foto da Quotidiani locali
PULFERO. Sta meglio Gianpaolo Baggio. «Ma ora è stanco e vuole solo riposare», dice il fratello Giacomo. Per l’ingegnere 31enne, ritrovato adagiato su un roccione dopo otto giorni da quando, sabato 25 giugno, aveva imboccato il sentiero della via ferrata Palma, sul Matajur, è tempo di recuperare forze ed energie in famiglia.
Quella famiglia che non aveva mai smesso di sperare di poterlo riabbracciare e che ora vuole ringraziare tutti coloro che si sono adoperati nelle ricerche di Gianpaolo.
«Erano le 11 della mattinata di sabato 2 luglio – scrivono in una lettera papà Lorenzo e la mamma Annamaria, le sorelle Agnese e Maria Pia e i fratelli Giacomo e Matteo – quando è arrivata la fatidica telefonata dei carabinieri di Pulfero che annunciava il ritrovamento di Gianpaolo , disperso sul monte Matajur da sabato 25 giugno.
Nonostante la lunga permanenza all’addiaccio Gianpaolo era in buone condizioni di salute e di spirito quando è stato riportato a valle dai soccorritori. Non si può descrivere l’immensa gioia che questa notizia ci ha portato dopo giorni di spasmodica attesa».
La famiglia dunque rivolge «i più vivi ringraziamenti a tutti coloro che hanno partecipato a qualunque titolo alle ricerche sia dalla parte italiana che da quella slovena, sia personale ufficiale che volontari: Soccorso alpino Fvg, Soccorso alpino Guardia di finanza, vigili del fuoco, polizia locale di Udine, carabinieri, Protezione civile, Elifriulia, Centro di cooperazione di polizia di Thörl Maglern, Soccorso alpino sloveno.
La straordinaria preparazione, professionalità e umanità di queste persone sono state per noi fin dai primi momenti una garanzia che niente sarebbe stato lasciato intentato per ritrovare il nostro Gianpaolo».
Un lavoro, quello svolto dai soccorritori, «che è stato metodico, minuzioso e caparbio. È stato un lavoro fatto con grande intelligenza – proseguono i familiari – ma anche con tanto cuore, ed è per questo che alla fine di questa vicenda non solo abbiamo riavuto Gianpaolo fra noi ma abbiamo anche avuto la riprova che è proprio il sentimento di reciproca fiducia fra gli uomini ad accendere quelle scintille che spesso producono miracoli.
Ringraziamo inoltre tutta la comunità di Gonars e don Michele per le preghiere e l’affetto. Ringraziamo i colleghi di lavoro di Gianpaolo per la loro vicinanza e collaborazione».
«Siamo riconoscenti – concludono – alle autorità di Gonars, Pulfero e Torreano per il loro interessamento. In questa lunghissima settimana molte altre persone si sono adoperate in vario modo per starci vicino e dare una mano. Non mancheranno certo occasioni per ricordarle e ringraziarle una ad una».
E sabato 2 a Gonars, paese di origine di Gianpaolo che ora risiedeva a Prestento di Torreano, le campane sono suonate a festa per celebrare il suo ritorno a casa.