Con delle tecniche di “phishing” rubavano da computer e cellulari le password per prelevare i soldi dai conti correnti. Il capo era un ragazzo padovano di 26 anni che individuava i profili “aggredibili” e poi ordinava agli altri come colpirli
PADOVA. «Hai un’importante notifica su una violazione, accedi». Il raggiro in cui sono caduti almeno una trentina di ignari cittadini di tutta Italia, inizia con un messaggio sul cellulare di questo tipo e con un link che porta a un sito creato ad arte dai truffatori. Sito in cui si chiede di inserire le proprie credenziali che vengono così sottratte con l’obiettivo di prelevare i soldi dal conto corrente dei malcapitati.
Sei misure cautelari
Le indagini della Squadra Mobile coordinate dalla Procura di Padova hanno portato a sei misure cautelari nei confronti di altrettanti soggetti. Jacopo Bonollo, 25 anni, residente a Padova, è stato individuato dagli investigatori come promotore e organizzatore del sodalizio criminale, ed è finito in carcere. Con lui anche Bruno Zoja, 50 anni, di Vicenza. Agli arresti domiciliari Andrea Torresin, 49 anni, di Abano Terme, Andrea Benfatto, 39 anni, di Stra, Umberto Bedin, 44 anni, di Campodarsego. Obbligo di dimora per Luisa Fasolato, 43 anni, di Abano Terme; dovranno rispondere a vario titolo del reato di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di truffe aggravate mediante indebito utilizzo e falsificazione di strumenti di pagamento online.
L’operazione “Jacking”
I sei, insieme ad altre due persone padovane denunciate a piede libero, compivano secondo l’accusa frodi ai danni di persone residenti in tutta Italia. A queste venivano sottratti i dati relativi a carte di credito e di pagamento, per poi effettuare operazioni di ricarica o di recupero del contante tramite Pos e Atm, acquisti di beni e servizi (telefoni di ultima generazione o gratta e vinci da reinvestire in bitcoin), compra-vendita di droga.
L’indagine inizia a gennaio 2020, quando il titolare cinese di un ristorante di Mortise sporge denuncia. La polizia si era presentata nel suo locale allo scopo di acquisire informazioni relative ad alcuni tentativi di prelievo/pagamento Pos effettuati con l’utilizzo di una carta di pagamento clonata, oggetto di denuncia da parte di una delle vittime, residente a Forlì. Il titolare del ristorante ha subito fornito la descrizione di chi aveva utilizzato la carta, ma anche informazioni a proposito di comportamenti sospetti. In particolare ha raccontato che uno di quei clienti, presentatosi come “Jack”, aveva una mazzetta di banconote con in mezzo diverse carte di credito. Questi, dopo avergli proposto delle operazioni sospette (pagamenti a mezzo Pos per operazioni inesistenti con restituzione dell’equivalente in denaro decurtato di un compenso percentuale), si era raccomandato di fare attenzione agli «sbirri», altrimenti sarebbe stato peggio per lui.
I poliziotti, risaliti alle utenze e all’auto di tre membri del sodalizio, hanno accertato come tentassero di effettuare delle operazioni con carte poste-pay loro intestate ma che erano state bloccate a causa di transazioni sospette; ad esempio per bonifici disposti mediante app, per i quali però emergevano delle anomalie. Entrati in possesso di alcuni telefoni utilizzati dagli indagati, gli agenti hanno poi individuato la presenza di dati riconducibili a iban intestati a diverse persone con relativi codici e password. In questo modo sono stati ricostruiti episodi criminosi per decine e decine di migliaia di euro.
Da alcune chat è emerso anche il “servizio” di cui si avvaleva l’associazione per inviare i falsi messaggi delle banche, che permettevano di carpire i dati dei conti dei truffati: la disponibilità di liste di numeri di telefono suddivisi per area geografica, età, gusti sessuali, eccetera e la possibilità di inviare migliaia di messaggi con intestazione prescelta.
Infine alcune immagini e contenuti delle chat hanno portato a galla cessioni di droga come hashish e marijuana per diversi chili e per oltre 10 mila euro.-
Alice Ferretti
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L’impiegato insospettabile stava a Mortise
Jacopo Bonollo, 26 anni da compiere il prossimo 16 settembre. È lui secondo gli investigatori l’organizzatore e il promotore del sodalizio dedito alle truffe online. È lui che dava indicazioni operative su come poter accedere ai conti degli ignari truffati e utilizzare il denaro ottenuto illecitamente.
