La serie tv Heartstopper di Netflix ha un unico grande difetto: non è stata rilasciata prima. Non ci riferiamo solo al desiderio di tutti gli spettatori che durante l’adolescenza avrebbero voluto vedere una storia simile, quanto al fatto che di recente sono usciti, tra molti altri titoli, due show televisivi: Love, Victor, a partire dal 2020, e Young Royals, dal 2021, che hanno anticipato molti dei temi trattati da Heartstopper e il modo in cui sono stati messi in scena.

Non è azzardato dire che nelle ultime stagioni abbiamo assistito a un boom di serie e film LGTB+ creati per un pubblico più mainstream e giovanile. Un fenomeno che qualche anno fa avremmo considerato un’utopia. Possiamo far risalire l'inizio di questa tendenza a Tuo, Simon del 2018, il primo film prodotto da un grande studio di Hollywood, all'epoca Fox, rivolto in parte a un pubblico adolescenziale con un protagonista gay della stessa fascia d’età.

Il fatto che negli ultimi anni abbiamo visto così tante fiction simili ci aiuta anche a capire cosa può essere migliorato. In primo luogo, c'è bisogno di una maggiore diversità in modo da non dovere seguire solo storie in cui i protagonisti siano ragazzi gay e, soprattutto, vanno aggiornati alcuni cliché sulle identità, le relazioni e i modi di essere e sentire che finiscono per soffocare la libertà richiesta da queste storie e, in generale, dal collettivo LGTB+. Heartstopper ha il merito di essere, forse, la migliore tra le serie menzionate perché è un progetto attento e confidenziale, un adattamento solido che offre un’importante lezione di intelligenza emotiva.

Va precisato che Heartstopper, anche se è appena uscito su Netflix, esisteva già in formato letterario. Le graphic novel dell'autrice britannica Alice Oseman ispirano da anni dibattiti nei circoli LGBT+, e si uniscono a libri e saghe i cui adattamenti hanno portato negli ultimi tempi molta fortuna a produttori e piattaforme di contenuti video. Le critiche, naturalmente, non sono mancate. Perché ci sono così tanti adulti, a volte non-LGBT+, tra gli autori che scrivono per gli adolescenti?

La spiegazione deriva dalla necessità sentita da molti scrittori di riappropriarsi della propria adolescenza rubata. Il caso di Alice Oseman, che si definisce asessuale e aromantica, non appartiene a questa casistica: a 17 anni ha scritto Solitaire, il primo romanzo ambientato nell'universo Heartstopper, vagamente basato sulle sue stesse esperienze, e a 20 anni ha ottenuto un contratto di pubblicazione da un milione di dollari con un grande editore. 

Heartstopper, su Netflix

Di cosa parla esattamente Heartstopper? Sia lo spunto letterario, sia la serie raccontano la storia della tenera amicizia tra Charlie, interpretato da Joe Locke, un adolescente gay vittima di bullismo, e Nick, impersonato da Kit Connor, un ragazzo popolare per essere il miglior giocatore di rugby del liceo. L’attrazione che fin dall'inizio nasce tra loro si evolve gradualmente in amore. Sono pronti a diventare qualcosa di più che semplici amici? Sono in grado di superare ogni paura e di rivelarsi al mondo? L’ambiente che hanno attorno è il più favorevole? L'omofobia che è sempre così presente non renderà loro le cose facili.

Heartstopper è esemplare nell'approccio alla narrativa adolescenziale LGTB+ di cui sopra abbiamo accennato: i conflitti che le persone LGTB+ di solito affrontano nella loro adolescenza, dall’accettazione personale alla paura di esporsi, vengono combinati a quelli tipici, a volte troppo, della narrativa adolescenziale: la gerarchia del liceo, il bisogno di essere accettati da un gruppo e la necessità di trovare spazi sicuri. L'adattamento di Alice Oseman delle sue stesse graphic novel, con Euros Lyn alla regia, si distingue per la cura nello sviluppare il primo genere di problematiche.

La giovane autrice ritrae senza sconti la violenza profonda subita dagli adolescenti LGBT+ e, tuttavia, produce una serie dai toni dolci e accattivanti. Il suo lavoro di scrittura, per la capacità di rappresentare lo sforzo fatto dai personaggi di esistere con i propri desideri, meriterebbe di essere insegnato sia nelle scuole superiori, sia dagli studiosi di psicologia affermativa attenti a offrire gli strumenti utili a riconoscere la nostra identità affettiva e sessuale. Charlie soffre di un grande senso di impotenza nei confronti di una realtà che lo ha abituato al bullismo e al rifiuto, tanto da accontentarsi sempre delle briciole. Nick, invece, attraversa una fase caratteristica di valutazione tra crescita e sacrificio: si rende conto che accettare e manifestare sé stesso dichiarando di non essere etero cambierà la vita che ha immaginato.

Heartstopper ha il pregio di accendere i riflettori e rivelare altri modi di essere e di sentire: Elle è una giovane ragazza trans che finalmente vive senza guardarsi alle spalle; Tao mostra che non esiste un solo referente maschile eterosessuale; Tara e Darcy sperimentano il decalogo del pregiudizio contro le donne lesbiche... Tutto questo avrebbe un impatto ancora più forte e fecondo se Heartstopper non si aggrappasse così consapevolmente alle convenzioni di genere e a quella classica dualità con cui viene rappresentata la mascolinità LGTB+: il ragazzo sensibile e asociale che subisce il bullismo e quello in apparenza eterosessuale che si legittima attraverso lo sport.