Il caso del 37enne georgiano Vakhtang Enukidze, mantenuto al Centro di permanenza per il rimpatrio di Gradisca d’Isonzo, deceduto il 18 gennaio 2020 a causa di un edema polmonare e cerebrale, approderà in udienza preliminare. La Procura di Gorizia, infatti, concluse le indagini, ha richiesto i rinvii a giudizio. Nei confronti di Simone Borile, 52 anni, padovano all’epoca direttore del Cpr, e dell’operatore che quella notte era in turno al centralino della struttura, al fine di raccogliere le chiamate di emergenza provenienti dalle stanze degli ospiti. Per entrambi l’ipotesi di accusa è quella di omicidio colposo, ai sensi dell’articolo 589 del Codice penale. Un’indagine, coordinata dal pubblico ministero Paolo Ancora, per la quale la Procura ha posto particolare attenzione in virtù della portata dell’evento, inserito in un contesto tanto delicato quanto complesso nell’implicare il tema dei flussi immigratori e le modalità di gestione dei migranti nell’ambito delle strutture di contenimento. Il tempo trascorso dal fatto fino alla conclusione delle indagini dà la misura del tenore della vicenda, assurta a livello nazionale e per la quale era intervenuto il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, Mauro Palma, incarico di nomina presidenziale. Garante che ora nell’ambito del procedimento rientra tra le persone offese, rappresentato dall’avvocato Riccardo Cattarini. Lo Stato, dunque, è “sceso in campo” con la più ampia tutela dei diritti. Parti offese sono anche i familiari della vittima, i genitori e una sorella, assistiti dall’avvocato Pietro Romeo del Foro di Reggio Calabria. Con il trasferimento del pm Ancora, il fascicolo è stato trasferito in carico al Laura Collini, procuratore facente funzioni.
Quanto è stato ricostruito dalla Procura induce alla riflessione circa la gestione della sicurezza nelle strutture Cpr. In particolare in ordine alle cause di morte ipotizzate e al susseguirsi dei fatti: Vakhtang Enukidze aveva manifestato problemi respiratori dalle prime ore della notte e i compagni di stanza avevano chiamato, via citofono, per segnalare la situazione. Il soccorso, ipotizza sempre la Procura, era giunto solo alle 10 del mattino. Il georgiano era deceduto per edema polmonare e cerebrale, legati a sostante stupefacenti, viene ancora sostenuto. La contestazione di omicidio colposo fa riferimento ad atti omissivi. Nei confronti di Borile rispetto alla vigilanza h24 del personale addetto al centralino della struttura, secondo il Piano di emergenza ed evacuazione in dotazione alla Edeco Cooperativa Sociale Onlus, all’epoca gestore del Cpr, considerando anche ulteriori mansioni assegnate. Nei confronti del centralinista in servizio quella notte, l’ipotesi di omissione riguarda l’attività di presidio, nel momento in cui giungono le chiamate di emergenza. L’udienza preliminare davanti al Gup, Carlo Isidoro Colombo, è prevista a fine estate, salvo eventuale ricalendarizzazione. I difensori degli indagati sono l’avvocato Giorgo Gargiulo del Foro di Padova, che rappresenta Borile, nonché gli avvocati Fiorella Mammana e Mattia Basso, sempre del Foro di Padova, per il centralinista.
La Procura, dunque, ha profilato un quadro preciso di quanto sarebbe accaduto, a fronte di una vicenda che aveva calamitato l’attenzione generale, tanto da investire il Garante nazionale, unitamente all’interesse dell’ambasciatore di Georgia in Italia, Konstantine Surguladze affinché si facesse piena luce. Un evento attraversato da interrogativi, avvolto da innumerevoli ipotesi e altrettanti dubbi, nell’assumere una valenza anche politica.
Alla luce della richiesta di rinvio a giudizio, l’avvocato Cattarini ha argomentato: «Le approfondite indagini della Procura della Repubblica di Gorizia hanno accertato elementi di grande preoccupazione. Anche da un punto di vista generale, indipendentemente da questo procedimento, non è tollerabile che per delle persone che sono comunque soggette ad una sorveglianza dello Stato, sia possibile il consumo di stupefacenti e che la sorveglianza possa non essere tale da rendere necessari soccorsi tempestivi. Sarà naturalmente il Tribunale a decidere, ma mi sembrano situazioni su cui, in ogni caso, sia opportuno un immediato intervento».—
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