ROMA. Un paragone choc tra la mascherina anti-Covid Fp2 e la pistola P38, simbolo degli anni di piombo, ha fatto scoppiare una bagarre in Commissione affari costituzionali al Senato, dove questa mattina si è svolta la discussione sul decreto Riaperture. Protagonista della vicenda, il senatore di Fratelli d'Italia Lucio Malan. Nel suo intervento l'esponente di Fdi, criticando le mascherine Fp2, ne ha storpiato il nome, diventato per l'occasione “Fp38”: un riferimento all'arma prodotta inizialmente nella Germania nazista e poi utilizzata dalle Brigate rosse negli anni '70. Le parole di Malan scatenano una tempesta in Commissione. Il presidente interviene per censurare le dichiarazioni del senatore di Fratelli d'Italia. Malan prende nuovamente la parola e prova a smorzare le polemiche: «Anche una mascherina può provocare danni», il senso del suo ragionamento. La toppa però si rivela peggiore del buco.
In tempi di guerra
Gli animi di scaldano e diversi senatori, tra cui il pentastellato Danilo Toninelli, attaccano: in tempi di guerra è inopportuno evocare le armi. Alla fine, dopo la bufera Malan si scusa. in seguito racconta la sua versione dei fatti: «Ho fatto notare come i nostri rappresentanti, il premier Draghi e il ministro Di Maio, a Bruxelles abbiano abbracciato senza distanziamento leader di altri paesi, senza indossare la mascherina: come possono poi imporre in Italia mascherine a bambini di sei anni?». Ma perché ha paragonato le mascherine alle P38? «Nessun paragone. Ho detto Fp2, poi per paradosso ho iniziato un elenco parlando di Fp48, Fp38. Su questo ci sono stati interventi polemici. Ma io ho chiarito che da parte mia non c'era nessuna intenzione di evocare positivamente quell'arma e tantomeno chi la usava. Ho chiesto scusa, se la cosa può essere suonata a qualcuno come offensiva», puntulizza il senatore di Fratelli d’Italia.
Parapiglia
Dunqeu parapiglia oggi al Senato sull'uso delle mascherine anti. Covid, associate - in un gioco di parole con il codice di identificazione delle Fpp2 - alla P38, l'arma di ordinanza delle Brigate rosse. Protagonista del paragone è stato il senatore di Fratelli d'Italia, Lucio Malan durante la discussione sul disegno di legge per il superamento delle misure anti Covid, che è all'esame delle commissioni Affari costituzionali e Sanità riunite stamani. «Esprimendo la mia contrarietà sul provvedimento, ho ricordato che all'estero non è più necessario l'uso della mascherina - ribadisce Malan - Basta vedere i nostri leader in visita all'estero: non ce l'hanno e si abbracciano, mentre da noi è ancora richiesta, anche per i bambini. Allora ho detto che da noi serve la Fpp2, Fpp4, P48, P38.. ma era un modo di dire paradossale, niente di più». Parole che hanno scatenato la forte reazione del sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, presente alla discussione e che ha condannato il richiamo alla pistola diventata simbolo del terrorismo. Disappunto espresso anche dai presidenti delle due commissioni Dario Parrini e Annamaria Parente e dai senatori di tutti i gruppi. Molti hanno chiesto a Malan di scusarsi, come ha poi fatto. «Mi rincresce se le mie parole possono aver urtato qualcuno, mi ripropongo di non ripeterle - conclude Malan- ma non intendevo affatto celebrare l'uso di quell'arma che 30 anni fa veniva citata e associata ad altri versanti politici, non certo il mio».
