UDINE. Mentre a Roma si ragiona se e come rifinanziare il super ecobonus, in Friuli Venezia Giulia i privati continuano a programmare e a progettare le riqualificazioni dei palazzi pagate dallo Stato.
E anche se le banche non sono più in grado di acquistare i crediti, tutti sperano di veder ripartire la macchina a breve. Se non sarà così molti interventi rischiano di rimanere al palo.
Al 31 maggio, in Friuli Venezia Giulia sono stati autorizzati 4.351 interventi. Si viaggia a ritmi di circa 350 concessioni al mese. Al momento il totale degli investimenti ammessi in detrazione in regione ammonta a 574.518.094 milioni.
Le detrazioni previste a fine lavori sfiorano i 632 milioni di euro, mentre quelle maturate per i lavori conclusi non vanno oltre i 466.280.145 euro tutti a carico dello Stato.
Il report
Il report mensile pubblicato dall’Enea rivela che dei 4.352 interventi autorizzati finora solo 327 riguarda la riqualificazione dei condomini. A conferma che nei palazzi non è affatto facile convincere tutti i condomini a investire nel risparmio energetico. Soprattutto in questo momento che le banche hanno stretto i cordoni della borsa.
Il maggior numero di interventi finanziati al 110 per cento dallo Stato riguarda gli edifici unifamiliari (2.749) seguiti da 1.276 unità immobiliari indipendenti. L’investimento medio stimato nelle singole tipologie di immobili raggiunge gli 80.101 euro per le villette, 583.795 euro per gli edifici unifamiliari e 102.367 euro per i condomini.
Al momento l’investimento per i lavori conclusi ammessi in detrazione si attesta a 423.891.041 euro. Le detrazioni previste alla chiusura di tutti i cantieri aperti salgono a 631.969.904 euro.
Rispetto ai mesi precedenti non si rilevano picchi di alcun genere, l’aumento delle domande accolte è stabile: da fine gennaio sono state autorizzate 1.432 richieste di finanziamento.
Tra sospensioni, proroghe, e rinvii la corsa al superbonus si sta rivelando una corsa a ostacoli che ora deve fare i conti anche con l’esaurimento dei fondi statali.
I fondi
Il valore complessivo delle richieste ricevute finora supera quello delle risorse stanziate dal Governo. A fine maggio risultavano prenotati lavori ammessi all’agevolazione per 33,7 miliardi contro i 33,3 miliardi stanziati.
Tant’è che il ministro per lo Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, non ha escluso una possibile razionalizzazione dei bonus. Quello che si vuole evitare è l’aumento delle tasse per finanziare il super ecobonus.
A tutto ciò, come detto, si aggiungono le difficoltà delle banche a finanziare gli interventi dopo aver raggiunto la massima capacità dei plafond. Non solo: sulle pratiche già in corso, molti istituti di credito, a partire da luglio, applicheranno costi più elevati e quindi i crediti per i consumatori finali saranno in pratica “svalutati”.
Un esempio? Chi cederà un credito da 100 euro se ne vedrà rimborsare meno di 90. Alcuni istituti l’hanno già comunicato: «L’elevato flusso delle richieste pervenute» di cessioni di crediti edilizi «ha purtroppo comportato l’esaurimento della nostra possibilità di compensare» tali crediti, ha scritto Banca Intesa ai suoi clienti.
Tutto dipende da un meccanismo stabilito per legge: gli operatori del mercato hanno «un vincolo di compensazione» che li obbliga ad avere crediti fiscali, come quelli edilizi, non superiori al livello di imposte e contributi versati dalla banca.
Intesa ha raggiunto questo limite, e molte altre sono sulla stessa strada. Con la conseguenza che l’acquisizione dei crediti, già resa complicata nei mesi scorsi dai diversi limiti imposti alle cessioni multiple, si sta fermando di nuovo per tutti. Banca Intesa spiega che potrebbe «riacquistare operatività» in tale ambito «qualora il contesto normativo dovesse cambiare». Il tema resta al centro delle valutazioni che potrebbero rallentare l’apertura dei cantieri.
Il dibattito politico
La questione sarà affrontata in sede di conversione del decreto Aiuti, che ha ricevuto migliaia di emendamenti. Si punta a riattivare il meccanismo inceppato di cessione dei crediti.
Per aggirare il problema dello spazio fiscale esaurito, il M5s propone, per i crediti oggetto di acquisto successivamente al primo gennaio 2022, la possibilità per banche e assicurazioni «di un ulteriore utilizzo» per sottoscrivere le emissioni di Buoni del Tesoro poliennali con scadenza non inferiore a 5 anni.