TRIESTE Non se ne vanno da Trieste senza essersi scattati almeno un selfie sul Molo Audace. Incuriositi dai piatti di “porzina”, o più educatamente “porcina”, ne restano conquistati. Vengono rapiti dagli scorci mozzafiato dell’architettura neoclassica e da quelli che alternano mare e Carso, benché non nascondano le loro perplessità per l’estetica del santuario di Monte Grisa. Alla fine salutano entusiasti e promuovono la città, tranne che per il traffico e la scarsità di parcheggi. Ecco il ritratto dei “turisti-tipo” che in questo periodo - e ieri, nella prima domenica di luglio, se n’è avuta la riprova - stanno gratificando Trieste riempiendo piazze, strade e luoghi-simbolo. Ma come passano le loro giornate di vacanza nella nostra città? Cosa visitano? Cosa comprano. Cosa apprezzano? E cosa, invece, detestano?
Mostre e musei
Nei siti di carattere culturale, di questi tempi, il loro “peso specifico” è decisamente importate. Basti pensare che nei Musei civici, che «avevano contato 650 mila visitatori nel 2019 e 190 mila nel 2021, a fine maggio di quest’anno se ne registravano già 220 mila: un dato che fa ben sperare e che conferma una ripresa solida degli arrivi e dell’interesse per la proposta museale», osserva l’assessore Giorgio Rossi. Visitando i Musei civici, non mancano di passare per il Castello di San Giusto, dove apprezzano l’orto lapidario e l’armeria, ma quello che li lascia di stucco è la vista che regalano i bastioni. La mostra “Monet e gli Impressionisti in Normandia” al Revoltella ha appena chiuso con 57 mila presenze (“I love Lego” al Salone degli Incanti, ritenuta in precedenza una delle più visitate, ne aveva raccolte 52 mila) mentre quella su Frida Calho (sempre all’ex Pescheria) per ora ne conta circa 30 mila. «Si riscontra una buona partecipazione dei turisti anche alle proposte di “Trieste Estate”, specialmente ai concerti», aggiunge Rossi.
Come si muovono e cosa non piace
Per raggiungere alcuni siti di interesse turistico, ma anche il ristorante piuttosto che l’albergo, i turisti usano prevalentemente il bus, ma anche il taxi. Chi arriva in auto «la sistema in un parcheggio e non la muove fino alla ripartenza, visto che un po’ tutti restano allibiti dal traffico caotico e infastiditi dalla difficoltà di trovare un posto», testimonia il presidente di Radio Taxi Antonio Chersi. In parecchi, poi, hanno la bici al seguito. E con essa si muovono tra il centro, il Carso e Muggia. «Piace molto la possibilità di partire da Trieste e raggiungere Muggia con il Delfino Verde per poi rientrare in bici o viceversa», racconta la vicepresidente della Delfino Verde Navigazione Bianca Jurcich: «L’idea di poter attraversare il Golfo con la motonave li affascina. Utilizzano molto i nostri mezzi per raggiungere tanto Barcola e Grignano quanto Muggia». Per rendere l’idea Jurcich spiega che nel solo mese di giugno la Trieste-Muggia ha raggiunto i 15 mila passeggeri, con mille bici a bordo: «Lungo i tragitti girano dei video, scattano foto, si godono il panorama e, in molti casi, prendono contatti per poter tornare e noleggiare la motonave per il rinfresco di un matrimonio o una cena aziendale». E, a proposito di nozze, sono sempre più numerosi gli austriaci che decidono di sposarsi a Trieste. Oltre al traffico snervante e all’assenza di posteggi, alcuni turisti giunti per la seconda volta a Trieste nel giro di pochi anni non tollerano la prolungata assenza del tram: la vicina edicola continua a essere tempestata di richieste sulla ripartenza.
