TRIESTE Claudio Giacomelli è scuro in volto quando entra nell’aula del Consiglio dalla porta del pubblico. Il segretario provinciale di Fratelli d’Italia si rivolge al suo gruppo e agli assessori con un «via!» perentorio, accompagnato da un gesto inequivocabile: il primo partito di maggioranza lascia l’aula. È il momento culmine delle recenti tensioni nel centrodestra, andato in scena a sorpresa durante la seduta di ieri pomeriggio, per il quale ora FdI chiede una verifica di maggioranza. Il dissidio stavolta verte sulla mancata nomina della candidata dei meloniani al curatorio del museo Revoltella, la fumettista Paola Ramella, cui son mancati voti alleati.
Quella di ieri doveva essere una seduta di ordinaria amministrazione, non c’è neanche il sindaco Roberto Dipiazza. Dopo la fase delle domande d’attualità si dovevano votare le nomine per il curatorio del Revoltella e per la commissione della Risiera di San Sabba (vedi articolo a parte). Sul Revoltella s’è aperto il nuovo capitolo degli screzi iniziati nelle settimane scorse con la spaccatura sulla sezione slovena dell’asilo di San Giovanni, e proseguite nell’ultima capogruppo quando FdI ha sostenuto la proposta di Adesso Trieste sulle pedonalizzazioni.
Questa la dinamica. Il presidente Francesco Panteca invita l’aula a votare, e ne escono sette nomi di varia afferenza politica: al primo posto la consigliera Manuela Delich (non nuova a incarichi nel settore), seguita da Giorgio Bonivento, Massimo Premuda, Corrado Pagliaro, Walter Chiereghin e Marianna Accerboni. Quest’ultima arriva a pari merito (10 voti) con altre due candidate, una delle quali è la fumettista Paola Ramella. Il regolamento dice però che in caso di parità la nomina va alla più anziana, in questo caso Accerboni.
I consiglieri di Fratelli d’Italia accolgono l’esito del voto con un momento di smarrimento. Ramella è una loro ex candidata e un nome importante per la loro area politica. È il nome su cui – spiegherà poi alla stampa il capogruppo Marcelo Medau – i meloniani erano convinti di essersi accordati con il resto della maggioranza. Il capogruppo di Forza Italia Alberto Polacco nega che un accordo in materia esistesse. Parlando con altri esponenti di maggioranza, va detto, risulta che un qualche accordo ci fosse, come di solito avviene.
Tempo un quarto d’ora e s’affaccia all’aula il segretario e consigliere regionale, dà il segnale della ritirata sull’Aventino e se ne va. Gruppo e assessori lo seguono. Commenta Giacomelli: «Una vergogna assoluta. Per la seconda volta in due consigli vediamo gli alleati che si mettono d’accordo per pugnalare alle spalle Fratelli d’Italia con una logica che è davvero incomprensibile se non in base a logiche romane. A questo punto Fratelli d’Italia ritira la propria delegazione dalla giunta e dal Consiglio fino a una verifica di maggioranza. Ci dicano se vogliono fare maggioranza con il Pd come a Roma e facciamola finita». Conclude: «Teniamo a precisare che siamo convinti che il sindaco Dipiazza sia completamente estraneo a queste manovrine».
Il presidente prova a far riprendere i lavori, ma molti consiglieri, anche d’opposizione, non sono ancora rientrati. Anche la maggioranza a quel punto lascia l’aula in segno di protesta e a Panteca non resta che constatare il venir meno del numero legale. Commenta il capogruppo Pd Giovanni Barbo: «Per quanto tempo andrà avanti questa sceneggiata? Trieste ha bisogno di una guida compatta, con una visione chiara della direzione in cui si vuole andare. Esattamente il contrario di quanto sta succedendo». Il capogruppo di At Riccardo Laterza lamenta il non aver potuto votare le mozioni su pedonalizzazioni e Triestina: «Per colpa dei continui litigi nella maggioranza l’aula non è stata messa nelle condizioni di lavorare».
