L'ultima volta che Lorenzo Musetti ha frequentato gli Internazionali d'Italia da semplice spettatore era un bambino, in gita con i genitori che per regalo lo portavano ogni anno a vedere un torneo, o Roma o Montecarlo. È stato un ritorno alle origini. «Dopo molto tempo mi sono ritrovato dall'altra parte, in tribuna, a godermi lo spettacolo», racconta il tennista ventenne a GQ. «Ho colto l’occasione per fare una cosa che non riesco mai a fare, guardare dal vivo i match dei miei amici Giulio Zeppieri, Elisabetta Cocciaretto, i doppi di Fognini e Bolelli». 

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Costretto a ritirarsi dal torneo per infortunio alla coscia sinistra, Musetti in questi giorni è sempre passato dal Foro, dove si è allenato in palestra, ha firmato autografi, sorriso ai selfie dei molti tifosi che lo fermavano per strada, giocato a biliardo con suo papà, commentato una partita in cabina di telecronaca ai microfoni di Sky Sport. «Questo non è uno dei tornei più belli del mondo. È il torneo più bello del mondo. Per noi italiani è speciali per il tifo e il calore delle persone, ma conosco molti colleghi stranieri che sono della stessa opinione». Sarà il cielo di Roma nel mese di maggio, il viale che porta sul campo Centrale, «sarà tutto quel marmo che mi ricorda casa mia, Carrara». 

Musetti italian style

Musetti, a vent’anni è il più giovane dei componenti azzurri della Davis. Numero 51 del ranking, è considerato un predestinato fin da quando era un bambino. «La mia fortuna è stata che il mio babbo mi ha fatto crescere a pane e tennis. Pane e Federer per l’esattezza». Il tennis, racconta, gli è sempre venuto naturale: rovescio a una mano, ovviamente, uno dei più belli del circuito: il New York Times ha definito il suo italian style bellissimo. «Faccio un gioco di variazioni che nel tennis moderno si vede sempre meno», racconta. Comincia tutto dal talento, dal braccio e dalla sensibilità ricevuta in sorte. Da solo però non basta, serve allenamento, costanza, anni e anni di partite in giro per il mondo, vittorie, sconfitte, esperienza. «Quando si hanno tante armi a disposizione il rischio è quello di andare in confusione». Le alternative impongono scelte, e non sempre le scelte si rivelano efficaci, soprattutto quando hai pochi istanti per colpire la pallina. «Mi è capitato, mi capita tuttora di prendere delle decisioni sbagliate durante i momenti importanti di un match. Spero che questi errori capitino sempre di meno».

Lorenzo Musetti nel 2019 ha conquistato l'Australian Open Junior

2019 Australian Open - Day 13

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Cameron Spencer

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 Il talento è un’arma a doppio taglio. Si è cominciato a parlare di Musetti quando è arrivato in finale agli Us Open juniores, pochi mesi dopo, nel gennaio 2019, sempre da juniores ha vinto il suo primo slam della carriera, in Australia, mai conquistato da un italiano prima di allora. È nata una stella, scrissero gli esperti. Lo chiamavano azzurrino, poi finalmente Lorenzo Musetti si è tolto di dosso il diminutivo, è diventato azzurro, attore protagonista del nuovo dream team targato Italia. «Ho avuto la fortuna e la sfortuna di essere molto precoce. Mi è capitato di sentire il peso delle aspettative, con il tempo ho imparato a gestirlo. Diciamo che io e questo peso abbiamo cominciato una convivenza costante», sorride il ragazzo che ha vent’anni eppure con cognizione di causa definisce la sua carriera fino a questo momento lunga e tortuosa. Da fuori si vede solo ciò che accade quando arrivano i riflettori, prima di quelli però, per i tennisti, ci sono anni di gavetta nell’anonimato, tornei su tornei, viaggi su viaggi per cercare di conquistare i primi punti Atp, lo status di professionista. La vittoria di uno Slam a livello giovanile è un ottimo segnale, ma una volta che si arriva in mezzo ai grandi bisogna ricominciare tutto da capo. Lorenzo Musetti ha tutta la carriera davanti, ma ha già almeno dieci anni di tennis ad altissimi livelli sulle spalle. 

Il rientro a Parigi

Al Roland Garros, a partire dal 22 maggio, ci saranno aspettative che lo riguardano. L’anno scorso si è ritirato al quarto turno contro Novak Djokovic, dopo essere stato in vantaggio 2 set a 0. Prima di incontrare il numero uno al mondo ha sconfitto Goffin, Nishioka, Cecchinato. «La buona notizia è che giocherò. L’ultima ecografia che ho fatto alla coscia sinistra è stata positiva, l’ematoma si è rimarginato. L’anno scorso a Parigi ho giocato forse il miglior tennis della mia carriera. Quest’anno spero di fare altrettanto, ma prima di tutto spero di stare bene fisicamente. Certo ci sono tanti punti da difendere», e poi aggiunge ridendo: «Sarà una specie di cambiale».