CORTINA. I ladini di Ampezzo e Fodom all’oscuro dell’incontro a Strasburgo per chiedere all’Europa la tutela della minoranza bellunese (e del relativo documento presentato).
Elsa Zardini, presidente dell’Uld’A, prende le distanze dalle iniziative della Federazione Unioni Ladine Bellunesi, del Bard (Belluno autonoma Regione Dolomiti) e degli altri esponenti dei ladini bellunesi in quanto «eravamo completamente all’oscuro di tutto e non abbiamo visto nessun documento». Giovedì è stato presentato a Strasburgo il “Rapporto sulle cause della progressiva estinzione delle minoranze linguistiche ladine della provincia di Belluno in conseguenza delle politiche attuate dallo Stato italiano”.
Un documento che i ladini di Cortina, Colle e Livinallongo non hanno però mai visto. Dopo la presentazione, sono stati illustrati i dati dalla delegazione di rappresentanti dei territori ladini e del movimento Bard, agli europarlamentari dell’intergruppo per le minoranze linguistiche, fra cui l’europarlamentare Herbert Dorfmann. Un incontro a cui hanno partecipato Beatrice Colcuc (Colle Santa Lucia), Davide Conedera (Agordo), Silvia De Martin Pinter (Comelico Superiore), Roberto Brustolon (consigliere comunale di Val di Zoldo e vicepresidente Bard) e Lucio Eicher Clere (presidente Federazione Unioni ladine bellunesi).
«Ma le unioni di Ampezzo e Fodom di tutto questo non sapevano nulla», sottolinea Elsa Zardini, «e pertanto prendono le distanze dall’iniziativa e dal documento. È stato fatto tutto a nostra insaputa. Tra l’altro sabato pomeriggio ci siamo riuniti per 4 ore a San Vito per il consiglio della Federazione Unioni ladini bellunesi e il presidente Eicher Clere non ha accennato al viaggio imminente a Strasburgo né al documento che sarebbe stato presentato. Questo ci rammarica molto. Noi siamo inoltre un gruppo apolitico e non abbiamo mai lavorato con il Bard o con altri partiti. Se ci avessero chiesto di andare avremmo innanzitutto sottolineato che le Unioni ladine non si associano ai partiti».
A coordinare e promuovere l’incontro l’europarlamentare Dorfmann, da anni riferimento in Europa per il Bard.
«Noi non abbiamo sentito Dorfmann», specifica Zardini, «e non sappiamo nemmeno se lui fosse a conoscenza del fatto che nessuno ci ha detto che ci sarebbe stato questo incontro né ci ha fatto vedere il documento presentato. Siamo estranei a tutta la questione. Non ci hanno fatto leggere nemmeno una riga di questo rapporto e quindi non possiamo dirci favorevoli al contenuto. Non vogliamo fare polemica, ma sono stata bombardata di telefonate su questo incontro. Quindi ci tengo a precisare che noi non ne sapevamo nulla e non abbiamo condiviso nessun documento. Noi le nostre battaglie le portiamo avanti in piena trasparenza, io come presidente e i miei colleghi dei ladini del Sella, ci mettiamo la faccia da sempre», conclude, «e non mandiamo a Strasburgo dei ragazzi che hanno tantissima buona volontà, ma che non hanno la responsabilità di render conto alla loro gente. Prendiamo pertanto le distanze da questa iniziativa e dal modo in cui è stata condotta».
