«La cosa peggiore è stata che al posto di cinque pecore macellate sono arrivati all’ultimo momento soltanto quattro piccoli capretti. Ero al punto di mollare tutto». Hermann Nitsch, scomparso lo scorso 18 aprile, ricorda la sua “Aktion 63” messa in scena il 10 giugno 1978 al Teatro romano di Trieste. Nella storica performance della durata di 12 ore del padre dell’Azionismo viennese furono coinvolti Maria Campitelli e alcuni allievi e ex allievi dell’istituto d’arte Nordio, tra cui PierPaolo Bisleri, insieme allo Studio Morra di Napoli e al Teatro Stabile Rossetti.
«L’azione di Nitsch è stata una bomba lanciata nel tranquillo contesto concittadino abituato alle discrete e contenute espressioni d’arte contemporanea, relegate per lo più all’interno di gallerie private o di musei» ricorda Campitelli di quell’azione da cui nacque il gruppo ’78. L’episodio, raccontato da Corrado Premuda, apre lo sfoglio del Piccololibri, l’inserto di sette pagine in uscita domani con il quotidiano, all’interno del fascicolo Tuttolibri de “La Stampa”.
Uno degli approfondimenti di questa settimana è dedicato alla singolare figura di Tullio Reggente. “Fisico mancato un editore intelligentissimo e pertanto destinato al fallimento (di talento)» ricordano Dino Faraguna e Simone Volpato parlando dell’esperienza della casa editrice Asterisco. « Faceva e pubblicava i libri che gli piacevano utilizzando materiali poveri ed essenziali: carte di varia tipologia e spessore, scatole, cartelle, inserti pop-up, tasche, tavole, finestrelle, dischi, incisioni, spaghi».
Un altro approfondimento riguarda Pietro Opiglia, il fotografo dipendente comunale di Trieste a lungo senza nomeche ha lasciato un tesoro di immagini negli scatoloni dei civici musei. «Pietro Opiglia fu assunto dal Comune di Trieste nel 1908 come custode dei Civici musei di Storia e arte - racconta Claudio Ernè -. Faticò parecchio con obiettivi, sviluppi e macchine fotografiche prima di essere capito e promosso archivista, poi titolare del Gabinetto fotografico. Instancabile, rigoroso, amante della perfezione, ha lasciato alla città e agli storici un patrimonio inestimabile d’immagini scattate nella prima metà del Novecento. Tra le sue fotografie più significative spiccano quelle che raccontano tutte le fasi della costruzione della Pescheria Nuova, inaugurata l’11 agosto del 1913».
Nel paginone centrale “Buio in Sala”, Paolo Lughi, ricorda i cent’anni dalla nascita di quello che può essere considerato, assieme Pasolini, l’altro grande regista friulano, Damiano Damiani. «Nato il 23 luglio 1922 a Pasiano di Pordenone, Damiani è stato pure lui, a suo modo, un rivoluzionario e un oppositore dei malesseri della società, in primis la mafia». Completa il quadro un’intervista a Carla Gravina, 81 anni, attrice di Gemona, che racconta la sua presenza nel film “Quién sabe?” al fianco di Volontè: «Nel film capitai perché allora con Gian Maria avevamo entrambi il desiderio di stare sempre insieme. Damiani era molto umano, ne ho un bellissimo ricordo. Un grandissimo professionista che stimavo molto. E poi era un “furlan” pure lui».
La “mappa d’autore”, firmata da Emily Menguzzato, ci porta su una panchina di pietra di Strada del Friuli da dove scrutare il mare e annusare i fiori di maggio assieme al cane Arturo. Dalla Francia arriva invece “La cartolina” di Katri Skala con il suo romanzo d'esordio “A Perfect Mother” ambientato nella Trieste della psicanalisi.