Un uomo è indagato per induzione al matrimonio, minacce e sfruttamento La vittima si è costituita parte civile: la richiesta è che si indaghi per il reato di tratta
MODENA È stata costretta a sposarsi ed è arrivata in Italia con un obiettivo, per i suoi sfruttatori: quello di prostituirsi.
Il caso è approdato nelle aule del tribunale di Modena e ha acceso i riflettori su un fenomeno tanto diffuso quanto difficile da debellare quello dello sfruttamento della prostituzione.
A carico dell’imputato in questione, infatti, figurano più reati. Ieri mattina è stata presentata l’opposizione all’archiviazione da parte dell’avvocato difensore della parte civile, Francesca Cancellaro del Foro di Bologna. A costituirsi parte civile è una tunisina, vittima, secondo l’accusa di più reati. Tra questi, c’è l’imputazione che fa riferimento all’articolo 558 bis del codice penale, ovvero la costrizione o induzione al matrimonio.
«Chiunque, con violenza o minaccia, costringe una persona a contrarre matrimonio o unione civile è punito con la reclusione da uno a cinque anni», recita il codice penale. Inoltre, a carico dell’indagato c’è anche il reato che fa capo all’articolo 612 del codice penale, ovvero le minacce, oltre alla legge che si riferisce alla lotta contro lo sfruttamento della prostituzione altrui.
La difesa della parte civile contesta, in particolare la qualificazione giuridica del reato. Si vuole, infatti, porre l’accento, con l’opposizione alla richiesta di archiviazione, sul fatto che questo è un caso di tratta, un reato più grave di quelli contestati. E l’intenzione è quella di farà sì che questi fenomeni non vengano sottovalutati.
Viene chiesto, quindi, che si dia una diversa interpretazione del fenomeno, oltre a un nuovo corso di indagini per inquadrare meglio il fenomeno nello specifico.
Il reato di tratta di esseri umani è infatti punito dalla legge 228 del 2003 con cui sono stati riscritti gli articoli presenti nel codice penale riguardanti la riduzione in schiavitù. La disciplina del traffico di esseri umani in Italia è prevalentemente frutto dell'attuazione della normativa elaborata in sede europea e delle convenzioni internazionali.
Le vittime di tratta di essere umani sono quei soggetti che non possono usufruire della libertà di muoversi prima di arrivare a destinazione, ma rimangono costretti a lavorare o comunque a provvedere ai bisogni dei trafficanti, siano essi di natura economica o sessuale. l