per una lavata di capo.
«Facciamo rispettare la legge», riprende il comandante Masella. Nella sua carriera, lui, di incidenti ne ha visti. «Ricordo in particolare una tragedia avvenuta nel 2006 quando ero in servizio alle Isole Eolie», racconta. «Un motoscafo travolse un sub, un medico di cinquant’anni che morì sul colpo al suo primo giorno di vacanza. La velocità può comportare drammi del genere».
Più a largo la motovedetta mantiene una media di 10 nodi, sufficiente per osservare le distanze delle barche dalle rive, ma anche la presenza dei bagnini negli stabilimenti. La Capitaneria controlla pure quello. Ecco le boe che delimitano la Riserva di Miramare, ecco Grignano, Canovella, Costa dei Barbari, Sistiana, Portopiccolo. Visto da fuori, dal golfo, il litorale triestino è uno spettacolo.
L’attività di pattugliamento è attentamente seguita dalla centrale operativa che si trova nella sede di piazza Duca degli Abruzzi: una sala dove lavorano in media quattro militari, dotata di tutti i dispositivi tecnologici necessari: apparecchiature radio, sistemi di Vts (Vessel Traffic Service, servizi di assistenza al traffico marittimo), una torre di controllo che prende in carico le navi e le assiste fino all’ormeggio. E così per le partenze. Un’area operativa di 500 chilometri quadrati, monitorata di continuo anche grazie al “Pelagos”, il sistema collegato alla rete per la ricezione delle informazioni Ais (Automatic Identification System) trasmesse dalle navi. Dalla centrale i militari possono sapere in tempo reale la provenienza delle imbarcazioni, la nazionalità, il pescaggio, il carico trasportato, il numero di persone a bordo, la quantità di carburante e la presenza di eventuali oli, così da prevenire possibili rischi ambientali o incendi.
Ma la torre di controllo è collegata in linea diretta anche con il 112 (Nue) e il 118 per rendere i soccorsi più veloci ed efficienti. La tecnologia di cui dispongono i militari permette di localizzare i punti da cui provengono le chiamate di emergenza. Dalla sala è inoltre possibile osservare in tempo reale l’intero golfo grazie alle telecamere piazzate a Monte Grisa e sulla Lanterna. E, oltre, i litorali di Grado e di Lignano.
Il pattugliamento, come si dice in gergo, inizia già nell’area portuale a “lento moto”, a una velocità minima di 3-4 nodi così da evitare di alzare onde che metterebbero in difficoltà i canoisti. Velocità che poi può raggiungere anche i 15 nodi in mare aperto. Ieri mattina, superata la nave da crociera della Msc ormeggiata in Stazione marittima, il radar della motovedetta CP2084 intercettava tutto: dai kitesurf alle imbarcazioni di carico, come il general cargo della Sierra Leone attraccato in porto. «Trasporta resina», spiegava il capitano Masella dopo una rapida telefonata con la centrale.
I tre controlli a campione, al di là del diportista che viaggiava troppo “allegramente”, hanno dato esisto positivo. «Tutto regolare», sentenzia il comandante. «Ma essere qui, in mare, è anche un modo per dimostrare che ci siamo».
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