L’Ue concede l’utilizzo di ulteriori 5 mila ettari di terreni a riposo in Friuli Venezia Giulia
UDINE. Servono maggiori quantità di mais, di soia, di girasole. Non tanto per soddisfare le esigenze alimentari dell’uomo, quanto per garantire la sopravvivenza degli animali negli allevamenti, bovini e suini, che garantiscono carne, latte, insaccati e quant’altro.
La guerra in Ucraina, purtroppo, ha avuto un effetto devastante anche per quanto riguarda le importazioni di cereali. Dalla Russia, ormai, sono vietate causa embargo, dall’Ucraina, teatro di conflitto e porti bloccati, è di fatto impossibile comprare.
In aggiunta c’è da considerare che anche diversi Paesi dell’Est Europa, in primis Ungheria e Polonia, hanno proibito per legge esportazioni di mais e frumento perchè devono prima garantire il fabbisogno interno.
L’Unione europea, intanto, è venuta incontro alle richieste dei vari Paesi e ha dato un via libera importante per contenere gli effetti della grave crisi internazionale in corso.
L’Ue, infatti, in conseguenza di un conflitto che ha provocato un aumento dei prezzi delle materie prime e difficoltà di approvvigionamento di alimenti e mangimi, ha permesso agli Stati membri di derogare ad alcune delle norme sui pagamenti diretti agli agricoltori nell’ambito della Politica agricola comune, consentendo di coltivare, per il solo 2022, i terreni lasciati a riposo, ossia quelle superfici che avrebbero dovuto essere ritirate dalla produzione agricola per un periodo minimo continuativo di sei mesi a partire dal primo gennaio e fino al 30 giugno. Per essere operative le deroghe dovevano essere adottate dagli Stati membri e notificate alla Commissione Ue.
Un passaggio che l’Italia ha concretizzato via decreto ministeriale alcuni giorni fa, in modo da consentire agli agricoltori di poter utilizzare immediatamente i terreni a riposo per fini produttivi, impiegandoli per il pascolo, la fienagione o la normale coltivazione di colture a semina primaverile o estiva.
La novità di fatto permette di recuperare alla coltivazione in Italia una superficie di circa 200mila ettari di terreno per una produzione aggiuntiva di mais, soia, girasole.
Quanto al Friuli Venezia Giulia, è la stima della Coldiretti, la superficie interessata si aggira attorno ai 5 mila ettari, principalmente in pianura.
I terreni a riposo in applicazione della deroga potranno essere lavorati e seminati prima del 30 giugno 2022.
Il provvedimento è stato accolto favorevolmente anche dalle altre associazioni di settore, seppure con differenti sfumature e qualche perplessità per la tempistica.
«La norma in questione è positiva, ma poco tempestiva (in regione, la maggior parte delle semine del mais, a esempio, si sono già concluse) e anche di difficile interpretazione per capire nel dettaglio quali sono i terreni che si possono rimettere nel ciclo produttivo e quelli che debbono starne fuori - commenta il presidente di Confagricoltura Fvg Philip Thurn Valsassina - . Avere la possibilità di coltivare o seminare, poi, non significa affatto farlo in pratica.
Un agricoltore prima di lavorare e seminare la propria terra, deve fare i conti con gli elevati costi dell’energia, delle sementi, dei fertilizzanti e farsi la classica domanda: mi conviene? Stimo, perciò, che questa opportunità, in regione, possa essere accolta favorevolmente da un numero ristretto di aziende e di terreni, 500, forse 1000 ettari al massimo».
«I nostri agricoltori, nei mesi scorsi, hanno vissuto già lo stimolo a seminare grazie all’elevato livello della domanda e all’aspettativa di prezzi di vendita, di cereali e proteoleaginose, in crescita - spiega Venanzio Francescutti presidente di Fedagripesca Fvg - . A questo punto, ritengo ci siano pochi spazi per crescere, su terreni marginali o poco produttivi (probabilmente non irrigui) che potrebbero essere interessati alla nuova opportunità che arriva anche, stagionalmente, un po’ tardi.
Inoltre, seminare in questo momento significa essere certi di lavorare con costi elevati di sementi, fertilizzanti, carburanti, energia, acqua (che non c’è), ma non essere altrettanto certi di poter ottenere, al raccolto, prezzi di vendita remunerativi». «Questo provvedimento va nella direzione auspicata dalla Cia-Agricoltori italiani fin dall’inizio dell’emergenza - osserva il presidente Franco Clementin - . Gli imprenditori agricoli sono nati per coltivare e sfamare le persone.
È quello che sappiamo fare e che dobbiamo essere messi in condizione di continuare a fare. Perciò ritengo che ci sarà una positiva adesione degli agricoltori regionali a questa opportunità anche nel contesto dei costi di produzione-prezzi di vendita di questi e dei prossimi mesi».