Entrate in servizio venerdì le quattro Unità di continuità assistenziale che sostituiscono le Usca: «Compiti ampliati e stipendi giù, la Regione scarica il problema». Lo Smi invoca il cambio di rotta
TRIESTE C’è subito un intoppo alla partenza delle Uca, le Unità di continuità assistenziale che dal primo luglio hanno preso il posto delle Usca. Il nodo è quello della paga. Di fatto, quasi dimezzata: dai 40 euro lordi all’ora delle Usca ai 23 delle Uca. «Non ce l’aspettavamo – dice il responsabile delle Uca di Trieste Francesco Pulvirenti –. Asugi ci aveva assicurato che il compenso sarebbe stato simile al precedente e invece una nota dell’ultima ora della direzione centrale Salute ci ha informato della riduzione. I turni sono fissati fino a domani, martedì, e fino a quella data, responsabilmente, garantiremo il servizio. Ma, se non cambiano le cose, siamo pronti alla sospensione dal giorno dopo».
Come annunciato dal direttore generale di Asugi Antonio Poggiana, da venerdì sono entrate in servizio quattro Uca sulle 12 ore, dalle 8 alle 20, di cui due a Trieste, una a Gorizia e una a Monfalcone. Ma, rispetto a quanto si aspettavano i medici, le cose sono cambiate. Pulvirenti cita infatti la nota a firma della direttrice centrale Gianna Zamaro, indirizzata alle tre Aziende sanitarie del Friuli Venezia Giulia e alle organizzazioni sindacali dei medici di medicina generale. Un testo in cui si ricordano i contenuti del Dm 77 pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 22 giugno, lì dove si dispone il passaggio dalla gestione in capo alle Usca, attivate a inizio pandemia nel 2020, a quella delle Uca, Unità che fanno parte di un percorso post Covid per l’assistenza territoriale (sostenuto dai fondi del Pnrr) e che vengono definite come «équipe mobile distrettuale per la gestione di situazioni e condizioni clinico-assistenziali di particolare complessità e di comprovata difficoltà operativa di presa in carico sia a carico di individui che di comunità».
L’Uca afferisce al Distretto, scrive ancora Zamaro, ed è composta da un medico e un infermiere. Infermiere che non c’è, al momento, sottolinea Pulvirenti, che aggiunge: «In due ore, venerdì scorso, ho fissato i turni, con il coinvolgimento di una ventina di persone su Trieste. Altrettanto sono previste in provincia di Gorizia». La sorpresa riguarda il compenso. Non i più 40 euro lordi orari per l’attività delle Usca negli anni della pandemia, ma 23,39 euro. Riconoscimento insufficiente, secondo Pulvirenti, «per il solo fatto che le Uca non sono impegnate sulle carta solo sul fronte Covid, ma hanno mansioni su un ampio spettro dell’assistenza territoriale: dalle dimissioni Rsa alle visite domiciliari per pazienti fragili».
La nota della direzione centrale sconcerta anche lo Smi. «Mentre Asugi prova a organizzare con le Uca, seppur tardivamente, un servizio che in sostanza prolunga l’attività delle Usca, indispensabile in pieno picco pandemico – scrive il segretario regionale Lorenzo Cociani –, dalla Regione arriva come doccia fredda una nota che, mentre amplia i compiti, prevede un dimezzamento della retribuzione dei medici impiegati nel servizio». L’assessore Riccardi spiega che si tratta dell’applicazione di norme nazionali, ma Cociani aggiunge: «Parliamo della metà di quanto già proposto per i prossimi mesi dalla azienda sanitaria, decretando così la morte annunciata del servizio: la drammatica carenza di medici, nota e da tempo segnalata, insieme al taglio della retribuzione renderà impossibile trovare i professionisti necessari a coprire i turni. Mentre sentiamo tutti riempirsi la bocca sulla necessità di rafforzare il sistema territoriale, la Regione decreta la fine di uno dei servizi che più si è dimostrato utile negli anni della pandemia, scaricando il problema sugli altri attori del sistema sanitario, sulle aziende sanitarie e, soprattutto, sui cittadini». —