GENOVA L’inchiesta sui concorsi truccati al dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Genova è stata zavorrata con ogni probabilità da una talpa. E la fuga di notizie, si legge nelle carte depositate dalla Procura, ha di fatto interrotto gli accertamenti dalla tarda primavera 2021 in avanti, quand’erano in pieno svolgimento. Il passaggio clou è contenuto nel documento con cui il sostituto procuratore Francesco Cardona Albini ha chiesto nelle scorse settimane gli arresti domiciliari per due prof e l’interdizione dall’incarico per altri sei.
Il rischio arresto
Il pm ha proposto la detenzione a casa per Lara Trucco, prorettrice (di recente dimissionaria) agli Affari generali e professoressa ordinaria di Diritto costituzionale, e per Pasquale Costanzo, docente emerito di Diritto costituzionale. Rischiano invece la sospensione dal ruolo Riccardo Ferrante, direttore del dipartimento di Giurisprudenza e ordinario di Storia del diritto medievale e moderno; Daniele Granara, avvocato e professore associato di Diritto costituzionale; Patrizia Magarò, associata di Diritto pubblico comparato; Patrizia Vipiana, professoressa ordinaria di Istituzioni di diritto pubblico; Vincenzo Scarabba, associato di Diritto costituzionale; Camilla Bianchi, Garante per l’infanzia in Toscana.
Sono accusati a vario titolo di turbativa d’asta, rivelazione del segreto istruttorio e traffico d’influenze e il giudice dell’indagine preliminare Claudio Siclari deciderà se accogliere o meno l’istanza del pubblico ministero solo dopo averli interrogati. E però oggi si apprende che alcuni tra i principali inquisiti erano stati messi in allerta ben prima che lo scandalo deflagrasse. Scrive quindi il pm Cardona: «L’indagato Granara, in epoca già risalente, come i colleghi Trucco e Costanzo ha avuto sentore di essere sottoposto a intercettazioni e tale circostanza ha di fatto impedito la captazione di ulteriori e più significativi elementi, successivamente al maggio-giugno del 2021». Da lì in avanti il comportamento dei docenti finiti nel mirino dei magistrati muta radicalmente, e a certificare il drastico abbassamento di velocità nel tramare sottobanco viene descritto quale emblematico il comportamento di Granara, «prima» che qualcuno li informasse dei rischi giudiziari ai quali si stavano esponendo.
L’accordo fra gli indagati
La pericolosità e potenziale ripetitività delle sue condotte antecedenti la discovery, spiega quindi il pm, «in virtù del legame esistente con i coindagati Trucco, Costanzo e Ferrante, emerge dalla spontaneità con la quale ha messo a disposizione le proprie conoscenze in ambito Anvur (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario, ndr) al direttore del dipartimento e ha fornito il proprio voto a richiesta della professoressa Trucco, a seconda dei desiderata di quest’ultima». Non va poi dimenticato che in precedenza, sebbene con toni oscillanti fra l’ironico e il grottesco, la possibilità d’essere ascoltati era preconizzata da Pasquale Costanzo durante il dialogo con Lara Trucco, a proposito della raccomandazione d’un candidato romano.
La prorettrice è infatti preoccupata che quest’ultimo non la possa aiutare nel lavoro poiché non intende lasciare la capitale. «Gli dobbiamo chiedere se con la famiglia viene a Genova – insiste - perché se fa il furbo, gli facciamo procedimenti disciplinari un giorno sì e l’altro anche». L’auspicio di tutti è che alla fine rinunci, altrimenti sarà necessario tergiversare. «La strategia è quella di prendere tempo – interviene Costanzo -. In ogni caso le cose saranno fatte a regola d’arte, questo lo dico a beneficio del maresciallo che ci intercetta…».
In molteplici occasioni, secondo l’impostazione della Procura, gli indagati hanno inoltre violato regolamenti d’Ateneo e segreto d’ufficio per scoprire in anticipo i nomi e i curricula dei partecipanti e simulato, con accesso abusivo al sistema informatico, i criteri di attribuzione dei punteggi «modificando i valori per i titoli preferenziali, cosicché il candidato prescelto ottenesse quello più alto».
L’inchiesta, ricordiamo, è nata dopo che alla fine del novembre 2020 il Tar aveva trasmesso a palazzo di giustizia gli incartamenti su un paio di concorsi, a proposito dei quali erano giunti ricorsi al tribunale amministrativo.
E soprattutto dopo la denuncia d’una candidata esclusa, Caterina Corrado Oliva dello studio Uckmar, in passato protagonista di altre battaglie che avevano contribuito ad alimentare un fascicolo per certi aspetti analogo aperto a Firenze. Tra i principali componenti del collegio difensivo figurano i legali Nicola Scodnik, Carlo Melzi D’Eril, Maurizio Mascia e Mario David Mascia.