Confermati in appello sette anni di carcere, a suo carico il racconto della vittima che è stato ritenuto attendibile
VOGHERA. in anni di indagini e processi si è sempre proclamata innocente, ma mercoledì la Corte di Appello di Milano ha confermato la sentenza di Pavia: sette anni di carcere per l’accusa di violenza sessuale sulla figlia minorenne. Una contestazione di cui la donna, una mamma di 56 anni che abita in un paese nei pressi di Voghera (non si rendono note le generalità e si omettono altri dettagli per tutelare la vittima), si è trovata a dover rispondere dopo la denuncia della figlia. La ragazza, oggi maggiorenne ma solo una bambina di 5 anni quando le violenze sarebbero cominciate, aveva tirato in ballo la madre dopo avere raccontato di altri abusi messi in pratica da un vicino di casa (condannato nel 2015 a cinque anni) e dal fratello di lui (che ha patteggiato nel 2019 due anni). La donna, ieri presente nell’aula del tribunale di Milano, dovrà anche pagare 10mila euro di provvisionale a sua figlia (parte civile con l’avvocata Francesca Timi). A questo punto la difesa (avvocati Antonella Achilli e Antonio Mariotti) dovrà attendere le motivazioni della sentenza, tra tre mesi, per l’eventuale ricorso in Cassazione.
Le violenze
L’inchiesta che ha travolto la donna, portando a una condanna in due gradi di giudizio per un’accusa pesantissima, era partita dalle confidenze della vittima a una cuginetta, poi ribadite anche alla compagna del padre che viveva in un’altra città. Dal racconto della ragazza, che è stato ritenuto attendibile, era emerso un quadro di abusi messi in atto tra il 2004 e il 2011 da un vicino di casa e suo fratello, in cui però avrebbe avuto un ruolo anche sua madre, accusata non di avere favorito le violenze di cui la bambina era stata vittima, ma di averle commesse a sua volta. Alla donna erano contestati episodi limitati e specifici, in cui avrebbe partecipato ad alcune violenze messe in atto dagli uomini.
