Il Comune di Pavia applica sanzioni fino 500 euro per il divieto di balneazione, ma molti sfuggono ai controlli
PAVIA. I cartelli ci sono e li abbiamo installati con l’avviso del pericolo di annegamento in cinque lingue. I vigili fanno controlli sul fiume, ma più di tanto non siamo in grado di fare». Pietro Trivi, assessore alla Polizia locale, spiega che per prevenire tragedie come quella di domenica, quando un 41enne è morto annegato, i comportamenti individuali sono fondamentali.
Le contravvenzioni
Lungo tutto il corso del Ticino e per tutto l’anno è in vigore il divieto di balneazione. Sia per motivi igienico sanitari che per una questione di sicurezza. Chi vìola questo divieto e decide comunque di farsi una nuotata nel fiume azzurro rischia una multa compresa tra i 100 e i 500 euro, in base all’articolo 76 del regolamento di polizia urbana di Pavia. Il problema sono i controlli, poco compatibili con l’organico della polizia locale che, comunque, dispone anche di una barca e di un nucleo fluviale.
Lo scorso anno, dopo che due giovani avevano perso la vita nelle acque del fiume, la polizia locale aveva controllato “a tappeto” le sponde del fiume e fatto sette multe in una giornata. Ma il territorio da controllare, per quanto riguarda il coro del fiume nel Comune di Pavia è davvero molto esteso e la Polizia locale non ha abbastanza agenti.
I cartelli
Dallo scorso mese di ottobre, l’amministrazione comunale ha anche installato la nuova cartellonistica: venti cartelli in alluminio 40 per 60 centimetri con la scritta “divieto di balneazione” in inglese, spagnolo, francese e arabo, otto targhe quadrate 90 per 90 centimetri con la scritta “pericolo di annegamento”, venti pali e 56 supporti per la cartellonistica.
Dunque il rischio a immergersi nelle acque del fiume è ben evidenziato, anche se non tutti comprendono sino in fondo le dinamiche di un fiume, decisamente diverse rispetto al mare o al lago. A Vigevano, invece, i cartelli multilingua in alcuni punti molto frequentati mancano.
La corrente
Chi conosce il Ticino sa che è possibile incontrare all’improvviso buche anche molto profonde. Chi vi scivoli dentro viene schiacciato sul fondo dalla corrente ed è questo il motivo per cui, tante volte, chi sprofonda nell’acqua non riesce più a guadagnare la sponda.
Nel tragico caso di domenica, probabilmente la corrente c’entra fino a un certo punto, considerato che anche Ticino sta soffrendo della siccità che caratterizza tutto il territorio regionale. Però non bisogna scordare che, a causa della differenza di temperatura, si può perdere temporaneamente coscienza e sprofondare nell’acqua.
Tornando ai controlli, Massimo Braghieri, consigliere del Parco del Ticino con delega alla vigilanza, spiega: «Noi, come ente, abbiamo competenze diverse rispetto alla balneazione, più spostare verso la tutela dell’ambiente e della biodiversità. I controlli veri e propri e l’applicazione delle multe, spettano agli agenti di polizia locale dei Comuni attraversati dal fiume. Certo, questo non significa che il nostro personale ignori la questione. Tante volte i nostri guardaparco o le Gev, le guardie ecologiche volontarie, danno consigli alle persone sulle sponde, spiegando come sia vietato e pericoloso entrare in acqua. Ma le multe vere e proprie non le possiamo fare».
Insomma, se gli enti locali applicano leggi e regolamenti, vi sarebbe ancora tanto da fare sul fronte della comunicazione, per spiegare, anche a chi arriva da lontano, che con il fiume non si scherza.