TOLMEZZO. Mente dall’inventiva geniale e concreta, se n’è andato Antonio Corbellini, il fondatore dell’impresa Chimica Carnica di Tolmezzo. Malato da tempo, è morto all’ospedale cittadino a 96 anni.
I funerali saranno celebrati mercoledì 15 giugno, alle 10, in duomo. Lascia la moglie Clarice e i figli Giovanni, Piero e Lucia. Fu imprenditore, capodelegazione dell’associazione di Tolmezzo di Confindustria Udine, vicepresidente dell’Assindustria di Udine, presidente della Saim.
In tanti ne ricordano le competenze, l’abilità innovativa e operativa e i modi gentili. Innamorato della montagna e per essa impegnato e generoso, oltre che presidente, vicepresidente, consigliere e tesoriere del Cai di Tolmezzo.
Il padre Regolo, farmacista tolmezzino, fu uno dei fondatori del Cai di Tolmezzo e nome di spicco legato a Rifugio De Gasperi e sentiero Corbellini. Antonio si laureò in Chimica a Padova. Dopo esperienze lavorative tra Liguria, Piemonte e Toscana, nel 1964 rientrò con la famiglia a Tolmezzo.
Aveva un’intelligenza acuta, con alcuni esperimenti riuscì a creare un suo collante, additivo per la carta, simile a quello di una multinazionale svedese.
Costruì il capannone in via Chiamue e nel 1966 vi avviò l’azienda. Col suo prodotto riforniva le cartiere di Tolmezzo, Ovaro e Moggio. Per servire più velocemente la cartiera di Tolmezzo creò un tunnel dedicato. Sviluppò molti altri prodotti per usi cartari.
«Mio papà era capace di fare tutto – racconta il figlio Giovanni – Progettò impianti, macchine e processo industriale. Lo ricordo intento a saldare, a costruire. Fino ai 90 anni».
Subentrati con l’età problemi di salute, l’azienda rimase operativa fino ai primi anni Duemila. Aldo Larice, già presidente del Cai di Tolmezzo e di Asca, ricorda l’impegno di Corbellini anche sul rifugio di Palasecca.
«Mise a disposizione totalmente i suoi dipendenti. Era una vecchia malga malridotta, divenne un punto di riferimento importante anche per coloro che vanno sul Sernio.
Se il rifugio è diventato così il merito esclusivo è di Antonio Corbellini. Materiali, manodopera, finanziamenti e progetti: è stato attraversato tutto dalla primaria presenza di Antonio, che è stato legatissimo al Cai quasi fosse una sua seconda famiglia».
A lungo Antonio seguì anche i gestori del Rifugio De Gasperi. «Tante volte – racconta Giovanni – partiva con gli operai della fabbrica per aggiustare magari il motore della teleferica o fare un lavoro».
