la storia
Anche in Oltrepo Pavese debutta per la prima volta lo “spumante sommerso”: sono state recuperate nei giorni scorsi, infatti, duemila bottiglie di Pinot nero, immerse un anno fa nelle acque del lago di Como.
Anche le bollicine oltrepadane, quindi, hanno deciso di provare questa innovativa tecnica di affinamento, già sperimentata da altre zone spumantistiche d’Italia come Trento e il Veneto. A fare da apripista sul territorio è stata l’azienda agricola Ca’ di Frara di Mornico Losana, il titolare Luca Bellani e la responsabile commerciale Veronica Barri.
La catasta di duemila bottiglie di spumante pas dosè (36 mesi sui lieviti), che debutterà a settembre sul mercato con il nome non casuale di Apnea, sono state recuperate a 15 metri di profondità dai sommozzatori di Lezzeno (vicino a Bellagio) e il primo assaggio è stato fatto con i titolari dell’azienda e i vertici del Consorzio, la presidente Gilda Fugazza e il direttore Carlo Veronese. Da qui il racconto di questa nuova avventura enologica per un’azienda spumantistica dell’Oltrepo pavese.
«È iniziato tutto come uno scherzo tra uomini e donne del lago di Como – racconta Bellani – Abbiamo deciso di mettere le bottiglie di spumante nel lago, ad una profondità, che varia dai 15 ai 17 metri, e ad una temperatura costante, che varia dai 12 agli 8/7 gradi d’inverno, quindi la temperatura ideale per la conservazione del prodotto».
La descrizione enotecnica prosegue: «Altri elementi che caratterizzano l’esperimento attuato con il nostro prodotto nel lago di Como sono ovviamente il buio e la posizione: visto che non era possibile appoggiare le bottiglie sul fondo, abbiamo pensato di ancorare delle gabbie alla parete con delle catene, scegliendo quella profondità ritenuta giusta e le abbiamo lasciate abbastanza libere di avere un loro movimento laterale, considerando anche che le correnti li variano continuamente, spingendo come i venti dalla montagna al lago e viceversa». Bottiglie sott’acqua in un contesto anomalo e unico per la storia produttiva delle colline oltrepadane.
A differenza dell’affinamento in cantina, inoltre, il movimento in acqua delle bottiglie, dovuto alle correnti, impedisce al vino di diventare nitido e il fondo di lieviti morti non precipita e non stratifica.
«È un progetto vinicolo dedicato a persone che credono nel vino e amano il territorio cercando nuovi stimoli per affinarne la qualità e l’immagine – conclude Bellani – Non avevamo un lago in Oltrepo per realizzare quest’idea e così Como, con il suo celebre lago, tra l’altro il più profondo d’Italia, ha dato una mano, profonda, per affinare queste bottiglie in modo molto particolare e speriamo con un risultato unico». —