La Techstar tra i pionieri della nuova tecnologia: entro il 2026 interesserà il 25% della popolazione
TAVAGNACCO. Gartner, multinazionale leader nella consulenza strategica, stima che entro il 2026 il 25 per cento della popolazione mondiale trascorrerà almeno un’ora al giorno nel metaverso.
Marco Zanuttini, che lo scorso anno ha fondato a Tavagnacco una start-up che proprio del metaverso fa il proprio core business, vede orizzonti temporali più ristretti.
«Dipende dai big, da Facebook e Google per esempio, e dalla loro capacità di arrivare al mercato delle tecnologie mirate ai consumatori – analizza–. Meta, il nuovo nome che non a caso si è data Facebook Inc. lo scorso anno, sta già esplorando diverse evoluzioni del proprio accesso al metaverso».
E gli «spazi tridimensionali dove gli utenti si muovono liberamente utilizzando degli avatar» (definizione non esaustiva liberamente tratta da Wikipedia) sono il pane quotidiano che mastica la squadra della TechStar, che Zanuttini ha fondato in piena pandemia, sfidando le incognite di una fase storica senza precedenti, consapevole di addentrarsi in un terreno ancora largamente inesplorato. Un contesto che fa del manager friulano una sorta di pioniere del metaverso in quest’angolo di Nordest.
Un punto di partenza: il metaverso non è futuro anteriore. È un futuro destinato a diventare presente in men che non si dica: «Basti pensare – rileva Zanuttini – che parecchie aziende friulane ci hanno già chiesto di occupare uno spazio in questa dimensione».
E per dimostrarlo ci conduce per mano nella meta-rappresentazione di una storica gioielleria del centro di Udine, dove un commesso virtuale ci accoglie e ci permette di scoprire le caratteristiche di un orologio in vetrina.
«Un nostro obiettivo è di portare sul mercato delle pmi competenze che altrimenti sarebbero confinate alle grandi aziende», spiega il ceo di TechStar.
L’azienda ha in agenda almeno un paio di presentazioni al giorno richieste da piccole e grandi aziende, ma anche enti di formazione, interessati a sbarcare nel metamondo: non male per un’infrastruttura tecnologica ai primi vagiti.
Ma come spiegare il metaverso a chi di tecnologia mastica pochino? Ci prova Zanuttini: «Anzitutto non possiamo parlare di realtà virtuale. Piuttosto di realtà alternativa.
Perché è un mondo che esiste indipendentemente dalla nostra presenza. È un luogo virtuale, ma che esiste perché ti dà il modo di interagire. Invece di visualizzare i contenuti, ci sei dentro: con la copia digitale di te stesso puoi partecipare a una riunione, visitare un autosalone, acquistare un gioiello, seguire una lezione».
Una citazione non casuale, quest’ultima: il team dell’azienda di Feletto Umberto (42 dipendenti, sedi distaccate a Pordenone e Milano) ha già sviluppato la metapresenza del Polo tecnologico Alto Adriatico di Pordenone, presentato nelle scorse settimane. Gli avatar degli studenti interagiscono con i docenti, che possono controllare, attraverso un sistema algoritmico, come gli studenti si relazionano ai contenuti formativi e tra di loro.
Ma come si accede al metaverso? Al momento attraverso App, browser o visori immersivi, in attesa che qualche player internazionale (chi ha detto Facebook/Meta?) metta a disposizione l’infrastruttura da utilizzare su vasta scala.
TechStar ha già sviluppato un sistema di navigazione in tre dimensioni che consente di orientarsi utilizzando smartphone e tablet, ma l’esperienza più immersiva si ha evidentemente utilizzando un visore e joystick per muoversi.
«Gli spazi vengono replicati fedelmente e la sensazione di muoversi è assolutamente verosimile», aggiunge Zanuttini.
Con orgoglio il fondatore di TechStar cita anche la collaborazione con l’Università di Udine, intessuta da una delle aziende del gruppo anche grazie all’interessamento dei professori Carlo Tasso, Giuseppe Serra e Salvatore Amaduzzi.
«Crediamo – indica ancora Zanuttini – che le cose che arrivano dagli Stati Uniti siano le migliori. In realtà, quello che facciamo nell’ambito dell’intelligenza artificiale all’Università di Udine è a livello degli atenei statunitensi, se non addirittura superiore: il problema è rappresentato dalla distanza tra le università e il sistema delle imprese».
La joint venture tra l’azienda di Tavagnacco e l’ateneo friulano prova a scalfire anche questo assioma tristemente consolidato nel nostro Paese. Ed è un fatto reale, più che virtuale. —