VENEZIA. Lavora come consulente d’azienda all’estero, ma quando ha saputo che nella sua città sarebbe entrata in vigore la tassa di sbarco è saltato sulla sedia. In segno di protesta e per chiedere un intervento decisivo, un lavoratore veneziano ha scritto alla Commissione europea esponendo le sue perplessità sui varchi di accesso. La segnalazione di una presunta irregolarità, basata soprattutto sul fatto che la libera circolazione in Europa è uno dei principi cardini, è stata inviata ancora nel 2020, quando il Comune aveva annunciato l’operazione.
Di fatto però la macchina europea è partita soltanto dopo il 12 maggio, quando è stata deliberata la data di inizio del nuovo sistema di controllo dei flussi che dovrebbe partire il 16 gennaio 2023.
La denuncia è stata comunicata dal presidente dell’Adico Carlo Garofolini che appoggia l’iniziativa del socio. Attualmente tuttavia non è ancora arrivata al Comune nessuna notifica, motivo per cui l’amministrazione non si sbilancia.
Per prassi a giorni la Commissione europea dovrebbe chiedere al Comune di motivare la propria scelta sulla tassa d’ingresso e a dimostrarne la piena legittimità di fronte ad alcuni principi fondamentali dell’Unione europea come la libertà di circolazione delle persone e la non-discriminazione in base alla nazionalità.
«Il balzello limita la libertà di circolazione dei cittadini. Ci auguriamo che venga accantonato» ha sottolineato Garofolini. «Noi ci siamo subito opposti a qualsiasi ipotesi di contributo di ingresso e di prenotazione perché in questo modo si trattano i pendolari come straccioni non graditi in città e si limita di fatto la possibilità di visitare il centro storico a chi vuole solo trascorrere una giornata nel posto più bello del mondo».
Le motivazioni su cui si basa la contestazione del veneziano sono: il principio che ogni cittadino ha il diritto di circolare e soggiornare in ogni Stato membro e che tale libertà può essere limitata soltanto per motivi di sicurezza, ordine o sanità. «Nessuno di questi tre motivi è invocato dal Comune che fa invece esplicito riferimento a fini economici che non possono però essere legittimamente fatti valere» ha detto il consulente d’azienda veneziano che sottolinea anche che «il contributo d’accesso, se considerato conforme al diritto europeo, potrebbe essere preteso legittimamente da qualsiasi altra città dell’Unione, provocando enormi limitazioni alla libertà di circolazione».
Insomma, potrebbe creare un precedente tanto che il signore si domanda: «E se ogni Comune europeo si fissasse una tassa per transitare nel suo territorio? Oggi il contributo previsto arriva fino a 10 euro, ma un domani non potrebbe arrivare a 50 o 100 euro e oltre?».
«Norma discriminatoria» chiude Garofolini. «Se la Commissione valuterà una violazione dei principi dell’Ue, allora ci auguriamo che questa scellerata decisione venga definitivamente accantonata».