«Quando il telefono aveva il filo» sarà presentato martedì (18.30) alla Delfino di Pavia. Andrea Moro: «Il testo ci ricorda quello che dobbiamo pretendere dal mondo»
PAVIA. Non è soltanto un libro di ricordi e nemmeno una testimonianza. “Quando il telefono aveva il filo” è un prezioso racconto di quello che eravamo, di quello che sono stati i ragazzi nati negli anni Sessanta qui, a Pavia.
I due autori, Luigi Riganti, giudice del Tribunale di Pavia e Guido Affini, fondatore della libreria il Delfino, fermano la loro memoria, che è una memoria collettiva, in un giorno preciso - l’11 luglio del 1982, quaranta anni fa - la notte della finale dei Campionati Mondiali di calcio in Spagna, con la vittoria dell’Italia sulla Germania per 3 reti a 1.
A Pavia come in tutta Italia fu un momento magico, ma secondo Riganti & Affini fu anche «l’atto conclusivo di un ventennio ruggente. Il degno ed estasiante momento di chiusura di un mondo innocente, violento, euforico e ribelle».
Domani (ore 18.30) i due autori ne parleranno con Cristiane Geraldelli che ha magistralmente illustrato il libro (Univers Edizioni, 15 euro) alla libreria Delfino-Ubik, in piazza Cavagneria.
La chiave narrativa del racconto è la passeggiata di una bambina, Stella, e del suo papà tra le strade di Pavia, strade che evocano ricordi e aneddoti.
Stella fa fatica a capire come il papà si vestisse quando era bambino come lei («Indossavamo i pantaloni corti sino a dieci anni inoltrati»), non capisce come le mense scolastiche praticamente non esistevano, che le scuole non erano dotate di palestre e che non c’era un tempo dedicato all’educazione fisica. «Fare ginnastica consisteva nel tenere, a comando e tutti insieme, le quattro posizioni: mani in prima, ovvero sull’attenti, mani in seconda, tese avanti con le dita che appoggiavano perpendicolari alle braccia sul piano del banco, mani in terza, dietro la schiena, mani in quarta, braccia conserte».
Non ci si deve far ingannare dal titolo. Si parla poco di telefoni - anche se si parla delle cabine e del duplex, un servizio per Stella semplicemente inconcepibile - ma si parla di impressione, oggetti, sapori. «Questo è un libro che ci riguarda da vicino perché ci ricorda cosa dobbiamo pretendere dal mondo - ha sintetizzato nella sua prefazione Andrea Moro, altro ragazzo degli anni Sessanta –. Dobbiamo pretendere di guardarci dentro, di smontarlo e capirlo, di appropriarcene fino in fondo, con tutti i sensi e in tutti i sensi, e infine di immaginare le cose nuove che possono nascere ricomponendo quelle di partenza».
Quando, alla fine del libro, Stella ringrazia il papà, dice che deve averle raccontato storie un po’ vere un po’ no. In effetti è difficile credere - con le conoscenze di oggi, con gli smartphone e la tv on demand - che al posto degli highlights delle partite di calcio la domenica sera la Rai (canale unico) trasmetteva un tempo di una partita. «Talvolta veniva scelto il primo e al termine il risultato finale veniva annunciato da una voce impersonale». Inconcepibile, ma vero. —