Mangiare e bere
E quando si tratta di mettere qualcosa sotto i denti? «Chiedono di poter assaggiare qualcosa di tipico, e allora noi prepariamo loro un piatto misto di carni – racconta Paolo Polla, titolare del buffet Da Pepi – e spesso restano incuriositi dal termine “porcina”. La vogliono provare. E ciò riguarda soprattutto i turisti italiani, che ai tavoli del nostro buffet quest’anno sono più numerosi degli stranieri». Ah sì: ad affascinarli è anche il kren grattuggiato. «Amano assaggiare i vini del Collio e del Carso e in queste giornate afose austriaci, tedeschi e anche ungheresi pasteggiano a rosè», rileva Bruno Vesnaver, che li accoglie fra la trattoria Da Giovanni e l’Antica Ghiacceretta. Alla scoperta di cibi genuini e inediti locali, dove ci si possa sentire a tavola un po’ come nel giardino sotto casa, non pochi fanno tappa nelle osmize, dove «apprezzano l’ampia scelta di salumi e formaggi prodotti direttamente da noi», spiega Gregor Budin, titolare dell’omonima osmiza a Sales: «Si informano sul vino che produciamo e molte volte lo acquistano, chiedendo anche riferimenti per un ordine a distanza». E i gelati? «Assaggiano un po’ di tutto, ma se possono sedersi a un tavolino si fanno servire una coppa gigante, la classica Berlina, con tanta panna», raccontano dalle gelaterie del centro.
Faro, Grotta Gigante e val Rosandra
«Non abbiamo ancora raggiunto i numeri del 2019 – constata a propria volta il personale del Magazzino delle Idee, che gestisce le visite al Faro della Vittoria – ma notiamo un incremento costante degli arrivi. E l’estate è ancora lunga». Molti turisti scoprono poi la possibilità di vistare il Faro grazie alla Fvg Card, visto che all’infopoint di piazza Unità consegnano la lista delle strutture convenzionate dove è possibile entrare gratuitamente o godere di alcuni sconti. Alla Grotta Gigante, invece, diversi turisti italiani arrivano «stimolati dai figli che l’avevano visitata durante una gita scolastica», evidenzia Maria Pia Zai, guida della Società Alpina delle Giulie-Sezione di Trieste del Cai: «Tutti, dopo i primi 100 gradini, quando la grotta si apre, esclamano “ohhh!”. E iniziano a scattare foto e girare video. Notiamo nei visitatori un rinnovato entusiasmo, si respira l’atmosfera pre-Covid e alla fine molti ci ringraziano per come vengono curate le visite e le spiegazioni». I turisti che amano le escursioni nella natura non si privano inoltre di una puntatina in Val Rosandra, con sosta al Rifugio Premuda. «Ne accogliamo ogni giorno», testimonia Diego Hudorovich mentre si appresta a consegnare due birre a un tavolo: «Si riposano, si rilassano e si godono la bellezza che li circonda».
Le curiosità
«Vanno pazzi per gli scorci, i panorami, la vista mare: quando durante una visita scendiamo da San Giusto, arrivati in via Rota si fermano sempre rapiti da quella vista sulla città», riscontra Francesca Pitacco, presidente dell’Associazione guide turistiche Fvg. Tappa obbligatoria per chiunque metta piede a Trieste è il Molo Audace. Uno dei punti più fotografati. E da cosa restano incuriositi ammirando da lì il panorama? «Dal santuario di Monte Grisa», ammette Pitacco: «Mi chiedono cosa sia quella strana struttura, e quando rivelo che è un santuario restano basiti. Sorridono quando spiego che per i triestini ha la forma del formaggino. E loro, divertiti, esclamano: “Ah, like Parmesan!”».
I souvenir
«Le calamite restano il souvenir più gettonato», garantisce Licio Bossi del negozio di via Rossini “Quel Giorno a Trieste”: «Tra il mio punto vendita e quello gestito da mia moglie in via Einaudi in questi giorni ne vendiamo circa 500 al giorno. Comperano anche molte cartoline. E le classiche palle di vetro con la neve». In valigia, comunque, molti infilano anche un dolce tipico o una bottiglia di Pelinkovac. E pure qualche radice di kren.—