TRIESTE “Io non devo chiedere scusa a nessuno”. Nell’aula del Consiglio comunale, il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza risponde alle opposizioni che gli chiedono un passo indietro confermando e rivendicando quanto detto in proposito alle molestie all’adunata degli Alpini in una recente intervista, che hanno suscitato polemiche di portata nazionale, tanto che stamane perfino una troupe delle Iene è arrivata in piazza Unità.
Il consigliere del Partito democratico Francesco Russo esordisce leggendo i passaggi dell’intervista del sindaco: “Ho ripetuto le parole del sindaco sperando che riascoltandole si accorga della gravità di quanto detto… Chiedo al sindaco: si rende conto che questo un linguaggio che sarebbe triste in privato, che se i miei figli ci provassero a casa mia…, ma che è imbarazzante per i cittadini che sono tutti rappresentati da lui anche se non lo hanno votato?”.
Secondo Russo Dipiazza “non capisce”: “Non capisce che per fortuna il rapporto fra uomini e donne è cambiato e lui dovrebbe dare il buon esempio, non capisce che siamo di nuovo sulle prime pagine di tutta Italia per l’ennesima gaffe di un Sindaco che ormai non è più spiritoso ma imbarazzante. Secondo lei cosa si sono sentiti dire dai loro colleghi gli scienziati che tengono alto il nome di questa città ma anche i commercianti o gli operatori turistici che vedono sui notiziari nazionali non la città dei caffè storici ma quella del fischio libero alle belle ragazze perché “tanto siamo maschi”? Crede davvero che le sue parole hanno aiutato a tenere alto il nome della città?”. Conclude il suo intervento invitando l’amministrazione a “chiedere scusa”.
La consigliera del Movimento 5 Stelle Alessandra Richetti spiega come una pubblica istituzione dovrebbe curare il linguaggio per evitare chiede al sindaco: “Se ritiene che con le sue parole possa essere stato recato un danno al percorso che tutti insieme stiamo facendo per dare alle donne il rispetto che è loro dovuto come prima massima forma di civiltà. Se ritiene che i suoi concittadini possano sentirsi tranquilli rispetto alle loro madri, figlie, e nipoti, e le donne protette e rispettate, sapendo che il loro sindaco valuta bravate la perdita di controllo di maschi che in virtù della (presunta) impunità del branco e, forse, dei fumi dell’alcol, si sentono liberi di esprimere il peggio di una visione della donna che si pensava tramontata” Infine la richiesta di scuse: “Se valuta che le parole da lui usate durante la trasmissione possano ritenersi per lo meno incaute e inappropriate per un primo cittadino e anche in virtù della risonanza nazionale, siano doverose delle scuse ufficiali a tutte le donne, e alle associazioni”.
Così invece il consigliere di Adesso Trieste Kevin Nicolini: “Anziché condannare fermamente i numerosi comportamenti irriguardosi e violenti, con le sue dichiarazioni Sindaco lei ha deciso di non difendere le persone che hanno avuto il coraggio di segnalare i soprusi, né chi già ha avanzato un procedimento nelle sedi opportune, né più in generale il mondo femminile e tantomeno l'immagine del corpo degli alpini, già, perché nel prendere difesa di coloro che hanno commesso tali reati riconoscendoli come partecipi del corpo degli alpini allude che tale comportamento sia legittimato all'interno del corpo. E infine non ha avuto rispetto e tantomeno ha avuto cura del ruolo di rappresentanza di primo cittadino che ricopre”.
Nicolini chiede quindi al sindaco “se non ritenga di doversi scusare pubblicamente e ufficialmente per tali gravi affermazioni, lesive e offensive nei confronti di una realtà da sempre impegnata nel contrasto alla violenza di genere (Non Una Di Meno ndr), nei confronti del genere del femminile tutto e anche nei confronti di chi, nel genere maschile non si riconosce in tali degradanti stereotipi e che azioni intenda intraprendere per sostanziare le proprie scuse”. Anche la consigliera dem Rosanna Pucci, infine, interviene stringatamente per chiedere al sindaco se voglia chiedere scusa a NonUnaDiMeno.
A quel punto il presidente dell’aula Francesco Di Paola Panteca passa la parola al primo cittadino: “Per me gli alpini rappresentano i miei valori. Quali sono i miei valori? Patria, famiglia, lavoro, l’educazione, il senso civico. Allora sentire che una donna si è sentita violentata perché le han detto che ha un bel paio di gambe, o un’altra perché è stata baciata sulla guancia…” Prosegue Dipiazza: “Il mio Paese è un Paese democratico, uno è juventino e uno è milanista, ho detto quello che penso. Naturalmente si è scatenato di tutto e di più. Leggo sul Sole 24Ore che Trieste è prima come meta di chi cambia città…”
“Ma cosa c’entra?”, s’alza dall’aula la voce del capogruppo di Adesso Trieste Riccardo Laterza. “Lascia parlare!”, gli rispondono dai banchi dell’opposizione. “Laterza, ti ho interrotto?”, chiede Dipiazza. “Sindaco, ma cosa c’entra?”, gli replica il consigliere.
Il primo cittadino riafferra il filo: “Volevo dirvi che voglio tenere alta la qualità della vita, ieri ero a Capodistria dove stiamo mettendo in piedi anche cose transfrontaliere. Allora sto dicendo, voi fate politica, io in questi giorni ho camminato per la mia città e ho visto i cittadini venirmi vicini, anche donne mi hanno detto cose interessanti”.
Questa la conclusione di Dipiazza: “Io non devo chiedere scusa a nessuno, ho espresso una mia opinione. Ho letto sui giornali che volevano sospendere l’adunata degli alpini a Udine e questa sì che è una vergogna, perché gli alpini portano avanti valori importanti. E dopo queste associazioni (Nonunadimeno ndr)… Fa parte della politica, ogni giorno leggiamo su giornali di questi attacchi. Sono orgoglioso di essere il sindaco della mia città, orgoglioso di aver difeso gli alpini, ho ricevuto stime straordinarie da parte loro. Non devo chiedere scusa a nessuno, ma mi porterò dietro la palla al piede dell’atteggiamento di questi giorni che non mi fa piacere”.
In fase di replica i consiglieri di opposizione hanno fortemente stigmatizzato la posizione del primo cittadino. Nicolini ne ha chiesto le dimissioni.