PADOVA. È morto soffocato dal panino che stava mangiando: è il risultato dell’autopsia sul corpo di Aldo Toffanin, 51enne esponente di una storica famiglia padovana il cui decesso, avvenuto il 28 luglio 2020, aveva fatto ipotizzare l’avvelenamento. Niente di tutto questo.
E così a due anni di distanza il pm Cristina Gava, titolare dell’inchiesta, ha sollecitato l’archiviazione del procedimento penale che era stato aperto: quel boccone era andato di traverso ostruendo le vie respiratorie, anche se in ospedale – il ricovero d’urgenza di un uomo non identificato era avvenuto il 27 luglio e la morte si era verificata l’indomani – l’esito della Tac cerebrale indicava una trombosi venosa con lesioni encefalopatiche. Sulla richiesta si dovrà pronunciare il gip.
La vicenda
Quell’afoso giorno di luglio intorno all’ora di pranzo, Aldo Toffanin era improvvisamente caduto a terra mentre camminava in Riviera Paleocapa con alcuni sacchetti di carta contenenti del cibo tra le mani, tra cui un panino acquistato in un bar lungo la stessa via a pochi passi dal palazzo di famiglia al civico 12. Un passante si era subito accorto dell’accaduto e lo aveva soccorso insieme ad altre persone, chiamando il 118, il numero dell’emergenza.
Trasferito in ospedale a bordo di un’ambulanza, l’uomo era apparso subito in condizioni gravissime e non era stato identificato perché non aveva alcun documento con sé, solo un paio di chiavi. Sottoposto a Tac, era stato trasferito in Rianimazione senza mai più riprendere conoscenza. Quando era stato il momento di staccare le macchine, l’autorità giudiziaria aveva incaricato la Divisione anticrimine della questura di cercare la famiglia dello sconosciuto. E, solo allora, Aldo Toffanin è stato identificato: quel giorno era diretto a casa, nel palazzo di famiglia dove, ognuno in un proprio appartamento, abitava lui, la sorella con la quale aveva in piedi dei contenziosi civili, e la madre con la quale era in ottimi rapporti. Tutte e due le parenti (la sorella assistita dall’avvocato Ernesto De Toni; la madre tutelata dall’avvocato Michele Camolese) avevano seguito in prima persona l’indagine che avviata per chiarire la morte di Aldo.
I risultati
Il pm aveva incaricato il medico legale Antonello Cirnelli di eseguire l’autopsia e poi la professoressa Donata Favretto di svolgere un esame tossicologico. La sorella, infatti, aveva trasmesso in procura un esposto per chiedere l’esame con riferimento all’ipotesi di sostanze tossiche o venefiche che il fratello avrebbe potuto aver ingerito prima di morire. Era anche emerso che l’uomo, poco prima della morte, avrebbe detto a un domestico di casa: «Mi raccomando, stai attento a mia madre...». Ma non c’è nessun giallo in questa storia. È stata soltanto una morte prematura e accidentale. Divorziato da un’americana e con una figlia, Aldo Toffanin aveva frequentato il liceo “Tito Livio” ed era sempre stato uno spirito irrequieto, con non troppa fortuna negli affari tanto da rientrare a Padova per vivere vicino all’amata mamma. Era figlio dell’avvocato Giuseppe “Bepi” Toffanin, esponente della Dc, già vicepresidente della Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo negli anni ’80 nonché nipote del professor Giuseppe, italianista e accademico.