Seggi aperti dalle 7 alle 23: sono 86 i comuni chiamati a rinnovare sindaco e consiglio. Cinque i quesiti sulla giustizia. In diretta i dato sulla partecipazione
VENEZIA. Seggi aperti nella sola giornata di domenica, dalle 7 alle 23, e quasi un milione di veneti alle urne - 966.511 inclusi i residenti all’estero - spalmati su 86 comuni (il 15,3% del totale) tredici dei quali con popolazione superiore ai 15 mila abitanti e perciò “indiziati” di ballottaggio il 25 giugno.
È un test amministrativo probante: include i capoluoghi di Verona, Padova, Belluno e un buon numero di cittadine di media dimensione dall’identità spiccata – Feltre, Abano, Vigonza, Jesolo, Marcon, Mira, Mirano, Santa Maria di Sala, Cerea, Thiene - simbolo del policentrismo nostrano, un reticolo urbano diffuso che esclude gli aggregati metropolitani e privilegia la “piccola patria” in ambito municipale.
Ci sono poi i cinque referendum sulla giustizia dove sono aventi diritto di voto tutti i residenti.
AFFLUENZA DEFINITIVA
Referendum Ampiamente fallito il quorum in tutta Italia, con un’affluenza che è stata solo del 19-23% in base ai primi exit poll. La consultazione quindi non produce effetti. Il Veneto in linea: ha votato solo uno su cinque.
Comunali Quando erano noti i dati relativi a poco più di un quinto degli 86 comuni gestiti dal Viminale, l’affluenza alle urne per le comunali in Veneto alla chiusura dei seggi andava collocandosi intorno al 51,53%, appena sotto il dato medio nazionale. Nelle precedenti comunali, quando si era votato in due giorni, l'affluenza era stata in Veneto del 58,79%. A Padova città solo un elettore su due ha deciso di votare per il sindaco, la metà degli elettori ha disertato le urne. Alla chiusura dei seggi è questo il dato chiaro dell'affluenza alle urne che si ferma attorno al 50% e registra un calo di 10 punti percentuali rispetto alle precedenti del 2017 e addirittura di 20 punti percentuali rispetto alle comunali del 2014.
AFFLUENZA ORE 19
Referendum Il dato parziale dell’affluenza alle 19 resta molto basso: per i cinque quesiti referendari ha votato il 18,48 per cento degli aventi diritto. A Padova città l’affluenza è attorno al 32% con lievi differenze tra i cinque diversi quesiti referendari.
Comunali Anche in questo caso partecipazione in calo rispetto alla precedente tornata: siamo sul 36,4% contro il 41%). Continua la débâcle dell'affluenza alle comunali di Padova, con ben otto punti percentuali in meno rispetto alle elezioni di cinque anni fa. Alle 19 è andato a votare il 36,65% degli aventi diritto al voto, pari a 60.511 padovani. Alla stessa ora nel 2017 l'affluenza era del 45,05%, con 73.839 padovani che erano già andati a votare, nell'ultima rilevazione quella delle 23 l’affluenza finale era poi stata del 60,77%.
AFFLUENZA ORE 12
Hanno votato ancora in pochi, secondo quanto registrato. In Veneto la percentuale per le Comunali si attesta al 16,8 per cento, in calo di due punti rispetto alla tornata elettorale precedente. Ancora peggio per i referendum, dove alle 12 aveva votato solo l’8.9 per cento.
Padova. Affluenza in calo alle Comunali di Padova alla rilevazione delle 12: quasi cinque punti percentuali in meno rispetto al 2017. Ai seggi è andato il 17,5% degli aventi diritto. Nel 2017 a mezzogiorno aveva votato il 22,2% degli aventi diritto, pari a 36.385 padovani. Anche cinque anni fa si è votato in un’unica giornata, dalle 7 alle 23, e l’affluenza finale era stata del 60,77%.
Ancora più bassa l’affluenza ai referendum perché c’è una quota di elettori che rifiuta le schede dei cinque quesiti sulla giustizia: a Padova città l’affluenza è attorno al 15% con lievi differenze tra i diversi referendum. In provincia il dato medio è poco sopra il 10%.
Belluno. A Belluno per le Comunali ha votato il 15 per cento degli aventi diritto, in calo di 2 punti percentuali rispetto alla tornata precedente
Verona. Nella città scaligera, che come Belluno rinnova anche il sindaco del Comune capoluogo, l’affluenza è in calo di due punti: è al 17 per cento
Treviso. Ha votato il 15 per cento, 2 punti in meno rispetto alla tornata precedente
Venezia. A Venezia ha votato il 16 per cento, con affluenza in calo di due punti percentuali
Vicenza. A Vicenza ha votato il 17 per cento, contro il 21 della tornata precedente.
Rovigo. Ha votato il 18 per cento degli aventi diritto, contro il 21 della tornata precedente.
IL CASO VERONA
La campagna elettorale (non indimenticabile, in verità) ha anteposto i focus amministrativi locali al confronto politico, salvo calamitare i big romani di ogni colore laddove la sfida è più agguerrita e maggiore la posta in palio.
È il caso di Verona, teatro di un rush a tre dal pronostico incertissimo. Qui, il sindaco uscente Federico Sboarina, esponente di Fratelli d’Italia spalleggiato dalla Lega, punta alla conferma: Giorgia Meloni e Matteo Salvini non gli hanno lesinato il sostegno ma il centrodestra scaligero è diviso, con Forza Italia schierata al fianco dell’evergreen Flavio Tosi, sindaco leghista dal 2007 al 2017 e poi espulso dal Carroccio, sostenuto anche dai renziani di Italia Viva e da un ventaglio di civiche. Escluso un verdetto al primo turno, tra i litiganti volano colpi proibiti, Sboarina è costretto a cacciare in extremis il candidato Luca Bagliani dichiarato “impresentabile “dall’Antimafia e, a dispetto della vocazione moderata e conservatrice della città, la circostanza offre opportunità insperate all’alfiere del centrosinistra Damiano Tommasi, ex calciatore e sindacalista del pallone.
DIVISIONI A BELLUNO
Coalizione lacerata anche a Belluno, stavolta sul versante opposto: la vicesindaco uscente Lucia Olivotto e il rappresentante dem Giuseppe Vignato si contendono il voto progressista mentre il campione paralimpico Oscar De Pellegrin è portabandiera di un centrodestra unito, con discrete possibilità di porre fine alla decennale amministrazione di sinistra nella capitale delle Dolomiti.
SFIDA TRA IMPRENDITORI
Last but not least Padova, dove la competizione è animata da due imprenditori civici: Sergio Giordani, espressione di una vasta coalizione a matrice dem con la benedizione del M55, cerca la conferma a Palazzo Moroni e gode ampiamente i favori della vigilia. Lo sfidante è Francesco Peghin, runner della coalizione moderata, tenta l’impresa pur scontando i malumori in casa leghista.
CINQUE QUESITI
Non solo comunali. Oggi i cittadini italiani sono chiamati a pronunciarsi anche sui referendum della giustizia.
I cinque quesiti proposti da Radicali e Lega riguardano questioni rilevanti quali legge Severino, misure cautelari, separazione delle carriere e valutazione dei magistrati, candidature al Consiglio superiore della magistratura; secondo gli osservatori, tuttavia, complessità delle tematiche, calo progressivo dell’affluenza alle consultazioni e dichiarata opposizione giallorossa, rendono improbabile il raggiungimento del quorum (50%+1) richiesto. Che altro? Serena domenica e buon voto.