Era dotato di competenza tecnica informatica e in grado di individuare i conti correnti corrispondenti ai profili facilmente aggredibili.
Bonollo incaricava gli altri cinque di attivare carte poste-pay su cui sarebbero confluite le ricariche del denaro ottenuto dalle truffe, e poi di provvedere a prelevare il contante da consegnargli, trattenendo una percentuale pari al 10%.
Gli esecutori materiali si prestavano quindi ad andare in varie tabaccherie con i codici che venivano forniti loro e a ricaricare carte intestate a soggetti ignoti. Oppure a ritirare, dietro un compenso di 50 o 100 euro, pacchi indirizzati a nominativi vari, contenenti smartphone nuovi acquistati su siti di e-commerce utilizzando i dati delle carte di credito clonate. A lui è stato sequestrato il computer, documentazione varia e migliaia di euro in contanti. Inoltre dall’analisi del telefono e delle chat, ritengono gli inquirenti, sarebbe emerso come fosse anche dedito al traffico di hashish e marijuana.
Jacopo Bonollo, che fino a poco tempo fa abitava con la famiglia in un appartamento di via Ragazzi del 99 a Mortise, è la prima volta che finisce in un guaio così grosso. Il fratello Alessandro è provato dall’accaduto: «Jacopo è un ragazzo come tanti, non un nerd attaccato al computer. Ha lavorato come impiegato in diverse aziende, è preparato. Mi spiace per questa brutta situazione che ora dovrà affrontare».
Una coppia, un addetto alla compravendita di auto e un ex calciatore. Questi i profili dei membri che, nel Padovano, hanno animato l’associazione a delinquere finita nel mirino della Procura.
Se la mente del sodalizio era il giovane impiegato di Mortise, gli altri padovani che sono stati arrestati – lo spiega bene l’ordinanza che ha motivato i provvedimenti – si sono dimostrati proni a ogni esigenza di Bonollo, in ogni settore e in ogni tipo di illecito. Insomma, senza paura di sporcarsi le mani e con piena sudditanza nei confronti della mente del gruppo.-
Alice Ferretti
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La coppia, il venditore d’auto e il calciatore
Andrea Torresin e Luisa Fasolato, rispettivamente 49 e 43 anni ed entrambi di Abano Terme, sono una coppia dichiarata: lo confermano le tante foto che i due condividono su Facebook, con abbondanza di cuoricini e di plateali segni d’affetto. Non sono molto conosciuti nella cittadina. Torresin vanta alcuni precedenti, soprattutto in fatto di droga, mentre la Fasolato risulta incensurata. La donna, tra gli arrestati, è quella che si è ritagliata il ruolo minore, ma di certo non si è rivelata inconsapevole dei misfatti messi in atto dalla banda. La coppia, in particolare, pare essersi distinta a livello operativo, anche nelle mansioni più umili come il recupero e la consegna dei pacchi acquistati in rete.
Anche Andrea Benfatto vanta alcuni precedenti: ha vissuto per molti anni a Carpane di Vigonza e si è trasferito solo da poco a Stra. Impegnato ultimamente nel ramo della compravendita di auto, il 39enne è il classico “ragazzo di paese” benvoluto nonostante qualche strada che l’ha portato a cacciarsi in più di qualche guaio. Da una decina d’anni, in ogni caso, pareva essersi messo al sicuro da problemi con la giustizia: l’arresto di ieri ha dunque sorpreso compaesani e amici.
Umberto Bedin, 44 anni di Campodarsego, è stato un talento del calcio locale, militando anche in categorie importanti. Un uomo da spogliatoio, si legge nelle cronache sportive che l’hanno riguardato.
Pure per lui i problemi di droga hanno minato sia il percorso sportivo che umano. Solo l’anno scorso era stato arrestato perché trovato a spacciare utilizzando un modo piuttosto originale: Bedin si spostava con la droga grazie ai mezzi di una cooperativa di radiotaxi, ed è lì che in un’occasione è stato fermato e trovato con un etto di cocaina. —
Giusy Andreoli e Nicola Cesaro
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