Toson (Confindustria Ucraina): grano e mais arrivano in Italia solo in treno o su tir. Gozzi (Confindustria Russia) : gli effetti delle sanzioni si avranno tra due mesi
UDINE. «Dall’Ucraina al momento stanno arrivando in Italia materie prime e prodotti agricoli solo tramite camion o carri ferroviari, anche se i numeri sono molto ridotti rispetto a quanto avveniva prima. Del resto l’attività dei porti è completamente bloccata. Il Mar Nero è stato minato, ogni tanto viene affondato qualche mercantile, anche se non ne arriva notizia in Occidente. In questi giorni il presidente del porto di Odessa è in Friuli Venezia Giulia e sta cercando di costituire una base operativa qui in regione per diventare punto di riferimento a livello europeo per la ripresa dei traffici commerciali. Ancora una volta l’Italia e il Friuli Venezia Giulia possono rappresentare uno snodo per fronteggiare questa grave crisi».
Il presidente di Confindustria Ucraina, Marco Toson, ospite di un importante evento organizzato a palazzo Torriani da Confindustria Udine intitolato “In East (Europe) we trust” (Crediamo nell’Europa dell’Est), ha parlato di qual è attualmente la situazione nel Paese invaso dalle truppe russe, a quasi tre mesi dall’inizio della guerra.
Una situazione, superfluo sottolinearlo, drammatica, mentre la luce in fondo al tunnel, una tregua o un cessate il fuoco, non pare all’orizzonte in tempi brevi. «Abbiamo spostato i nostri uffici da Kiev nella sede di Padova - ha raccontato Toson - e stiamo monitorando l’impatto di questo conflitto, che è enorme su tutte le imprese italiane, comprese quelle del Friuli Venezia Giulia, con perdita di fatturato e di attività in territorio ucraino. Alcune aziende sono rimaste operative in certe zone dell’Ucraina e nel settore agricolo, che ha ripreso a funzionare seppure non nella totalità. Inoltre alcune imprese italiane stanno fornendo macchinari per la ripresa».
All’appuntamento udinese non è mancata la voce di chi opera dall’altra parte, cioè in Russia. In collegamento video da Mosca, infatti, ha parlato Alfredo Gozzi, direttore generale di Confindustria Russia. Una disamina chiara ed efficace di come stanno le cose, viste dall’osservatorio degli imprenditori.
E un avvertimento: il peggio, per la popolazione russa, deve ancora venire. «Il grande impatto delle sanzioni sull’economia - ha spiegato - deve ancora arrivare. Mancano da uno a due mesi prima che le scorte locali di beni importati inizino a esaurirsi e la crisi cominci a farsi sentire in tutte le regioni e tra i gruppi sociali».
A oggi, ha riferito Gozzi, sono presenti in Russia oltre 450 imprese italiane (molte e importanti quelle regionali), per un fatturato complessivo di oltre 8 miliardi . «L’economia inizia ad adattarsi alle sanzioni - ha proseguito -, ma sono in arrivo cambiamenti dolorosi. Alcune aziende russe sono riuscite, in misura diversa, a creare catene di approvvigionamento e logistica alternative. Ciò significa che è in corso una grande ristrutturazione, ma è troppo presto per stabilire quale possa essere il risultato finale. Più aziende inizieranno a segnalare interruzioni della produzione, mentre il settore della vendita al dettaglio incontrerà crescenti difficoltà nelle consegne delle forniture».
Gozzi ha poi spiegato che le conseguenze principali interne dovute ai regimi sanzionatori si sono tradotte, al momento, «in un aumento del tasso ufficiale di sconto, dal 9,5 al 20% (ridotto ora al 17%), nel picco inflazionistico previsto per fine 2022 (+12%) e nel calo dei consumi, e a essere danneggiate saranno soprattutto le Pmi».
Gozzi ha infine ricordato che «il primo ministro russo ha dichiarato che le imprese che continueranno la propria attività in Russia saranno premiate. Per adesso, infatti, nessuna azienda italiana ha abbandonato il Paese di Putin, al contrario di quanto hanno fatto marchi mondiali del calibro di Mc Donald’s.
Tra i problemi più urgenti segnalati dalle imprese italiane vi sono, ha aggiunto Gozzi, «il sistema sanzionatorio che è molto complicato, le difficoltà della logistica, la difficoltà nelle operazioni bancarie, l’approvvigionamento di materiali, gli ordini per il futuro».