Bergamo è fresca di diploma universitario in lingua coreana. La 29enne cadorina ora vuole la specializzazione in Finanza
BELLUNO. «Google Maps dice che sono a 8.860 chilometri da casa ma, sentendo la mia famiglia e i miei amici al telefono molto spesso, non ho davvero la sensazione di essere dall’altra parte del mondo. Anche grazie al loro supporto, non mi sono mai sentita sola e, almeno per ora, non ho mai sentito la nostalgia di casa».
Katy Bergamo, cadorina classe 1993, ha appena conseguito alla Seoul National University il diploma per i 6 livelli di lingua coreana (l’equivalente di un livello C2 per la lingua inglese). E, fresca di cerimonia, spiega perché ha scelto la Corea del Sud per il suo progetto di vita. Nata a Belluno il 30 maggio 1993, ha vissuto in Cadore fino ai 20 anni; ha frequentato il Liceo Classico di San Vito di Cadore e, dopo l’esame di maturità, racconta, «non avevo le idee chiare su cosa mi sarebbe piaciuto studiare, sapevo solo che avevo voglia di vivere per conto mio ed essere più indipendente dai miei genitori, quindi ho iniziato subito a lavorare».
Dapprima lavoretti part-time, poi postina in maniera più continuativa in Poste Italiane. «Ho quindi avuto la fortuna di fare un colloquio per lavorare nel settore commerciale di un’azienda con sedi sia in Italia che all’estero, sono stata assunta ed ho lavorato lì per quasi 5 anni. Ho avuto molte soddisfazioni e riconoscimenti lavorativi ed è da quando ho iniziato ad avere contatti con persone provenienti da molti altri Stati, e con le formazioni accademiche più disparate, che ho iniziato a valutare l’idea di tornare a studiare».
Intanto Katy coltivava alcune passioni, come la musica, la ceramica, le creazioni artigianali. «Svolgendo tutte queste attività extra, pensare di ricominciare a studiare non era facile, visto che il tempo da dedicare allo studio sarebbe stato veramente poco». Poi però arriva la pandemia.... «Sì, siamo stati in lockdown per circa due mesi: non ho potuto lavorare, ma in compenso ho avuto il tempo per pensare e soppesare le varie possibilità che avrei potuto avere dopo la pandemia. Sapevo già che volevo ricominciare a studiare, ma mi sono resa conto che avrei anche voluto vivere all’estero per un periodo medio o lungo, visto che era un’esperienza che mi mancava. Da qui è stato facile collegare i due desideri, dovevo solo capire quale sarebbe stato il Paese migliore dove vivere in base a quelli che erano i miei obiettivi».
Katy vuole staccarsi un po’ dalla cultura europea, ma allo stesso tempo non vuole trovarsi da sola in una situazione completamente nuova; teme insomma uno shock culturale troppo forte. «Ho escluso immediatamente gli stati europei; ho pensato all’America, meta di molti amici, ma da cui io non sono mai stata attratta veramente, se non per fare turismo. Ho poi escluso, ovviamente, i Paesi troppo pericolosi o con instabilità interne e quindi è stato abbastanza naturale pensare di trasferirmi in Asia. Ho iniziato facendo delle ricerche online e la Corea del Sud mi ha incuriosito ed attratto da subito: sembrava perfettamente in linea con quello che stavo cercando».
Restare bloccata a casa le fa venire ancora più voglia di partire e quindi, una volta deciso dove andare, inizia ad organizzare tutti i dettagli del viaggio. Ma gli uffici pubblici erano chiusi, «ed anche solo per fare il passaporto ho dovuto aspettare parecchio. Le stesse Ambasciate erano rallentate ed ogni passaggio, normalmente semplice e veloce, era reso più complicato dalla pandemia in corso. È stato allora che ho iniziato a studiare la lingua coreana per conto mio, per poi iscrivermi ad alcuni corsi Universitari qui a Seoul. Sono riuscita a partire per la Corea del Sud circa un anno dopo l’inizio della pandemia».
Katy racconta la sua quotidianità: «Studio, per mantenermi svolgo dei lavori part time che sono concessi agli studenti e faccio la turista. Sicuramente la vita qui è diversa da quella in Italia: altri ritmi e altri modi di affrontare le cose. Ci sono sempre mille cose da fare, ma mi sto godendo la mia permanenza qui e sono felice di fare esattamente quello che mi ero prefissata. Ad agosto finirò il corso universitario di lingua coreana e spero di essere ammessa alla facoltà di Business Administration di una delle Università locali. E poi di specializzarmi in Finanza».
Lingua e costo della vita sono elementi importanti: «Ho un buon livello, ma sono ancora lontana dall’essere fluente. Quanto agli affitti costano in media più che in Italia, e anche per fare la spesa si spende di più (frutta e verdura arrivano a costare anche 4-5 volte il prezzo italiano). Mangiare fuori, spostarsi con i mezzi e visitare i musei costa molto poco invece».
È il momento dei ringraziamenti:«Soprattutto a mio padre Luigi e a mia madre Maria Teresa, che mi hanno sempre sostenuto e aiutato, anche quando non capivano a pieno perché volessi andarmene dall’Italia. Per me stare all’estero è la cosa migliore, ma ci sono ottime università e percorsi da seguire anche in Italia. Se però si decide per l’estero è importante informarsi bene sulla cultura e sullo stile di vita del Paese che si sceglie. Credo che rimarrò in Corea per diversi anni. L’Itaòlia e il Cadore? Ci tornerò per una vacanza».