Lo studio del dipartimento di Biologia dell’Università ne ha ricollocato l’origine (con anticipo) in Africa 280mila anni fa
Le rondini allineate sui fili della luce, sul finire dell’estate, pronte a migrare verso Paesi più caldi è un immagine che ci accompagna dall’infanzia. Negli ultimi due decenni però la presenza delle rondini in Europa si è ridotta del 40%, rivela uno studio di BirdLife international.
Si è rotto quel legame di convivenza con l'uomo che durava da tempo immemorabile: un’agricoltura sempre più intensiva e l’uso di pesticidi che riducono gli insetti di cui le rondini si nutrono, hanno alterato il loro habitat naturale e ne mettono seriamente a rischio la sopravvivenza.
Anche nell’ottica di preservarne la diffusione si inserisce l’indagine genetica sulle origini della rondine, condotta dai ricercatori del dipartimento di Biologia e Biotecnologie dell’Università di Pavia (pubblicato sulla rivista scientifica MBE-Molecular Biology and Evolution).
«Il nostro studio evidenzia come la storia genetica della rondine, incluse la sua differenziazione e le sue modalità di diffusione, sia stata strettamente influenzata anche dai cambiamenti climatici – spiega il professor Antonio Torroni, genetista – oltre che dalle attività umane, facendo di questa specie un eccellente indicatore per il monitoraggio e la valutazione dell'impatto degli attuali cambiamenti globali sulla fauna selvatica».
Il lavoro è stato svolto in collaborazione con l’Università di Milano e con un team internazionale che ha visto coinvolti ricercatori provenienti da Cina, Francia, Israele, Polonia, Spagna e Stati Uniti d’America.
I ricercatori pavesi hanno analizzato 411 rondini, principalmente appartenenti alla sottospecie europea H. r. rustica – quella che si può osservare nelle nostre campagne e in città, anche se sempre più raramente.
Lo studio si è focalizzato sull’analisi della sequenza completa del genoma contenuto nei mitocondri (mitogenoma), una piccola molecola extra-nucleare ereditata per via materna ed estremamente informativa negli studi evolutivi perché capace di ricostruire la storia genetica di una specie in chiave femminile. La filogenesi mitocondriale ricostruita in questo lavoro ha permesso agli scienziati di identificare la molecola di DNA mitocondriale ancestrale caratteristica dell’antenata femminile di tutte le rondini moderne e di tracciare le rotte di diffusione della specie attraverso il mondo.
La prima rondine viene dall’Africa
Lo studio ha stabilito che la rondine ancestrale viveva in Africa circa 280 mila anni fa e i suoi discendenti si sono diffusi prima in Eurasia e poi nelle Americhe, da dove è partita in tempi più recenti (20 mila anni fa), una retro migrazione di ritorno verso l’Asia.
«Questo risultato – dice la professoressa Anna Olivieri – è già di per sé sorprendente, dato che tutti gli studi precedenti, che si concentravano solo su brevi tratti di DNA, avevano datato l’origine di questa specie iconica in tempi molto più recenti. Il nostro lavoro anticipa la datazione dell’origine africana della rondine di quasi 200 mila anni rispetto a quanto si pensasse».
Seimila insetti al giorno
In un giorno una coppia di rondini, durante il periodo riproduttivo, può catturare fino a 6mila insetti, tra zanzare e mosche. Per un totale di 150mila fino al termine di ogni covata. «La loro alimentazione è legata alla zootecnia – conferma il professor Luca Canova, ecologo e zoologo dell’ateneo pavese – Nel nostro territorio le stalle sono sempre meno. IN Lomellina le risaie non sono un habitat confortevole, è più facile trovarne esemplari nella Bassa Pavese e verso Lodi».
Quella che frequenta i nostri cieli (da non confondere con i rondoni che la sera a Pavia volteggiano in stormi sopra il castello Visconteo o tra le torri di piazza Leonardo da Vinci) è la sottospecie europea, Hirundo Rustica, ben riconoscibile per la sua coda biforcuta, il colore blu scuro quasi nero della livrea e una macchia arancio scuro sulla gola.
«Compare a inizio primavera, preferisce nidificare in aree rurali, nelle vecchie cascine ma anche nelle periferie della città, in case abbandonate, negli androni delle scale – prosegue Canova – Ho intercettato piccole colonie in Borgo, in via Milazzo come pure a San Lanfranco». A inizio settembre le rondini iniziano a migrare verso l’Africa per il periodo di svernamento, percorrendo distanze enormi, fino a 11mila Km. In un singolo giorno possono arrivare a percorrere oltre 300 Km, a 32 Km/h. «I cambiamenti climatici, spesso improvvisi e irregolari, possono ingannarle e metterne a rischio la sopravvivenza». —
m.g.p.
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