TREVISO. Le case ottenute evitando la graduatoria sulla base dell’emergenza abitativa. Sarebbe questo l’ambito nel quale indaga la Procura di Treviso nell’inchiesta per corruzione e abuso d’ufficio che vede coinvolto l’Ufficio Casa del Comune.
Un ambito delicatissimo e complicato che conta ben 300 assegnazioni negli ultimi sette anni; numeri che aumentano nel caso si vada più indietro (sarebbero state sequestrati fascicoli anche relativi al 2009).
La procedura
Le assegnazioni per “emergenza abitativa” sono procedure ammesse dalla norma – e giustamente – per far fronte a situazioni di immediata necessità o difficoltà di nuclei familiari residenti, in primis quelli in pendenza di sfratto in esecuzione. Sono normate e vincolate a una percentuale decisa dalla Regione che i comuni possono chiedere di alzare (Treviso l’ha fatto nel 2021 come molte altre amministrazioni), per il capoluogo è oggi fissata al 15% delle disponibilità. Le assegnazioni vengono decise dal dirigente di settore, ma la discrezionalità – come spiega il regolamento – è vincolata a una precisa serie di parametri atti a inquadrare l’effettivo stato di necessità di chi fa richiesta.
I numeri
Le assegnazioni con questa procedura son state 300, come detto, dal 2015 a oggi. Nello specifico: una media di 53 assegnazioni gli anni dal 2015 al 2017; 53 nel 2018; 45 nel 2019; 23 nel 2020; 31 nel 2021. Questi sono i dati del Comune di Treviso, e riguardano l’assegnazione in emergenza sia di alloggi comunali che Ater, comunque decisi dal Sociale.
«Abbiamo dimezzato le procedure di assegnazioni per emergenza» sottolineò a inizio 2022 l’assessore di reparto Gloria Tessarolo evidenziando i numeri del confronto con il passato.
La stretta
L’ “emergenza abitativa” è stata sempre al centro di furenti polemiche perché era sotto l’occhio di tutti come potesse essere, e fosse stata, uno strumento per ottenere casa tagliando i tempi ed approfittando anche delle armi spuntate del Comune che, nel valutare le richieste, poteva basarsi solo su oggettività e su dichiarazioni di redditi impossibili da verificare (non a caso oggi il tema sono gli assegnatari nullatenenti e le loro auto di lusso).
Proprio per questi motivi, nel giugno del 2021 l’amministrazione aveva deciso di imporre che tutte le assegnazioni di emergenza – fatte salve quelle di urgenza come gli sfratti in esecuzione – fossero messe al vaglio di una commissione specifica. Una scelta non casuale, con l’obiettivo di passare al setaccio ogni domanda. Una stretta che ha messo parecchi bastoni tra le ruote a chi riusciva a farsi dare casa mettendo in fila una serie di caratteri effettivi – figli a carico, reddito zero, assenza di casa – spesso organizzati ad hoc.
Lo sfratto
Chi ha ottenuto la casa in emergenza e come? Questa la domanda chiave. E nell’analisi dei casi è rientrato anche quello dell’alloggio temporaneo con il quale il Comune, a inizio anno, ha salvato dalla strada Silvia Cavallin, madre di due figli minori, disoccupata, che era stata sfrattata (in esecuzione entro pochi giorni) dalla casa di via Feltrina che occupava senza titolo e con morosità.
Una storia border line, e con ammesse responsabilità personali anche da parte della Cavallin, a cui l’ufficio Casa e Sociale diede soluzione in extremis, vincolando la concessione di un alloggio di “emergenza” a un percorso di inserimento lavorativo, venne spiegato. Anche questa storia è rientrata nel fascicolo della Procura.
