CARPI Metti una mattina a colazione con gli afghani che sono arrivati nelle Terre d’Argine dopo la turbolenta presa del potere da parte dei talebani nel loro Paese d’origine.
Un’occasione per conoscere da vicino i rifugiati ospitati tra Carpi e Rovereto tramite la condivisione di piatti tipici preparati da loro: è stata questo e tanto altro la ricca colazione preparata e offerta dagli afghani a Borgofortino, sede dei servizi sociali, ieri mattina.
Sono 31 gli afghani sul territorio, tra i quali più donne che qui hanno la possibilità di studiare. Un’opportunità che, dopo la conquista del potere da parte del regime repressivo dei talebani, non sarebbe più stata concessa loro.
«Abbiamo deciso di ampliare il nostro progetto di accoglienza sul nostro territorio per i cittadini afghani che hanno collaborato con l’Esercito e che fuggivano, purtroppo, dalla situazione che conosciamo nel loro Paese d’origine – spiega l’assessore Tamara Calzolari – Si tratta di 31 persone, tra Carpi e Rovereto. Per noi è molto importante dare una risposta di accoglienza a questi nuclei per non lasciare solo chi fugge dalla guerra. Non si tratta solo di un tetto e delle necessità primarie, ma anche dell’accompagnamento socio sanitario, dell’apprendimento dell’italiano e presto ci sarà anche un percorso di accompagnamento lavorativo».
Tra i numerosi afghani a Borgofortino c’è anche Sara, nome di fantasia perché i rifugiati non possono essere identificati, a loro tutela, visto che sono ricercati dopo essere fuggiti dal regime dei talebani.
Sara è il simbolo di tutto quanto sarebbe stato negato a una donna dal governo talebano e che ora, in Italia, può invece esprimersi. «Studio Ingegneria al Politecnico di Milano – racconta – Oggi siamo qui per celebrare la giornata del rifugiato e desidero ringraziare le Terre d’Argine per averci accolti e invitati qui. Con la caduta del governo afghano i talebani si sono insediati e il nostro popolo è dovuto fuggire in Canada, Germania, Italia, Stati Uniti... Io e la mia famiglia siamo stati da subito sostenuti dal governo e dai soldati italiani. Grazie anche alla cooperativa Il Mantello e a tutti coloro che ci hanno accuditi, proprio come quando un bimbo nasce e viene accudito. Siamo stati aiutati nella scuola, nell’imparare l’italiano, nella casa e in altre cose non meno importanti, come il corso di cucito. Potrebbe sembrare normale, in realtà non era assolutamente scontato questo».
Mentre la tavola viene imbandita con specialità tipiche come bolani e riso basmati cucinato all’afghana, Sara spiega che studiava «giornalismo all’università in Afghanistan prima dei talebani, ma non ho finito perché si è insediato il nuovo governo. In Italia ho iniziato a studiare la lingua, poi mi sono iscritta all’università. Siamo qui dal 23 agosto».
La coordinatrice Lisa Severo spiega che i tre nuclei famigliari sono sistemati «in appartamento e la cooperativa di riferimento è Caleidos. Il progetto di cui fanno parte è Sai: Sistema asilo integrazione». l
