VERONA. Questo concerto non s’ha da fare. Anzi, sì. Purché lo spettacolo dei Kiss, l’11 luglio, sia l’ultima occasione per vedere i fuochi d’artificio in Arena.
«È la nostra condizione» scandisce Vincenzo Tinè, soprintendente per le Belle arti, il paesaggio e l’archeologia a Verona. Mettendo la parola fine a un braccio di ferro che dura da giorni? Non esattamente. Perché, dopo il «no» secco pronunciato la settimana scorsa, la soprintendenza deve rielaborare un parere positivo. Lo stesso dovrà fare la commissione fuochi, in seno alla questura, chiamata a valutare la sicurezza per le persone. Infine, la palla passerà alla prefettura, che dovrà dare il via libero definitivo.
Lo si attende per l’11 luglio mattina. In tempi record. E non potrebbe essere altrimenti, dato che il concerto è in programma per la sera stessa.
Dal canto loro, i Kiss erano stati molto chiari, facendo sapere tramite i loro manager che, senza fuochi d’artificio, non sarebbero saliti sul palco. Ma adesso i fan di Paul Stanley and co. possono rasserenarsi: difficile immaginare che qualcuna delle commissioni chiamate a dare il proprio parere abbia intenzione di sbattere il pugno sul tavolo, a poche ore dal concerto.
Detto questo, giusto il tempo di salutare definitivamente le quattro maschere più amate del rock – quella dell’11 luglio sarà l’unica tappa italiana nel loro tour d’addio – e all’Arena si cambierà musica. «Lo scriveremo nell’atto di revoca: via libera al concerto dei Kiss con i fuochi d’artificio, purché sia l’ultima volta» ribadisce Tinè.
Il Comune si dice fiducioso. Anche perché l’ammorbidimento della Soprintendenza è conseguenza diretta di una promessa del neo sindaco Damiano Tommasi.
«Si è impegnato per iscritto a rivedere la gestione degli spettacoli all’Arena» dice Tinè. Spento il microfono di Paul Stanley, tutte le parti in causa si siederanno intorno allo stesso tavolo, per decidere insieme il futuro dell’Arena, un futuro sempre meno impattante. E non se la prendano i fan del rock, perché la “transizione” sarà trasversale, interessando tanto i concerti con le chitarre elettriche quanto la lirica.
«C’è un abuso spettacolare del monumento, che va arginato» dice Tinè, «Il problema non sono soltanto i Kiss, con i loro fuochi d’artificio. Ma anche certe scenografie estremamente impattanti della lirica: penso a quelle degli anni ’80 di Zeffirelli, che vengono tuttora utilizzate, riempiendo mezza piazza Bra e occludendo la visione di due terzi dell’Arena».
Del resto, i dibattiti infuocati per l’utilizzo di beni culturali come scenografia estesa dei concerti non sono certo appannaggio dello show dei Kiss. Basti pensare alla lunga polemica per lo spettacolo dei Pink Floyd in piazza San Marco, a Venezia, dall’eco ancora viva, a distanza di quasi 33 anni.
Tornando a Verona, al Soprintendente verrebbe quasi da ringraziare i Kiss (che l’11 luglio sera andrà a vedere), per avere scelto Verona come unica città italiana del tour. «Spero che questo dibattito possa servire a prendere coscienza su quali sono gli usi corretti dell’anfiteatro» dice Tinè. «In futuro non devono più esserci incertezze. Non è possibile che, ad ogni occasione, si ripetano sempre gli stessi discorsi. Dopo il concerto, stileremo un nuovo protocollo per definire quali sono gli effetti pirotecnologici che devono essere esclusi in maniera chiara e definitiva dall’Arena di Verona, senza margini di discussione e incertezza. Questa storia si sta trascinando da troppi anni e da parte del nuovo sindaco ho colto l’intenzione a risolverla una volta per tutte».
Si parla della messa in mora degli usi «non consentiti, illeciti, rischiosi e pericoli» che trovano casa all’Arena di Verona. Ma non solo, perché il nuovo protocollo dovrà normare, in generale, l’utilizzo dell’Arena, ma anche della stessa piazza Bra, la cui superficie è spesso occupata dalle enormi scenografie, in attesa di essere allestite all’interno dell’Arena. Verona cambia volto, a partire dal suo simbolo.
