BELLUNO. Il Superbonus fa tremare tante delle 500 imprese edili della provincia di Belluno, aziende che garantiscono 40 milioni di salari a più di 4 mila dipendenti. La Cna ha fatto un sondaggio fra duemila aziende associate in Italia, scoprendo che ci sono 2, 6 miliardi di crediti edilizi bloccati (ma potrebbero essere anche il doppio) e 33mila artigiani a rischio con 150mila lavoratori coinvolti.
Moreno De Col, presidente regionale, ha palesato il rischio di “molti fallimenti”, anche in Veneto e nel Bellunese. Per cui bisogna, a suo dire, allungare i tempi del bonus oltre fine anno per cercare anche di allentare i problemi di reperimento dei materiali, tagliando l’importo degli sgravi dal 110% al 50-70%.
Confartigianato, dal canto suo, ha scritto ai parlamentari per provare a disinnescare la bomba a orologeria. Nel Veneto, infatti, ballano oltre 400 milioni di euro di crediti fiscali delle imprese che lo hanno riconosciuto in fattura e non sono ancora riuscite a monetizzarli tramite cessione (su 3 miliardi di investimenti ammessi a detrazione a fine maggio). «Una situazione che sta mettendo in crisi di liquidità decine di imprese anche a livello bellunese», puntualizzano Claudia Scarzanella, presidente di Confartigianato, e Fabio Zatta, presidente di mestiere degli edili artigiani.
Tutti gli operatori sono preoccupati. Anche se incoraggiati dalle statistiche della Cciaa. «Negli ultimi anni l’edilizia bellunese non sembrava si fosse avvantaggiata della scia positiva generata dai vari bonus», riferisce il presidente Mario Pozza, «ma nel primo trimestre è comparsa una decisa inversione di tendenza, con un aumento di venti sedi d’impresa (in prevalenza artigiane), cui si affiancano le 32 imprese in più nelle attività immobiliari già in crescita negli anni passati».
La preoccupazione, maturata soprattutto nelle ultime settimane, attraversa le organizzazioni di categoria, dalla Cna Appia all’Ance, passando per Confartigianato. Preoccupato anche Paolo De Cian, presidente dei Costruttori di Confindustria Belluno: «In questo momento molte banche rifiutano l’acquisto di ulteriori crediti fiscali derivanti dai bonus edilizi, in quanto hanno esaurito la capienza fiscale ovvero l’ammontare delle imposte e dei contributi da versare all’Erario. Questa situazione sta comportando una contrazione delle pratiche avviate per interventi edilizi connessi al Superbonus e un forte rallentamento sulle procedure di liquidazione dei crediti fiscali relative a quelle in corso».
La conseguenza? Al momento, le imprese di costruzioni coinvolte sono chiamate a sostenere i costi degli interventi edilizi avendo come contropartita solo crediti fiscali da liquidare o ancora da cedere, e, in tal senso, assumendo la onerosa veste di ente finanziatore al posto degli istituti di credito, questi ultimi non più disposti a nuove acquisizioni di crediti fiscali finché la situazione non verrà sbloccata a livello normativo. «A tale scenario si somma un aumento degli oneri dichiarativi a carico delle imprese. Inoltre», aggiunge De Cian, «si segnala come spesso le banche richiedano al committente garanzie per l’intero importo dell’intervento nonostante l’applicazione dei bonus che, nei fatti, dovrebbe vincolare quest’ultimo per la sola quota relativa al finanziamento ottenuto».
Questo atteggiamento sta causando una riduzione della platea dei possibili committenti, disincentivando quei privati interessati a realizzare interventi sui propri immobili ma non dotati di sufficienti risorse economiche. «Un rimedio a questa stortura? Potrebbe essere quello di obbligare le banche ad ottenere le necessarie garanzie pro quota dal committente e dai professionisti incaricati delle dovute asseverazioni alla base dell’intervento i quali, per il Superbonus, sono tutt’ora tenuti a prestare idonea polizza assicurativa»