Strasburgo fa il punto: pesano la situazione in Bosnia, la posizione filorussa di Belgrado, il mancato accordo con Pristina
TRIESTE L’allargamento dell’Unione europea nei Balcani occidentali diventa sempre più una chimera. Dopo i quasi trionfali annunci del presidente Emmanuel Macron nell’assumere la presidenza Ue nel gennaio scorso (non era ancora scoppiata la guerra in Ucraina) ecco arrivare il report del Parlamento europeo su Serbia, Kosovo e Bosnia-Erzegovina. Il contenuto è presto riassunto: per questi Paesi l’Europa resta ancora molto, ma molto lontana.
Gli eurodeputati hanno approvato a maggioranza l’allargamento ma hanno criticato tutti e tre i Paesi per la lenta attuazione delle riforme, soprattutto quando si tratta di far rispettare lo stato di diritto. Durante il dibattito sulla Bosnia-Erzegovina, è stato condannato l'incitamento all'odio e l'ostruzionismo al funzionamento delle istituzioni, ancora una volta Milorad Dodik e l'entità della Republika Srpska sono stati in prima linea e sempre più sta prendendo piede la volontà di applicare sanzioni alla regione a maggioranza serba.
Nei giorni scorsi si sono svolte anche proteste di massa in Bosnia-Erzegovina a causa dell'aumento del costo della vita e della stagnazione dei salari. A maggio, il Paese ha confermato il tasso di inflazione più alto tra tutti quelli della regione, ovvero il 14,4 per cento. Oltre che a Sarajevo le proteste si sono svolte anche a Tuzla, Mostar, Banja Luka e in alcune altre città. I manifestanti hanno chiesto l'abolizione delle accise sui carburanti fino a quando il prezzo di un litro di benzina non tornerà a 2,20 marchi convertibili (1,12 euro), il ritiro dell'imposta sul valore aggiunto sui generi alimentari di base, la riduzione e limitazione del margine commerciale dei medicinali, generi alimentari e alcuni altri prodotti e un aumento del salario minimo a 1.300 marchi convertibili (665 euro). Lo stipendio medio in Bosnia-Erzegovina ad aprile ammontava a 1.083 marchi convertibili (552 euro), secondo i dati dell'Istituto statale di statistica. Secondo la Federazione dei sindacati indipendenti della Bosnia, una famiglia di quattro persone deve pagare 2.639 marchi convertibili (1.346 euro) per le spese minime di sopravvivenza. Finora, lo stato non ha adottato misure concrete per frenare la crescita dei prezzi, ma la scorsa settimana, al momento dell'adozione del bilancio statale per il 2022, il Consiglio dei ministri della Bosnia-Erzegovina ha deciso di aumentare di 250 euro gli stipendi di alcuni politici, come i membri della Presidenza del Paese, i ministri di Stato e i parlamentari.
Le relazioni tra Kosovo e Serbia stanno diventando sempre più tese dopo che Pristina ha annunciato che tutti coloro che hanno documenti serbi avranno bisogno di un certificato speciale per entrare in Kosovo e hanno anche in programma di abolire le targhe automobilistiche serbe nel nord. Il dialogo non va da nessuna parte nonostante l'intervento dell'Unione. Intanto a Bruxelles crescono le aspettative che il dialogo si concluda con il riconoscimento reciproco. Allo stesso tempo, anche la Serbia ha ricevuto molti appelli ad aderire finalmente alle sanzioni contro la Russia, se l'adesione all'Unione è davvero il suo obiettivo. A Belgrado, almeno per ora, lo rifiutano.
Nel frattempo, il numero di serbi che sostengono l'adesione all'Unione è sceso al di sotto del 50 per cento in Serbia e tre quarti dei serbi si oppongono alle sanzioni contro la Russia. C'è un maggiore sostegno in Kosovo, dove aspettano da anni che la promessa di un regime di esenzione dal visto si realizzi.
Intanto il presidente del Consiglio europeo Charles Michel in visita a Skopje annuncia che i negoziati per l’adesione della Macedonia del Nord al’Ue potrebbero iniziare a breve.