Per Francesco Accolla, 54 anni di Montebelluna, ex medico dell’Usl 2, ora dimessosi, è la terza condanna per violenza sessuale
MONTEBELLUNA. Terza condanna per il ginecologo montebellunese Francesco Accolla, 54 anni, accusato da una paziente di essere stata molestata durante una visita ginecologica, il 7 aprile del 2017, all’ospedale “San Valentino”: l’uomo avrebbe indugiato, secondo l’accusa, in stimolazioni e manipolazioni “spinte” che nulla avevano a che vedere con la prestazione sanitaria, abusando così dell’inferiorità fisica e psichica della paziente che si trovava in posizione ginecologica. Il giudice Marco Biagetti, stamane, l’ha condannato a un anno e 4 mesi di reclusione (pena sospesa) al termine di un processo in rito abbreviato.
La paziente si era costituita parte civile nel procedimento penale contro Accolla con gli avvocati Feliciano Dal Bo e Nadia Forlin. Accolla, che per un anno era stato sospeso dalla professione medica, si è poi dimesso dall’Uls 2, negando ogni responsabilità e respingendo ogni accusa. Proprio di recente erano state confermate in Corte d’Appello le due sentenze di condanna di primo grado per altri due casi di molestie sessuali nei confronti di altrettante pazienti, sempre con la stessa dinamica. Una condanna a un anno e l’altra a due anni e 6 mesi, che qualora passino in giudicato il professionista rischia di finire in galera.
Accolla (difeso dall’avvocato Stefano Pietrobon) è sotto inchiesta anche per un quarto caso. A differenza dei tre precedenti, però, stavolta a “incastrare il medico” sarebbe stata la stessa paziente. Come? Con una mail-esca indirizzata al medico all’indomani di un appuntamento ginecologico in un ambulatorio dell’ospedale di Montebelluna in cui si diceva soddisfatta della sua visita e lusingava l’operato del medico, dove, invece, secondo l’accusa anche lei, come le precedenti pazienti, era stata vittima di “atti sessuali consistiti” in manovre stimolatorie. Secondo l’indiscrezione, alla mail della paziente Accolla, lusingato, avrebbe risposto confermando che quella avuta con la paziente non era stata una normale visita ginecologica. Un’accusa che, però, il medico montebellunese respinge con fermezza.