Non ci sarà il blocco della pista annunciato dal sindaco Dipiazza. Limitata finora solo l’area delle pedane. Le società: «Spazi inadatti per 2600 tesserati»
TRIESTE Lo stadio Grezar rimarrà aperto. Non ci sarà nessun esodo dell’atletica triestina al Draghicchio di Cologna.
Il caso sull’usura e inadeguatezza della pista e delle pedane dell’impianto di Valmaura aperto lo scorso sabato dopo lo sfogo dell’oro olimpico del salto in alto Gianmarco Tamberi in occasione del Triveneto Meeting, potrebbe essere arrivato alle battute conclusive.
Infatti, martedì mattina c’è stato l’incontro tra il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza e il presidente della Fidal (Federazione atletica) provinciale Giacomo Biviano, in seguito al quale il Comune, gestore dell’impianto, ha deciso di tornare sui suoi passi, non chiudendo il Grezar ma lasciandolo utilizzabile. La chiusura dell’impianto era stata annunciata lunedì dallo stesso Dipiazza in risposta al post polemico di “Gimbo” sullo stato della pedana del salto in alto. «Chiudo il Grezar per fare lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria. Dal momento che il signor Tamberi ritiene che l’area del salto in alto sia pericolosa io non mi assumo la responsabilità che qualcuno si faccia male».
Unica eccezione all’apertura del Grezar, martedì le pedane incriminate del salto in alto sono rimaste chiuse agli atleti. Mercoledì mattina sull’area verrà fatto un sopralluogo con i tecnici del Comune, il presidente e i consiglieri della Fidal Trieste assieme ai rappresentati della ditta Mondo, ovvero l’azienda che allestì la pista e le pedane della struttura triestina. Intanto, a Ostrava, nel Golden Spike Tamberi ha vinto la gara dell’alto saltando 2,30 e fallendo di un niente i 2,34.
«Sono soddisfatto che la situazione si sia ricomposta e ringrazio il sindaco che mi ha dato la possibilità di chiarire l’accaduto del Triveneto Meeting e di cercare di trovare una soluzione che permettesse alla nostra attività di proseguire. Ribadisco come la manifestazione di sabato scorso si sia svolta in totale sicurezza, l’impianto è omologato e l’unica lamentale avuta è stata di Tamberi. Certo, la polemica seguita ha riportato alla luce evidenti difficoltà a cui l’atletica locale deve far fronte. Prima su tutte l’usura della pista del Grezar che, a 10 anni dall’inaugurazione, necessita di un restyling».
Così Biviano che guida un movimento, quello dell’atletica triestina, che conta più di 20 sodalizi ma soprattutto 2600 tesserati e dunque l’utilizzo del Draghicchio di Cologna, che presenta dei limiti strutturali, e un Grezar a mezzo servizio, non bastano per far sì che tutti i tesserati possano allenarsi al meglio. «Dopo questo incontro - ha aggiunto Biviano - confido che il nuovo sopralluogo riporti la situazione alla normalità e che a partire già dal prossimo weekend si riparta con le gare. L’amministrazione mi ha confermato che il rifacimento del manto dovrebbe essere completato entro il 2023».
Spettatori molto interessati della vicenda di queste ultime giornate sono state le società locali, in primis le più rappresentative come la Trieste Atletica e il Cus Trieste. «Mi permetto di rimarcare come 2600 tesserati siano costretti ad allenarsi in un Draghicchio di Cologna utilizzato ma non omologato, ciò mette a rischio l'incolumità degli atleti. E il Grezar è in uno stato già vetusto. Credo che tutte le società in gioco dovrebbe remare nella stessa direzione per difendere i diritti di un movimento costretto a svolgere l’attività in spazi inadatti», il parere di Roberto Furlanic, direttore tecnico della Trieste Atletica che con i suoi 900 iscritti è la società sportiva più numerosa del Friuli Venezia Giulia.
«L’anagrafe dell’impianto parla per sé, la struttura è usurata ma non pericolosa. Mi auspico che al più presto si provveda al rinnovamento della pista e che inoltre si concludano i lavori che vedono il Grezar ancora un cantiere a cielo aperto», le parole del responsabile del settore atletica del Cus Davide Marion.