Quello «di cittadinanza» ha tamponato alcune situazioni. Ma solo il lavoro potrà ridurre davvero gli indigenti in Italia.
Per l’inflazione che riguarda assai di più le famiglie con redditi molto bassi e con una propensione al consumo più alta di quelle con redditi medio-alti. La povertà assoluta si misura appunto sui consumi, ovvero la capacità di ogni famiglia di acquistare beni e servizi essenziali per i quali non è possibile «tirare la cinghia» perché riguardano il cibo, l’affitto, le cure e non ultimo il riscaldamento. La cinghia si può tirare sui beni non indispensabili, ma mai e poi mai su quelli indispensabili per vivere.
In questo caso significa superare - verso il basso - la soglia di povertà assoluta, al di sotto della quale non c’è più la possibilità per le famiglie di rispondere ai bisogni essenziali. Non occorre essere economisti per capire che l’inflazione colpisce prima di tutto chi appartiene alle fasce di reddito più basse; chi fa la spesa nei mercati rionali e ha come punti di riferimento per i suoi acquisti gli ambulanti; e questi ultimi devono, a loro volta, tirare la cinghia dei loro guadagni, ridurre il personale e, per ultimo, come scappatoia finale, ritoccare in alto i prezzi. Ma solo in modo limitato perché, facendo altrimenti, non comprerebbe più nulla nessuno. E anche loro si troverebbero nella stessa situazione.
Secondo l’Istat, in Italia la povertà che riguarda gli anni 2020 e 2021 è rimasta abbastanza stabile, ma ciò non toglie che sia rimasta ai massimi storici: 1,9 milioni di famiglie (7,5 per cento) e 5,6 milioni di persone (9,4 per cento) tra i quali ben 1,4 milioni di minori (14,2 per cento). Nel post-pandemia si sperava di poter registrare un calo della povertà: tutti avevamo immaginato che con la ripresa ci sarebbe stato un incremento dei redditi, soprattutto per le fasce medio-basse, e che la risalita consentisse a questi ceti la possibilità di non comprimere più i consumi essenziali. Così non è stato. Ha detto giustamente Stefania Tomasini, senior partner di Prometeia: «Le famiglie con redditi medio-alti potranno aumentare i consumi o intaccare i risparmi accumulati senza modificare lo stile di vita. Quelle nelle fasce di reddito basse non possono comprimere i consumi essenziali e rischiano di scivolare in povertà».
E non deve neanche meravigliare che al Nord la quota delle famiglie in indigenza assoluta sia scesa nel passaggio 2020-2021 dal 47 per cento al 42,6, mentre al Sud e nelle isole sia salita dal 38,6 per cento al 42,2. È noto che nelle regioni del Nord sia più agevole trovare un lavoro: ma colpisce comunque il fatto che, tra qui e il Meridione con le isole, la differenza dei dati sulla povertà assoluta sia appena dello 0,4 per cento. Nulla. Evidentemente gli effetti dell’inflazione sono ciechi nei confronti della geografia e della collocazione territoriale e, in questo caso, non cambia l’entità del problema.
Non c’è dubbio che il Reddito di cittadinanza, pur non avendo «abolito la povertà in Italia» come ebbero a dire i Cinque stelle, abbia giocato un ruolo nel biennio 2020-2021 poiché, ci dice l’Istat, nel 2019, ovvero nel primo anno dell’assegno, il tasso di povertà si è ridotto dal 7 al 6,4 per cento portandosi ai livelli del 2013. Però, come afferma l’economista di Ref Ricerche, Fedele De Novellis: «Per essere efficace è necessario che questa misura non generi persistenza nella povertà, anzi contribuisca a uscirne con il lavoro».
Modestamente è la tesi che sosteniamo, e abbiamo espresso dubbi sul Reddito sin dai tempi della sua adozione frettolosa: dicevamo che avrebbe contribuito ad alleviare la condizione di povertà di molti, ma non avrebbe funzionato - e così è stato - per il reinserimento nel mercato del lavoro di chi fruisce della misura. Questa è una falla gravissima sia per questioni economiche sia per quelle che attengono alla dignità della persona: si ottiene maggiore dignità lavorando che venendo assistiti dallo Stato. E tutto questo testimonia anche un’altra cosa: l’incapacità dell’Italia, ma specialmente dell’Europa, di mettere in campo strategie capaci di strappare le persone alla povertà, sia attraverso aiuti economici alle famiglie e alle imprese, sia creando condizioni più favorevoli - particolarmente in campo fiscale - per creare nuova occupazione. n
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